Come procede la corsa delle aziende all’adozione dell’Intelligenza Artificiale (IA)? Quali sfide bisogna superare per diventare una “augmented organization”? A queste domande cerca di rispondere BearingPoint – multinazionale indipendente di consulenza strategica, manageriale e tecnologica – con la ricerca “AI-driven transformation: Becoming an augmented organization”. Lo studio, basato su insight raccolti da 700 dirigenti C-level di imprese di grandi dimensioni attive in Europa, Stati Uniti e Asia, sottolinea la necessità di adottare l’IA non solo come strumento tecnologico, ma come imperativo strategico, evidenziando l’urgenza per le aziende di trasformarsi in “organizzazioni aumentate” per mantenere la competitività in un mercato in rapida evoluzione.
Tra entusiasmo ed eccessiva cautela, la sfida dell’Intelligenza Artificiale per le aziende mondiali è strutturale
Anche se l’entusiasmo della C-suite verso l’adozione dell’IA è un prerequisito fondamentale per il successo per il 60% dei rispondenti a livello globale e la stessa percentuale la ritiene essenziale oggi, il 44% non ha ancora stabilito una chiara governance e processi decisionali, e meno di un terzo afferma di aver sviluppato delle linee guida comprensive e trasparenti per guidare le iniziative di IA.
Inoltre, solo il 34% delle organizzazioni basa sistematicamente le proprie decisioni di investimento su metriche misurabili. I criteri più comuni utilizzati per dare priorità alle diverse iniziative di IA includono l’aumento di produttività ed efficienza e – soprattutto tra gli early-adopter – il miglioramento della customer experience e l’aspettativa di un aumento delle vendite.
Puntando la lente di ingrandimento sull’Europa, inoltre, la ricerca osserva come il 31% dei dirigenti adotti un approccio attendista, dimostrando ancora un significativo livello di cautela nell’adozione delle nuove tecnologie.
Claudio Brusatori, Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia, commenta:
“Questo scetticismo potrebbe rallentare l’innovazione e impedire alle aziende di sfruttare appieno le potenzialità dell’IA. In un contesto competitivo globale e di fronte ad aspettative sempre più alte da parte di clienti e pubblico, le aziende attendiste corrono il rischio di perdere rapidamente competitività nei confronti di rivali più coraggiosi che sfruttano l’intelligenza artificiale per migliorare le capacità e l’efficienza operativa, per reinventare l’esperienza dei clienti e dei dipendenti e, in ultima analisi, sconvolgono la propria catena del valore per rimanere rilevanti sul mercato”.
C-level italiani tra i più entusiasti: governance e ROI guidano la fiducia verso l’IA, ma mancano le skill
E l’Italia? Non è assolutamente il fanalino di coda. Anzi, lo studio mostra come nel nostro Paese l’IA sia identificata come priorità strategica anche ai livelli più alti dell’organizzazione, con organi decisionali e operativi dedicati che riportano regolarmente al direttivo, evidenziando un livello di governance superiore al 70% globale. Inoltre, l’Italia si distingue per l’uso di assessment quantitativi nelle decisioni sulle iniziative di IA, posizionandosi al secondo posto dopo l’Asia: il 53% dei rispondenti si basa su un impatto di business misurabile e sul ROI atteso, fondamentali per costruire la fiducia verso questa tecnologia.
Per quanto riguarda i criteri di adozione dell’IA, l’84% delle organizzazioni italiane considera la produttività e l’efficienza come criteri principali (vs 75% globale). Tuttavia, il gap di talenti rimane una preoccupazione significativa, con il 58% degli italiani che esprime timore per la carenza di personale qualificato, soprattutto nelle aree della pianificazione e sviluppo di strategie di Gen IA, nella gestione e governance dei dati, e nel settore della compliance e dell’etica. È fondamentale, quindi, che le organizzazioni investano in tecnologia e formazione per colmare il gap di competenze e costruire fiducia nell’IA: lo pensa l’84% dei partecipanti italiani allo studio.
L’IA spada e scudo: per BearingPoint diventare un’organizzazione aumentata è obiettivo strategico e strategia di sopravvivenza
“Come sottolinea il nostro studio, una governance efficace dell’IA, l’ottimizzazione strategica degli investimenti, l’empowerment della forza lavoro e la costruzione di fiducia nell’IA sono i quattro pilastri fondamentali per diventare un’organizzazione aumentata e mantenere la competitività in un mercato globale in rapido cambiamento. In BearingPoint supportiamo quotidianamente i nostri clienti nel loro processo di trasformazione e adozione dell’IA tramite un approccio olistico, definendo col top management la strategia più opportuna – che sia sempre focalizzata su obiettivi di business concreti e misurabili -, identificando con le linee di business gli use-case più adatti e vincenti, delineando con le risorse umane i profili dei talenti necessari a supportare il cambiamento, e disegnando con i team IT un futuro tecnologico che abiliti all’uso pervasivo dell’IA nei processi aziendali”, continua Claudio Brusatori.
Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia, aggiunge:
“In BearingPoint abbiamo sviluppato uno strumento basato sull’intelligenza artificiale – GenXplore – in grado di restituire un’analisi completa dell’impatto dell’IA in tutti i settori aziendali. Utilizzando le descrizioni delle mansioni del cliente come input, GenXplore offre valutazioni quantitative per il confronto e la definizione delle priorità in pochi giorni, facilitando la pianificazione strategica e l’adozione efficace dell’IA. Si tratta di un approccio innovativo, che sta consentendo ai nostri clienti di identificare rapidamente le aree in cui ottenere i maggiori benefici dall’utilizzo della Gen AI, avviare use-case ad alto valore aggiunto e un ROI quantificabile ex-ante”.