Un quinto delle aziende mette a rischio i dati dei clienti fornendoli ai propri outsourcer senza adottare misure di protezione. A dirlo è uno studio commissionato da Compuware Corporation e condotto dall’istituto di ricerca indipendente Vanson Bourne, che ha coinvolto 520 CIO di grandi aziende, operanti in diversi mercati verticali in Italia, Australia, Benelux, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti. L’obiettivo è quello di comprendere la visione e le pratiche adottate dai responsabili It nell’utilizzo dei dati dei clienti per lo sviluppo e il mantenimento delle applicazioni mainframe in outsourcing.
In particolare l’indagine ha rilevato come per l’82% delle società che mascherano i dati dei clienti prima di fornirli esternamente reputi questo processo difficoltoso. In Italia la questione è particolarmente sentita ed è stata segnalata dal 100% dei Cio. A ciò va aggiunto il fatto che il 30% delle aziende nel mondo, il 43 per cento nel nostro Paese, scelga di non fornire del tutto i dati dei clienti agli outsourcer.
“Fornire a terzi parti dati dei clienti non protetti, – sottolinea Véronique Dufour, Regional Director for SEMEA di Compuware – non solo aumenta le possibilità che questi siano utilizzati in modo improprio o rubati, ma mette a rischio anche l’azienda dal punto di vista della inosservanza delle norme di protezione dei dati. In caso di violazione, entrambi questi aspetti possono ripercuotersi negativamente sui ricavi e sulla reputazione dell’azienda“.