Secondo lo studio “Digital Identities and the Open Business” di CA Technologies e condotto da Quocirca su un campione di 337 manager informatici sul territorio europeo, l‘Italia è uno dei paesi con la richiesta più alta di sistemi di sicurezza avanzati di Identity & Access Management.
Utile a stabilire un canale d’interazione aperto fra azienda e utilizzatori, la tecnologia di sicurezza avanzata registra la più alta richiesta da parte delle aziende italiane. I tradizionali sistema IAM on premise vengono sempre più spesso affiancati dal modello as a service: il 17 % delle organizzazioni italiane utilizza, infatti, uno IAM puro on-premise, il 28% si affida a un servizio on-demand e il 31% a una soluzione ibrida costituita da un mix di on-premise e on-demand. La diffusione del modello IAM as a service è incentivata da un minor costo richiesto per la gestione, l’implementazione e l’esercizio, ma anche per il potenziale incremento della produttività dei dipendenti. Stando a quanto emerso dalla ricerca, il 76% delle imprese italiane utilizza sistemi IAM, contro una media europea del 70%. Tuttavia, sembra che il 25 per cento delle aziende italiane non disponga di alcun sistema IAM, la cui mancanza rende difficile garantire lo stesso tenore di interazioni dirette fra l’azienda e gli utenti offerte dai concorrenti. “Questo studio sottolinea la crescente rilevanza in Italia di un modello IAM avanzato, che facilita interazioni dirette fra azienda e utenti”, ha dichiarato Paul Ferron, director EMEA of security solutions di CA Technologies. “Riuscire ad autenticare e riconoscere gli utenti è sempre più importante perché le imprese tendono a comunicare e operare on-line, ad adottare servizi cloud e a servirsi di social media per identificare i propri interlocutori. Con il passar del tempo, la capacità di gestire le identità digitali stimolerà la crescita dei ricavi e incrementerà la produttività. È chiaro che la gestione delle identità e degli accessi non è più una mera questione di sicurezza informatica, ma sta diventando a tutti gli effetti un acceleratore di crescita per le imprese italiane”.
L’indagine ha, inoltre, rivelato che per il 72% delle imprese italiane, le principali motivazioni di aprire le applicazioni aziendali agli utenti esterni sono legate alla possibilità di interagire direttamente con i clienti. I sistemi IAM all’avanguardia permettono infatti agli utenti di accedere agevolmente alle risorse di cui necessitano, offrendo alle imprese la possibilità di trattare direttamente con un ampio raggio di interlocutori. Circa il 75 per cento dei manager italiani intervistati ha indicato come “molto” o “piuttosto” importante il ruolo dello IAM per consentire la gestione e l’applicazione delle policy d’accesso, mentre il 72 per cento sostiene che lo IAM sia “molto” o “piuttosto” importante per l’accesso a SaaS e ad altre risorse cloud. L’86 per cento degli intervistati ha inoltre sottolineato come “vero” o “abbastanza vero” il bisogno di un chiaro riconoscimento dell‘identità digitale di un cliente prima dell’avvio di qualsiasi transazione commerciale.
Le soluzioni IAM evolute consentono infatti di controllare tramite un’unica identità gli accessi ad applicazioni basate su cloud e on premise. Secondo la ricerca, il 69 per cento degli itnerrogati è convinto che un servizio basato su cloud abbatta i costi d’esercizio, il 46% pensa che faciliti l’integrazione di utenti esterni e il 38% ritiene che lo IAMaaS semplifichi la creazione di nuovi processi di business. Il modello ibrido, adottato dal 31% delle aziende italiane, rappresenta un’alternativa molto apprezzata — con la percentuale più alta fra tutti i Paesi europei, ben 10% al di sopra della media europea. Tale modello, che combina la modalità on premise con quella on demand, offre alle imprese la flessibilità necessaria per continuare a utilizzare i sistemi IAM e le directory già esistenti, integrando inoltre le tipiche funzionalità evolute di un sistema IAMaaS. A ciò va aggiunto il fatto che i sistemi IAMaaS sono già integrati con numerose applicazioni cloud quali Google Apps, Office 365 e WebEx. Evitando la lentezza e il costo del lavoro di configurazione, i soggetti aziendali potranno aggiungere in modo rapido e agevole lo IAMaaS alle implementazioni IAM on-premise già esistenti.
Tuttavia, dall’indagine emerge una crepa fra il business e l’IT rigurado la valutazione del valore offerto dai sistemi di gestione delle identità e degli accessi. Sebbene questi ultimi offrano numerosi vantaggi potenziali per il business (come la maggiore capacità di attirare nuovi clienti, l’incremento del giro d’affari con i clienti esistenti e lo snellimento dei processi aziendali), in Italia le organizzazioni IT sembrano ‘pubblicizzare’ poco tali benefici a favore del business. I soggetti intervistati nel corso di questa indagine si sono focalizzati principalmente sui vantaggi informatici dello IAM: l’87% considera “vera” o “abbastanza vera” la necessità di un sistema IAM efficace per conseguire gli obiettivi di sicurezza informatica quali il provisioning e de-provisioning rapido di tutte le tipologie di utenti. In contrasto, il 39% ha indicato come “verissima” o “abbastanza vera” l’affermazione secondo cui “il management dell’azienda non mostra interesse per i nostri sistemi IAM”. Appare quindi chiara l’opportunità che la funzione IT si concentri maggiormente sul valore dello IAM dal punto di vista del business per salvaguardare gli investimenti futuri dei progetti IAM.
“Per le aziende italiane il problema non è tanto chiedersi se esista o meno la necessità di adottare sistemi IAM, quanto invece per quanto tempo sia possibile farne senza”, ha dichiarato Bob Tarzey, analyst e director di Quocirca. “Questo studio europeo ha dimostrato che lo IAM — sotto forma di implementazione on premise, ‘in the cloud’ o ibrida — permette un utilizzo federativo di fonti identitarie diverse, offrendo un giusto compromesso fra l’apertura delle applicazioni verso utenti mobili ed esterni, e una protezione sufficiente per applicazioni e dati”.