Pur di fronte a frodi via email estremamente pervasive e ingannevoli, ma anche alle preoccupazioni espresse dai top manager, le aziende non sembrano preoccupate dagli effetti devastanti di questo tipo di minaccia.
Lo rileva Proofpoint che, nell’indagine “2018 Understanding Email Fraud” ha coinvolto 2.250 senior decision maker del settore IT in Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Australia, intervistandoli sulle rispettive esperienze in materia di frodi via email nel biennio appena trascorso.
La ricerca condotta da Censuswide, ha dimostrato che queste ultime sono pervasive, ad impatto elevato e, in molti casi, capaci di cogliere le aziende impreparate.
Nello specifico, il 75% delle aziende è stato vittima di almeno un attacco mirato basato su frode via email, e poco meno della metà (41%) ha bloccato tentativi multipli di intrusione. Alcune aziende stanno tuttavia prendendo delle contromisure a protezione di brand e dipendenti. Oltre la metà (57%) ha implementato un programma di sensibilizzazione degli utenti sul phishing, mentre il 46% fa affidamento sull’email authentication.
Sempre secondo l’indagine, oltre il 77% delle aziende teme di essere vittima di frodi via email nei prossimi 12 mesi, ma solo il 40% ha una visibilità completa sulle minacce email. Ciò evidenzia una discrepanza tra la preoccupazione dei decision maker IT relativa alla protezione dell’azienda contro le frodi via email e il consenso degli amministratori all’adozione di metodi preventivi.
Secondo gli intervistati, inoltre, il dipartimento finance è il bersaglio principale per quanto riguarda i messaggi di spoofing, mentre i C-level hanno lo stesso rischio degli altri dipendenti.
Oltre la metà (56%) degli intervistati, al corrente di un breach nell’ultimo biennio, ha subito downtime e interruzioni, mentre un terzo (33%) ha perso denaro. Le frodi via email mettono direttamente a rischio i dipendenti: un attacco su quattro (24%) ha, infatti, portato al licenziamento del lavoratore.