“Posso usare il mio smartphone per accedere alla rete aziendale?” È questa una delle domande che, sempre più spesso, viene rivolta ai responsabili It, soprattutto dai colleghi giovani e che vorrebbero sfruttare i propri dispositivi mobili nella gestione delle attività lavorative. Al di là delle sensazioni, è però interessante comprendere la reale diffusione del fenomeno, ma soprattutto le ragioni della reazione di consenso o di dissenso. Per farlo Dell Kace ha svolto un’indagine a livello mondiale, coinvolgendo 1.500 decision maker di oltre dieci Paesi, 200 dei quali italiani.
Perché no?
Il dato che più stupisce, in questa ricerca, riguarda il fatto che nella maggior parte delle aziende il Byod viene giudicato positivamente, sia sul fronte della produttività sia in riferimento ai vantaggi in termini di gestione dei sistemi. Un aspetto che, quindi, induce i responsabili aziendali a favorirne la diffusione. Un atteggiamento non condiviso dai responsabili delle strutture informatiche e della sicurezza, maggiormente sensibili all’aumento della complessità di gestione dei sistemi e a tematiche quali sicurezza, privacy e conformità normativa.
Proprio la complessità rappresenta il primo scoglio all’integrazione degli apparecchi personali nell’infrastruttura aziendale. Nel tempo, infatti, si sono moltiplicati i sistemi operativi da gestire. Nell’area Mobile rientrano infatti sia i laptop, prevalentemente Windows, sia gli smartphone e i tablet, spesso con sistemi operativi eterogenei. Si passa infatti dai quasi immancabili Apple iOS e Android, al meno diffuso Linux Ubuntu, ma resiste anche una piccola percentuale classificata come “altro”, che contribuisce comunque a complicare la situazione.
Anche in termini di impiego, smartphone e tablet sono diffusi, in tutte le realtà, per accedere alla posta elettronica. Ma sono apprezzate anche le funzioni di Calendar e, seppur in misura minore, i servizi di condivisione dei documenti. A notevole distanza, ma con percentuali non trascurabili, si vanno progressivamente affermando i Social Media a uso interno, i sistemi di Crm e persino gli Erp. Allo stesso tempo, i vantaggi riconosciuti vanno dalla flessibilità alla reattività nel fornire risposte, passando attraverso il miglioramento dei livelli di collaborazione. Un aspetto sottolineato anche da Roger Bjork, direttore dell’Enterprise Mobility Solutions di Dell Software Group: “Gli apparati mobili ed il Byod stanno portando a una trasformazione positiva della cultura aziendale, elevandone le capacità di operare in tempo reale con maggior efficienza, produttività e competitività”.
Eppur ho paura
A fronte di questi vantaggi, comunque riconosciuti, Cio e Cso italiani non nascondono il proprio scetticismo sull’impiego dei device mobili in azienda. Il 65% degli intervistati segnala, infatti, che hanno un effetto negativo sulla necessità di mantenere un rigoroso controllo degli accessi. A questo si aggiunge il fatto che possono causare la perdita di dati importanti o favorire la violazione delle normative in vigore. Colpisce, di contro, il fatto che il furto o lo smarrimento dei dispositivi non vengano percepiti come un problema grave, così come non sembra preoccupare il potenziale sovraccarico del traffico sulle linee. Un fattore, quest’ultimo, erroneamente sottovalutato, soprattutto alla luce del fatto che numerose indagini internazionali lo considerino una sorta di “bomba ad orologeria” a cui fare particolare attenzione.
Quello che più colpisce dall’analisi è però l’assenza di policy. Al punto che meno del 30% delle aziende ha predisposto regole condivise in termini di gestio¬ne e organizzazione.
Allo stesso modo numerose aziende stanno ancora valutando le modalità di assegnazione dei dispositivi, oltre che delle Sim, ai collaboratori, poiché non hanno ben chiare le implicazioni di tipo legale e sindacale, oltre che tecniche ed economiche. In ogni caso un terzo delle aziende intervistate ha scelto di regolamentare questi aspetti entro la fine dell’anno.
Stupisce, però, che questo aspetto non sia assolutamente prioritario. Al punto che, a fronte della domanda “Chi è il responsabile della definizione e dei controlli nel rispetto delle policy?” nel 21% dei casi si fa riferimento alla Direzione Generale o alla Direzione del Personale (14%). Nel 14% dei casi, di contro, la responsabilità spetta alla Direzione Sistemi, così come una percentuale simile delega il compito al Diretto¬re della Sicurezza (13,8%). A quest’ultima figura, secondo un quarto delle aziende spettano, anche le funzioni di controllo. Una simile frammentazione delle risposte è emblematica del fatto che, spesso, le aziende non sappiano ancora come sfruttare i vantaggi e affrontare le problematiche connesse all’impiego dei dispositivi mobili.