Secondo Antonio Grasso, Fondatore e CEO di Digital Business Innovation Srl, nel 2019 le applicazioni degli smart contract promosse dalla blockchain aumenteranno.
Fino a oggi, gran parte dell’aspettativa legata alla blockchain si è limitata all’aumento o alla diminuzione del valore del Bitcoin. Tuttavia, nel 2019 la tecnologia è destinata a svilupparsi oltre le ICO e le criptovalute per iniziare a generare un valore commerciale reale sotto forma di smart contract.
Nei prossimi 12 mesi, grazie agli smart contract non ci sarà più la necessità di intermediari e delle relative commissioni, e le transazioni giornaliere si svolgeranno senza alcuna difficoltà. Questi “contratti intelligenti” introducono un nuovo livello nella logica del business consentendo alle aziende di sfruttare appieno la blockchain per migliorare i flussi di lavoro e l’adempimento dei processi. Questa tecnologia potrebbe quindi essere applicata ai processi di ordine, fatturazione, pagamento – ogni transazione che implichi persone e dati. Nel 2019 le normative e la sicurezza alla base di questi smart contract aumenteranno notevolmente e si diffonderà molto anche il loro utilizzo.
Di conseguenza, sempre più aziende diventeranno organizzazioni autonome decentralizzate (DAO), basate su un modello che mira alla completa trasparenza finanziaria. La DAO è essenzialmente un’organizzazione le cui procedure operative e protocolli sono applicati automaticamente in quanto codificati in un software.
Sfruttando lo stesso principio organizzativo che regola il Bitcoin blockchain network, le DAO funzioneranno pre-programmando regole complesse che definiranno la gestione dell’azienda, per esempio quando e quanto stanziare per un progetto. Oggi, queste imprese sono poche e lontane ma nel 2019 il processo di cambiamento si è ormai attivato.”
A sua volta, Quentyn Taylor, Director of Information Security, Canon Europa, si dice convinto che la blockchain raggiungerà l’apice dell’aspettativa.
Nel 2019, la blockchain sarà proposta come soluzione per qualsiasi cosa, dal registro catastale alla regolazione delle lampadine. Ovviamente tutto questo non sarà sempre applicabile, tuttavia comparirà un numero sempre maggiore di ottimi casi d’uso di questa nuova tecnologia. Si vedranno sempre più di frequente grandi aziende capaci di sfruttare questa soluzione per chiudere contratti senza avvocati, semplificare la gestione dei registri e i pagamenti internazionali.
Mentre l’onnipresenza della blockchain, predetta da molti durante il picco del Bitcoin, non si verificherà, il ruolo di questa tecnologia diventerà sempre più chiaro. Ma il 2019 potrebbe rappresentare un doloroso periodo d’attesa per gli investitori, che assisteranno all’utilizzo di questa tecnologia in moltissimi contesti differenti, sia essa la soluzione corretta o meno.
Uno dei suoi utilizzi più interessanti, nell’anno passato, è stato quello di Porsche. In collaborazione con la start-up berlinese XAIN, l’azienda è diventata la prima casa automobilistica a implementare e collaudare positivamente la blockchain in un’automobile. Si è assistito così all’introduzione questa tecnologia per impieghi come la chiusura e l’apertura di un veicolo tramite app, autorizzazioni di accesso temporanee e nuovi modelli di business basati sulla registrazione di dati criptati.
In un’industria che è stata ampiamente segnata da modelli proprietari decentralizzati, la tecnologia consente di assegnare accessi temporanei ai veicoli autorizzazioni in modo più sicuro ed efficiente. In questo caso la blockchain rende evidente un grande momento di rottura e innovazione, senza esserne la causa in se stessa, e questo è qualcosa che dovremmo accettare nel 2019 poiché le aziende inizieranno a guardare con occhio attento questa tecnologia, superando l’euforia iniziale.
Per Fabio Moioli, Head of Consulting & Services, Microsoft Italia, l’AI diventerà un nuovo strumento aziendale, ma dovremmo imparare dagli errori del passato.
Nello specifico, l’AI diventerà una nuova utility aziendale e sembrerà presto impossibile a qualsiasi azienda farne a meno. Fino a ora l’AI ha vissuto principalmente nel cloud, a causa della quantità di spazio richiesto in termini di archiviazione dati, ma questo cambierà presto. Nel 2019, questa Intelligence e nuova competenza aziendale sarà disponibile con l’innovazione tecnologica, all’interno di dispositivi, diminuendo le latenze di risposta associate all’uso del cloud. Questo avrà un forte impatto sul fronte delle reti distribuite e renderà l’AI diffusa quanto smartphone e email.
Tuttavia, quando la promessa dell’AI inizierà a diventare realtà, sarà importante imparare dal passato invece che riprodurlo, evitando gli errori e i disagi causati in precedenza. Al momento l’industria tecnologica sta procedendo alla diversificazione e, sebbene ci sia ancora molta strada da fare, mentre demandiamo all’AI diversi processi decisionali è essenziale non permetterle di replicare il passato ma insegnarle ad accogliere il cambiamento e la rapida evoluzione della cultura aziendale in cui lavoriamo e viviamo.
Tocca, invece, a Patrick Bischoff, Senior Manager Strategy, Canon Europa, parlare di Intelligent cloud computing nell’intelligent edge.
Il cloud e l’edge computing non sono il futuro ma il nostro presente, si dice convinto il manager. Il futuro sarà rappresentato dell’intelligent edge e il cloud intelligente. In altre parole l’AI è ormai a portata di mano.
L’Internet of things interconnesso, con i suoi sensori smart e dispositivi connessi, sta trasformando uffici, fabbriche, città e case. Contemporaneamente, il cloud ibrido si sta evolvendo dall’essere l’integrazione di un data center con cloud pubblico, al diventare unità di calcolo disponibile persino nel più remoto angolo del mondo, lavorando in collaborazione con cloud pubblico.
Alimentata dall’AI, la convergenza di questi due trend è destinata a rivoluzionare il 2019 e inaugurare una nuova era del cloud intelligente e dell’intelligent edge.
Il cloud intelligente e l’intelligent edge consentono di fornire un impulso d’innovazione e sviluppo a istituzioni fondamentali come scuole e ospedali, gestire risorse limitate come energia, cibo e acqua e creare dispositivi in grado di migliorare la qualità della vita di persone disabili o malate collegandole con i loro cari.
Per Wilko Wolters, Co-founder, d2twelve Strategy Consultants, il cambiamento dei servizi e la crescita del potere operativo.
Le aziende sono abituate a seguire modelli ‘as-a-service’, offrendo qualsiasi servizio, dal software all’infrastruttura, secondo schemi precisi. Negli ultimi anni tali schemi hanno cambiato anche le modalità di servizio rivolto ai consumatori, strutturando formule di iscrizione (Subscription) che hanno cambiano le modalità di fruizione dei media e persino di scelta delle proprie vacanze.
Quest’anno il proliferare di un’economia condotta dall’IoT inizierà a rinnovare persino le industrie più tradizionali con dei modelli di proprietà decentralizzata come è stato per l’industria automobilistica. Questo avrà un notevole impatto sulla maniera in cui noi, come consumatori, ci leghiamo ai brand. I produttori piano piano saranno sempre meno distinguibili gli uni dagli altri. Al contrario, punti di differenziazione verranno introdotti dagli operatori e dai servizi proposti. Gli operatori delle reti mobili giocano un ruolo importante in questo campo in quanto le reti 4G e 5G rendono gli oggetti “smart” più intelligenti. I servizi diventano accessibili da qualsiasi dispositivo si stia usando, sia questo un telefono, un frigorifero o un’automobile.
L’effetto a catena è imponente in questo caso. Non appena questi modelli raggiungeranno l’utilizzo di massa e le aziende forniranno in modalità nativa i loro servizi su piattaforme completamente diverse, inizieremo a vedere il loro impatto su pubblicità e vendita al dettaglio.”
Infine, ancora per Quentyn Taylor, Canon Europe, un nuovo panorama di sicurezza e attacchi agli endpoint vulnerabili si staglia all’orizzonte.
Per gli specialisti della sicurezza, gli sviluppi della ‘connected economy‘ rappresentano uno scenario completamente nuovo e tutto da esplorare. Mentre hacker e cyber-criminali indagano le opportunità che la connettività, ormai onnipresente, può offrire loro, le aziende che operano nell’industria e nei servizi interconnessi sono sempre di più. Diventa naturale chiedersi: a quale rete dovrebbe appoggiarsi il business dei dispositivi IoT? A quali informazioni personali deve necessariamente avere accesso questo dispositivo? Quali controlli si dovrebbero attuare? Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere?
In tutti quegli uffici o ambienti lavorativi in cui saranno installati dispositivi connessi, senza precisi controlli di sicurezza, i dispositivi non tradizionali saranno violati con sempre maggiore frequenza. Frigoriferi intelligenti, stampanti e automobili connessi all’IoT rappresentano facili prede per gli hacker, a meno che non siano inseriti in una accurata rete di protocolli di sicurezza.
Con il graduale diffondersi di questi dispositivi negli uffici di tutta Europa, almeno un’importante azienda cadrà vittima della nuova generazione di hacker, sempre in cerca di nuovi punti deboli nella rete.
Come si dice ‘La forza di una catena si misura dal suo anello più debole’ e tutti i firewall del mondo non impediranno un attacco alla infrastruttura aziendale se l’ufficio ha una stampante, un frigo o un termostato non protetti.