Nel lontano 1992 il legislatore, prospettando una prossima liberalizzazione dal monopolio del Gestore pubblico e preoccupato di mantenere comunque alta la qualità delle reti e sistemi d’utente fonia-dati-video da interconnettere alla Rete pubblica di Comunicazione elettronica che è un bene collettivo, ha disposto che fosse necessaria una specifica autorizzazione governativa da rilasciarsi a imprese in possesso dei requisiti tecnico/organizzativi ed economico/finanziari individuati nel D.M. 314/92.
Assotel da anni sostiene che il DM 314 risulta essere obsoleto nei riferimenti tecnici mentre ritiene invece sia all’avanguardia nelle disposizioni di carattere socioeconomico in quanto richiede alle Imprese, che intendono ottenere l’Autorizzazione Ministeriale ad operare nel settore, di dimostrare la consistenza della loro struttura aziendale sia in termini di qualità e numero delle maestranze dipendenti, sia in termini di investimenti nell’organizzazione d’Impresa.
Spiace dunque evidenziare come il lodevole intendimento del Governo Letta “del fare”, indirizzato ad incentivare la ripresa economica attraverso lo stimolo alla crescita organizzativa e occupazionale delle attività imprenditoriali, nelle disposizioni assunte all’Art. 10 del D.L. 69/2013 vada in direzione diametralmente opposta, generando anche un evidente vuoto normativo viste le disposizioni previste dal D.M. 37 del 2008 in tema di impianti elettronici collegati a Reti Pubbliche di Comunicazione Elettronica.
Infatti ora, con l’abrogazione del DM 314/92 e le modificazioni al DLgs. 198/2010, qualsivoglia sistema o impianto elettronico interconnesso al bene collettivo costituito dalla Rete Pubblica di Comunicazione Elettronica non rientra più in alcun ambito normativo e può essere realizzato installato e manutenuto da entità senza alcuna dimostrata e dimostrabile qualificazione professionale. Ciò, in difetto anche di quanto all’Art. 3 della Direttiva europea 2008/63/CE che prevede un’idonea qualificazione tecnica per l’allacciamento, l’installazione e la manutenzione di apparecchiature terminali di telecomunicazioni, Direttiva che qualora applicata attraverso una nuova regolamentazione snella e non burocratica avrebbe certamente contribuito ad affrontare anche la crisi della occupazione giovanile.
Una profonda delusione per gli operatori del settore che attraverso le Associazioni di categoria da anni portano avanti una proattiva collaborazione con il Ministero e che ora hanno chiesto un incontro nel quale poter presentare le proprie istanze, al fine di evitare un vero e proprio caos normativo in un settore strategico per l’auspicabile ripresa dell’economia nazionale.
Un grande rammarico per le oltre 1500 aziende in possesso di Autorizzazione Ministeriale che, pur in un contesto di mercato molto difficile e in affanno, hanno garantito posti di lavoro qualificato mantenendo nel proprio organico un numero di tecnici specializzati che è più consistente di quello di molti Operatori di riferimento.
Assotel esprime dunque forte preoccupazione sul recente Decreto “del fare” che, con l’abrogazione delle norme che regolano l’attività di installazione e manutenzione di Impianti di Telefonia, Telematica e IP Security, rischia di produrre una pesante ricaduta negli investimenti sia in termini di nuove assunzioni, sia in termini di aggiornamento professionale delle maestranze oggi assunte. Tutto ciò a scapito della qualità di reti e sistemi d’utente nonché di tutte quelle infrastrutture TLC/ICT/IP Security che sono elemento imprescindibile per la crescita, la sicurezza e l’innovazione del nostro Paese.
L’auspicio della categoria è che il Ministro Zanonato riveda i contenuti dell’Art. 10 del D.L. 69/2013 al fine di rivalutare, nel testo in approvazione parlamentare, quanto di buono è espresso nel DM 314 e che, per farlo, ascolti finalmente anche le istanze di imprenditori che sulla qualificazione e professionalità hanno investito risorse ed impegno personale.
Eros Prosperi – vice presidente vicario di Assotel