Il modello di Public cloud di OVH si è posizionato in vetta nella classifica stilata dalla statunitense Cloud Spectator.
In base ai risultati pubblicati dall’agenzia specializzata nello studio comparativo delle offerte cloud, OVH si posiziona al primo posto in Europa e al secondo in Nord America, superando anche i più importanti player americani.
A dirlo sono i numeri della Top 10 annuale dei provider Public Cloud Infrastructure as a Service pubblicata da Cloud Spectator, attenta a censire le realtà in grado di offrire il miglior rapporto performance/prezzo.
In tal senso, a ogni provider è stato attribuito un punteggio (CloudSpecs Value Score) sulla base di 4 tipologie di server virtuali, performance e stabilità di CPU, spazio di storage e memoria. In questo modo, è stato possibile misurare il reale valore delle istanze per l’utente.
Collocandosi in testa alla classifica europea e al secondo posto in Nord America, il Public Cloud OVH ha avuto la meglio su grandi nomi del Cloud americano quali Rackspace, Google, Microsoft Azure, Digital Ocean e AWS. OVH ha dimostrato così che la sua offerta Public Cloud rappresenta ben più di una semplice alternativa, sia dal punto di vista delle prestazioni, e della loro costanza nel tempo, che delle relative tariffe.
Il segreto di OVH? Un business model rivoluzionario
Il risultato ottimale trova spiegazione nel business model rivoluzionario di OVH, che combina innovazioni tecnologiche come il raffreddamento liquido dei server, che consente al gruppo di eliminare la climatizzazione nei propri datacenter, a una strategia di integrazione verticale, che permette di gestire l’intera catena del valore, dalla progettazione dei datacenter all’assemblaggio dei server, passando per il supporto.
Guida alla scelta del provider IaaS
Convinta che le offerte cloud non siano tutte uguali, l’obiettivo di Cloud Spectator è portare una maggiore trasparenza nel mercato del cloud, per poter guidare le aziende nella scelta del provider IaaS.
Secondo Kenny Li, CEO di Cloud Spectator: «La classifica mette in luce forti disparità tra i diversi attori in termini di prezzo, performance e stabilità», tanto che è la stessa agenzia a esortare gli utenti a non prendere in considerazione solo il prezzo unitario ma anche le performance, che influiscono sul dimensionamento dell’infrastruttura e quindi sul suo costo globale, che può sfuggire al controllo.
L’ottimo posizionamento di OVH nella classifica di Cloud Spectator è il risultato di una differenza sostanziale nella concezione stessa della sua offerta Public cCloud e delle istanze High Availability. L’utente usufruisce della totalità delle risorse per tutto il tempo, mentre l’offerta degli altri provider si fonda su calcoli molto diversi.
Come sottolineato da Pierre Ourdouillé, Lead Tech Cloud Public: «I player più noti cercano di massimizzare la redditività delle proprie infrastrutture, partendo dalla considerazione che gli utenti non utilizzano mai il 100% delle risorse a propria disposizione. Vendono quindi più risorse di quelle effettivamente disponibili sui server fisici che ospitano le macchine virtuali. Risultato: per l’80% del tempo, l’utente non ha accesso al 100% delle risorse per cui paga. A volte ha a disposizione il 90% delle risorse, altre volte anche meno. Questa potrebbe diventare un’esperienza poco piacevole che prende il nome di “noisy neighbor effect”. Una situazione del tutto legale, ma di cui sarebbe meglio essere a conoscenza a priori. È proprio questo l’aspetto messo in luce dal benchmark di Cloud Spectator».
Optare per soluzioni interoperabili e totalmente reversibili
Come giustamente sottolineato da Cloud Spectator, la mancanza di benchmark standard e la molteplicità delle variabili da considerare rendono difficile comparare i servizi cloud dei diversi provider. Bisogna inoltre ricordare che le prestazioni variano anche in base alla configurazione del servizio, delle opzioni scelte, in particolare in materia di storage, e del tipo di workload considerato.
La qualità del benchmark di Cloud Spectator è fuori discussione e offre una visione fedele del valore delle offerte, ma il consiglio è comunque quello di testare le infrastrutture con le proprie applicazioni per farsi un’idea precisa delle reali performance del Public cloud.
Il test è ancora più facile da realizzare in OVH, in quanto la soluzione dell’azienda è interoperabile e totalmente reversibile. Un aspetto parere di fondamentale importanza e uno degli elementi decisivi che i benchmark non possono rivelare, è il fatto che OVH utilizza, contribuisce ed espone le API OpenStack, assicurando la portabilità degli ambienti Cloud e un possibile funzionamento ibrido tra OVH e altri provider.
I test effettuati da Cloud Spectator sono stati eseguiti su macchine ospitate a Strasburgo, ma l’offerta Public cloud OVH è disponibile anche nei datacenter di Gravelines, nel Nord della Francia, e Beauharnois, nei pressi di Montréal, in Canada. Inoltre, presto verrà proposta nei datacenter situati in Polonia, a Syndney e a Singapore e molte altre nuove aree geografiche.