L’etica digitale è alla base di un corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI). Lo dice l’82% dei 1.200 executive e decisori IT di grandi aziende intervistati in 12 Paesi, tra cui anche l’Italia, da Avanade.
Nel suo ultimo studio intitolato: “Avanade Trendlines”, l’azienda sostiene che le aziende devono agire rapidamente per affrontare le sfide etiche poste dalle nuove tecnologie.
A fronte del già riportato dato secondo cui l’etica digitale è al centro di un corretto uso di quest’ultime, infatti, un ulteriore 81% dei rispondenti dubita che la propria organizzazione sia adeguatamente preparata ad affrontare le questioni etiche relative all’AI, alla robotica e a altre tecnologie innovative.
La maggioranza dei top manager Italiani (77%) afferma che la propria azienda non è ancora pienamente preparata a indirizzare le problematiche etiche legate all’adozione di intelligenza artificiale, robotica e nuove tecnologie emergenti.
Ma i rischi sono concreti
Ignorare le proprie responsabilità etiche potrebbe mettere a repentaglio la fiducia di clienti e dipendenti, portare a una diminuzione del fatturato e in ultima analisi tradursi in uno svantaggio competitivo.
A tale proposito, analizzando nello specifico i dati relativi al nostro Paese, è significativo che il 64% degli executive e dei decisori IT dichiari che la propria azienda ha adottato misure – linee guida e procedure ad hoc – volte a gestire e monitorare problematiche e comportamenti legati all’etica digitale. Questa attenzione verso il tema della “digital ethics” è testimoniato dal fatto che il 21% del campione in Italia ha ammesso di aver affrontato al lavoro un dilemma etico causato specificamente dall’incremento nell’utilizzo delle tecnologie intelligenti o dell’automazione digitale. Ad esempio, la raccolta di dati personali attraverso l’utilizzo di dispositivi wearable o il ricorso alla tecnologia come supporto per i processi decisionali.
In tal senso, l’etica digitale sta rapidamente scalando la lista delle priorità nelle agende dei consigli di amministrazione aziendali e risulta oggi più rilevante rispetto al tema della sicurezza.
Una nuova professione si staglia all’orizzonte
Ecco perché sono già numerose le organizzazioni che hanno introdotto la figura del Compliance Officer, di cui la ricerca Avanade prevede un aumento significativo delle posizioni senior legate al tema dell’etica digitale nei prossimi tre anni. Questi ruoli potrebbero avere un impatto in tutte le aree aziendali influenzate dall’etica digitale, tra cui compliance, risk management, sviluppo prodotto, marketing, gestione del marchio e della reputazione, corporate citizenship e altro ancora.
Come riferito in una nota ufficiale da Emiliano Rantucci, General Manager Avanade Italia: «In Avanade crediamo nell’importanza della responsabilità etica delle organizzazioni in merito alla progettazione, all’utilizzo e all’applicazione delle tecnologie emergenti. Ė necessario che i board e i top manager sviluppino delle linee guida condivise che possano essere applicate in ogni mercato. Giustizia e Inclusione, Responsabilità, Flessibilità e Fiducia sono i quattro pilastri su cui si basano i principi etici della nostra azienda e che vogliamo trasmettere ai nostri clienti e partner. In Avanade ci impegniamo a promuoverne la diffusione attraverso corsi di formazione dedicati ma anche definendo codici di condotta, coinvolgendo “hacker etici” per identificare potenziali problemi e grazie all’organizzazione e partecipazione a forum con i rappresentanti di alcune delle più grandi aziende globali, come ad esempio il Digital Ethics Summit».