L a struttura ospedaliera è sempre più una realtà di sofisticata tecnologia, in profonda evoluzione e gestita da personale al quale è richiesto un alto livello di preparazione, con l’obiettivo ultimo di garantire sicurezza ed elevata qualità dei servizi.
L’e-Health sfrutta, infatti, le più avanzate tecnologie dell’Ict che poggiano su infrastrutture di connessione a “banda larga” in grado di gestire grandi quantità di dati, con vantaggi innegabili sia in termini di aumento della produttività che in termini di miglioramento della qualità delle prestazioni e dell’ottimizzazione dei servizi.
È un fatto ormai riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale che nei prossimi anni l’evoluzione e lo sviluppo della “sanità elettronica”, sarà sempre più predominante e destinata a rapida crescita, in tutti i sistemi sanitari nazionali.
In questo complesso contesto di passaggio, il settore si trova quindi di fronte alla sfida di coniugare eccellenza e costi contenuti, operazione che di fatto si traduce nella necessità di ottimizzare al meglio risorse umane e tecnologiche.
A fronte del profondo cambiamento sociale che interessa soprattutto i paesi sviluppati, che assistono al costante aumento dell’invecchiamento della popolazione e delle patologie ad esso correlate, la sanità deve essere in grado di fornire nuovi servizi, come ad esempio garantire la continuità assistenziale a domicilio allo scopo di ridurre i costi di degenza ove non strettamente necessaria.
Il progresso medico e scientifico nella cura degli anziani è infatti uno dei fattori, assieme al miglioramento della qualità della vita, che sta determinando questa evoluzione.
Da qui l’esigenza di far venire meno la centralità della struttura ospedaliera a favore del territorio, cambiamento necessario in cui a giocare un ruolo di primario ordine sono le nuove tecnologie.
I tagli sempre più pesanti alla sanità introdotti dalla Spending Review, che prevedono una riduzione di 30 miliardi in cinque anni e 18.000 posti letto in meno a partire dal 2014, hanno determinato una sensibile contrazione delle politiche di investimento a favore di queste nuove opportunità che l’OMS ha definito con il termine di “Telemedicina”, oggi in grado di sostituire in buona parte i servizi di cura prestati dalle strutture ospedaliere con conseguente riduzione dei costi, a vantaggio della comunità e del paziente.
Secondo un studio condotto nel Regno Unito, lo Stato può risparmiare circa l’8% sugli esborsi che tradizionalmente comportano il trattamento effettuato presso la struttura, senza aggravio alcuno per il paziente. Ulteriori dati interessanti della stessa analisi fanno riferimento a una riduzione delle emergenze del 15% e a una flessione del tasso di mortalità del 45%, proprio grazie alla possibilità di controllo dello stato di salute dei pazienti in tempo reale da remoto.
Tali tendenze possono contribuire in modo sostanziale a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e consentire la fruibilità di cure, servizi di diagnosi e consulenza medica a distanza, nonché il costante monitoraggio di parametri vitali, al fine di ridurre il rischio d’insorgenza di complicazioni dei soggetti a rischio o affetti da patologie croniche. Il fatto di poter gestire i dati in forma informatica, ha inoltre il vantaggio di ridurre sensibilmente la percentuale di errore di quello che viene chiamato “rischio clinico”, riscontrabile quando l’interpretazione della grafica o la mancata trascrizione di qualche informazione, può dar luogo a una diversa interpretazione della problematica con conseguente ripercussione su diagnosi e cura.
Il mondo della sanità deve saper cogliere le opportunità messe a disposizione dai nuovi servizi per i pazienti, ottimizzando i costi e garantendo la sicurezza dei dati. La collaborazione tra uomo e tecnologia come fattore di successo