Cisco ha rilasciato la sesta edizione dello studio annuale CISO Benchmark Report che analizza il livello di sicurezza delle aziende dal punto di vista di 2.800 responsabili della sicurezza di 13 Paesi.
Il report fornisce considerazioni sulla sicurezza informatica per il 2020, ricavate dall’analisi dei dati del report e da un gruppo di Advisory CISO.
Dal report si evince che la trasformazione digitale è un’opportunità per l’IT e i Chief Information Security Officer poiché grazie a essa possono innovarsi ed essere competitivi. Ma tale trasformazione rappresenta anche un cambio epocale all’infrastruttura, creando spesso nuove sfide per i professionisti della sicurezza, ad esempio la necessità di contrastare minacce sconosciute e particolarmente sofisticate.
Nell’attuale panorama della sicurezza, in media un’azienda utilizza oltre 20 tecnologie per la sicurezza. Sebbene il consolidamento verso un unico vendor sia in costante aumento con l’86% (91% in Italia) che si avvale di 1 fino a 20 fornitori, oltre il 20% (10% in Italia) ritiene che gestire un ambiente multi-vendor sia molto impegnativo, dato superiore di 8 punti percentuali (2% in Italia) rispetto al 2017.
Tra i dati più rilevanti emersi dal report segnaliamo che:
Il 42% degli intervistati (29% in Italia) soffre della così detta “cybersecurity fatigue”, definita come la rinuncia a stare al passo con le minacce e i criminali informatici.
Oltre il 96% di chi soffre di tale stanchezza, ha dichiarato che la gestione di un ambiente multi-vendor è particolarmente sfidante e che la complessità è motivo di tale stress.
Per contrastare la complessità, i professionisti della sicurezza stanno sempre più investendo in tecnologie di automazione per semplificare e velocizzare i tempi di risposta all’interno dei loro ecosistemi di sicurezza; utilizzano la sicurezza in cloud per migliorare la visibilità nelle loro reti; favoriscono la collaborazione tra i team che si occupano di networking, endpoint e sicurezza.
CISO tra sfide e opportunità di miglioramento
La protezione dei workload per tutte le connessioni di utenti e di dispositivi in tutta la rete, è ritenuta estremamente impegnativa – Il 41% delle aziende intervistate (il 23% in Italia) ritiene che la protezione dei data center sia estremamente difficile mentre il 39% (il 25% in Italia) dichiara di avere difficoltà nel proteggere le applicazioni. Il luogo più critico per la protezione dei dati è il cloud pubblico con il 52% (il 30% in Italia) che ritiene tale attività molto o estremamente difficile, e il 50% (il 36% in Italia) secondo il quale l’infrastruttura cloud privata è stata una delle principali sfide in termini di sicurezza.
I professionisti della sicurezza faticano a garantire sicurezza alla crescente forza lavoro mobile e ai dispositivi personali – Il 52% degli intervistati (il 32% in Italia) dichiara che i dispositivi mobile sono molto o estremamente complessi da proteggere. L’adozione di tecnologie zero-trust può aiutare a proteggere dispositivi gestiti e non, senza rallentare i dipendenti.
Deve crescere l’adozione di tecnologie zero-trust per rendere sicuro l’accesso alla rete, le applicazioni, gli utenti, i dispositivi e i workload – solo il 27% delle aziende (il 38% in Italia è la percentuale più alta a livello Emear) attualmente utilizza l’autenticazione multi-fattore (MFA) – una tecnologia zero-trust per proteggere i dipendenti. Gli intervistati nei seguenti Paesi hanno mostrato tassi di adozione MFA più alti, in quest’ordine: USA, Cina, Italia, India, Germania e Inghilterra. La micro-segmentazione, un approccio zero-trust per garantire accesso sicuro ai workload, ha avuto il minor livello di adozione dichiarato solo dal 17% degli intervistati (il 20% in Italia).
Le violazioni dovute a vulnerabilità non corrette hanno causato livelli più elevati di dati persi – una delle principali preoccupazioni per il 2020 è rappresentata dal fatto che il 46% delle aziende (il 30% in Italia) – percentuale in crescita rispetto al 30%, rilevato nello studio dell’anno scorso – ha subito un attacco causato da una vulnerabilità non corretta. Di queste, il 68% ha registrato una perdita di 10.000 o più record di dati. Tra chi invece ha dichiarato di aver subito violazioni per anche per altre cause, solo il 41% (il 78% in Italia) ha perso 10.000 o più record di dati.
I progressi fatti dai professionisti della sicurezza
La collaborazione tra i team di rete e di sicurezza rimane alta – il 91% degli intervistati – (il 95% in Italia) dichiara di essere molto o estremamente collaborativo.
I professionisti della sicurezza utilizzano tecnologie di automazione per far fronte alla carenza di competenze, adottando soluzioni con maggiori funzionalità di machine learning e intelligenza artificiale – Il 77% (il 70% in Italia) degli intervistati ha in programma di incrementare l’automazione per semplificare e velocizzare i tempi di risposta nei loro ecosistemi di sicurezza.
L’adozione di tecnologie per la sicurezza del cloud sta aumentando, migliorando così efficacia ed efficienza – l’86% degli intervistati (85% in Italia) dichiara che l’utilizzo di strumenti di sicurezza per il cloud amplia la visibilità nella rete.
Suggerimenti per i CISO:
Adottare una difesa a più livelli, che dovrebbe includere autenticazione MFA, segmentazione della rete e protezione degli endpoint.
Ottenere i massimi livelli di visibilità per potenziare la governance dei dati, ridurre i rischi e aumentare la conformità.
Garantire la così detta cyber hygiene: potenziare le difese, aggiornare e applicare le patch ai dispositivi, esercitarsi e fare formazione.
Implementare un approccio zero-trust per una strategia di sicurezza ottimale.
Adottare un approccio integrato nel gestire soluzioni di sicurezza diverse in modo da ridurre la complessità ed evitare un sovraccarico di alert.