È ormai evidente come nell’era dell’industria 4.0, la digitalizzazione dei processi, Internet, il mobile e i social network abbiano generato una quantità enorme di informazioni. Si tratta però di una mole la cui qualità e certezza nell’analisi spesso sono ancora dubbie.
Big data, analytics e data science diventano sempre più strategici per le grandi aziende italiane, impegnate a estrarre valore e conoscenza dalla moltitudine di dati raccolti, in un contesto dove chiaramente il loro valore non consiste nella raccolta stessa, ma nella vera capacità di usare le informazioni per generare innovazione.
L’era della consapevolezza
Da oltre 20 anni mi occupo di business intelligence e ho vissuto in prima persona la profonda trasformazione di questo settore.
Il primo grande traguardo notevole che credo sia stato raggiunto nel tempo è la consapevolezza dell’importanza di adottare processi aziendali strutturati. Le aziende italiane, infatti, oggi percepiscono l’urgenza di dotarsi di un sistema di gestione delle informazioni che vada a valorizzare tutte le parti del processo, in modo che il management possa averne il pieno controllo e gestire di conseguenza il proprio business. Hanno compreso come operare sui processi aziendali consenta di ridurre i rischi e anticipare le esigenze interne ed esterne, pensare a nuovi prodotti e servizi per proporli in modo giusto e al momento giusto.
Recenti dati di mercato provenienti dall’ultimo Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano confermano questa maggiore consapevolezza, evidenziando come oggi l’Italia investa oltre un miliardo nei big data, con un aumento di oltre un quinto degli investimenti rispetto allo scorso anno, principalmente per migliorare il rapporto con il cliente, aumentare le vendite, ridurre il time to market e ampliare l’offerta di prodotti e servizi.
In questa nuova era, le analytics svolgono un ruolo chiave perché consentono di costruire modelli per descrivere la realtà dei processi interni ed esterni; modelli dinamici che sono in grado di seguire il flusso dei dati nel loro sviluppo fedelmente, cogliendo quella realtà sempre in evoluzione che caratterizza l’azienda moderna proiettata verso la trasformazione digitale.
Se però da una parte le aziende hanno “metabolizzato” la necessità di sfruttare le informazioni, affinché questo avvenga concretamente, spesso mancano ancora competenze e figure chiave, come il Data Scientist, ruolo sempre più ambito e che Kirey Group ricerca e promuove nella propria organizzazione, perché grazie alle sue capacità nel campo degli algoritmi e delle tecnologie è destinano a diventare “il braccio armato” dell’analista finanziario e di business dei nostri clienti.
I dati, patrimonio imprescindibile per guardare al futuro
Ritengo che nei prossimi anni l’Information Management si rivelerà sempre più essenziale proprio per la sua capacità di catturare il mondo mentre si trasforma, perché solo attraverso i big data e le informazioni raccolte sui social e dalle tante fonti di dati disponibili si potranno comprendere i trend futuri dei consumatori, anticipare le loro richieste e sviluppare prodotti e soluzioni in grado di rispondere alle loro nuove esigenze.
Da questo punto di vista, la Business Intelligence funziona come una sorta di anticorpo che aiuta a rispondere alle esigenze del mercato e prevenire gli errori.
Noi per primi in Kirey Group abbiamo adottato le analytics in azienda per gestire lo stato di lavorazione dei progetti, pianificando i compiti dei diversi consulenti e monitorando i processi in corso. Grazie ai risultati ottenuti dallo sviluppo di una nostra pipeline abbiamo elaborato degli algoritmi che ci premettessero di prevendere quali persone e competenze dovessero essere inserite in azienda in un determinato periodo dell’anno. Questa tipologia di approccio ci permette oggi di cogliere meglio le opportunità che il mercato ci presenta, ottimizzando il nostro processo di allocazione delle risorse in modo da prevedere eventuali picchi delle richieste da parte dei clienti.
L’information management facilitatore del business
Un aspetto importante che caratterizza oggi il mondo dell’information management è la sua capacità di svolgere il ruolo fondamentale di “facilitatore aziendale”, dal punto di vista dell’ottemperanza alle normative, nazionali e internazionali, e ai regolamenti di settore sempre più stringenti, la cui compliance comporta una piena visione dei dati e della solidità dei processi.
In ambito bancario, ad esempio, la Business Intelligence si rivela strumento fondamentale per la gestione delle frodi, consentendo di modellare i processi usando grandi quantità di dati che forniscono numeri statisticamente importanti a supporto dei modelli organizzativi, dei sistemi di competenze e delle logiche di processo adottate per prevenire, contrastare e gestire le tipologie di frode individuate.
Concludendo, ritengo che i dati siano e saranno una componente fondamentale per il business anche nei prossimi 20 anni, sarà però necessario presidiarli unendo tecnologia e competenze, per la loro raccolta e, soprattutto, trasformazione.
La tecnologia e le competenze, anche dal punto di vista della conoscenza delle dinamiche specifiche dei diversi mercati, sono due aspetti complementari e imprescindibili, ai quali noi di Kirey Group aggiungiamo anche la creatività che consideriamo fondamentale per poter offrire in modo concreto l’innovazione ai no