L’invasione dell’Ucraina da parte russa dimostra che la guerra oggi ha molte sfaccettature e si combatte su più fronti, tra cui quello IT. I cyberattacchi sono da tempo una minaccia costante per gli Stati, le aziende e i consumatori di tecnologia, ma il conflitto in corso presenta al mondo probabilmente la più grave minaccia informatica che abbia mai dovuto affrontare. Poiché la guerra informatica – cyberwarfare – è uno strumento di punta dell’arsenale militare globale, ogni organizzazione, pubblica e privata, deve muoversi rapidamente rafforzando la sicurezza delle infrastrutture IT per prevenire potenziali interruzioni o danni, anche catastrofici. E questo indipendentemente dalla collocazione sullo scacchiere geopolitico. Secondo una survey condotta ad aprile da IDC su un campione di CISO europei, gli effetti sulle organizzazioni aziendali della guerra in corso non si sono fatti attendere: il 20% degli intervistati ha infatti evidenziato un aumento degli incidenti di sicurezza IT come probabile conseguenza proprio del conflitto.
Il 35% dei CISO europei intervistati da IDC ha poi affermato che la guerra ha causato un cambiamento nelle strategie aziendali di sicurezza e privacy, e quasi l’80% ha ammesso che le loro organizzazioni avrebbero bisogno di una maggiore resilienza informatica.
Anche i principali fornitori di sicurezza segnalano un aumento delle attività e un incremento della domanda di soluzioni per il rilevamento avanzato delle minacce e l’analisi e risposta agli incidenti.
La resilienza informatica, in uno scenario come l’attuale, diventa la più alta priorità per Stati e imprese. IDC prevede una situazione simile a quella del primo anno della pandemia: anche se la spesa IT si è complessivamente contratta, la sicurezza è stata l’area in cui le aziende si sono sentite obbligate a mantenere o addirittura aumentare gli investimenti in risposta all’aumento percepito del rischio.
“Così come la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, il Web sta diventando la continuazione della guerra con altri meccanismi: non ci riferiamo soltanto agli attacchi cyber alle infrastrutture critiche di una organizzazione o di una nazione, ma anche al confronto tra narrative conflittuali per raccontare le realtà e influenzare l’opinione pubblica”, sottolinea Giancarlo Vercellino, associate director research & consulting di IDC Italia. “Le vicende di questi ultimi mesi mettono in evidenza come esista una dimensione etica della comunicazione che prescinde i mezzi impiegati per comunicare, ma coinvolge in prima persona tutti coloro che gestiscono la sicurezza delle nostre infrastrutture digitali”.
Gli effetti della guerra informatica sulle strategie di sicurezza delle imprese italiane sarà uno degli argomenti al centro dell’IDC Security Forum 2022, l’annuale appuntamento di IDC con la community dei technology vendor e dei security leader aziendali in programma in presenza (all’Hotel Melià di Milano) e in diretta streaming il prossimo 9 giugno. Con la partecipazione di analisti IDC, di esperti del settore e ospiti che porteranno la loro esperienza, l’evento costituirà l’occasione per i CISO, i CIO e i dipartimenti di IT security aziendali per confrontarsi sulle direzioni della moderna gestione del rischio e della sicurezza informatica.
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