Le linee guida sull’acquisizione e il riuso di software sono entrate in vigore nella PA. Le amministrazioni potranno (e dovranno) pubblicare in Developers Italia tutto il software di loro proprietà acquisito negli anni passati e che acquisiranno d’ora in avanti.
Si mette, dunque, fine alla duplicazione della spesa, in quanto la Pubblica Amministrazione dovrà preferibilmente acquisire software open source e rilasciare in open source tutto il software che sviluppa.
La digitalizzazione della PA a un punto di svolta
Con l’introduzione delle linee guida sul riuso, le Pubbliche Amministrazioni dovranno svolgere una valutazione comparativa prima di acquisire software, privilegiando le soluzioni open source disponibili sul catalogo del riuso. In caso contrario, lo sviluppo di nuovo software o l’acquisto di licenze di software proprietario dovranno essere sempre motivati. Inoltre, tutto il software sviluppato per conto della Pubblica Amministrazione dovrà essere reso disponibile con una licenza open source nel catalogo.
In questo modo, il riuso del software metterà fine alla duplicazione della spesa in favore del consolidamento di un numero minore di soluzioni software più mature e più sicure. Non solo.
La competizione tra fornitori si potrà fare sulla capacità di far evolvere il software già esistente invece che sul lock-in, come avviene ora, ovvero spingendo un’amministrazione al rinnovo delle proprie licenze attraverso vincoli tecnologici.
Stando a quanto riferito in un nuovo post di Medium da Alessandro Ranellucci, Responsabile Relazioni con gli Sviluppatori del Team per la Trasformazione Digitale: «Questo consentirà di aprire il mercato a nuove software house, anche di dimensioni più piccole perché potendo visionare il codice sorgente delle soluzioni già in uso potranno beneficiare di una minore asimmetria informativa rispetto alle aziende che abitualmente sono fornitori della Pubblica Amministrazione».