Nuvias UC, il business dedicato alle Unified Communications di Nuvias Group, ha pubblicato la sua ultima ricerca europea sulle grandi sfide e opportunità legate al mercato delle Comunicazioni Unificate (UC) per il 2022:
I 1.508 responsabili IT intervistati in Italia, Benelux, Francia, Spagna, Svezia e Regno Unito stimano:
- un aumento della spesa per le UC a seguito di un’ulteriore implementazione delle strategie di digital transformation post-pandemia
- un miglior equilibrio tra la vita professionale e la vita personale dei dipendenti e una migliore business continuity grazie alle UC moderne
- la nascita di un divario culturale, a causa delle modalità di lavoro ibride, tra chi lavora da casa e chi lavora in ufficio.
La spesa per le UC è in aumento
La pandemia ha costretto le aziende a modificare e accelerare le strategie di trasformazione digitale per gestire al meglio lo smart working. Per rispondere alle nuove esigenze, la spesa per le Comunicazioni Unificate è esplosa: il 61% dei responsabili IT italiani ha dichiarato che negli ultimi 18 mesi è stata più elevata rispetto a quanto previsto a budget, una percentuale di poco inferiore alla media europea (63%, quasi i due terzi degli intervistati).
Un anno e mezzo dopo, la spesa per le UC si è tutt’altro che ridimensionata, tant’è che quattro intervistati su dieci in Italia (il 42%) prevedono che nei prossimi dodici mesi la spesa in questo ambito sarà superiore a quanto pianificato. Il dato più alto in Europa lo registra però la Spagna (51%).
Per alcuni questa tendenza è dovuta al fatto che durante la pandemia le aziende non hanno sfortunatamente investito nelle Comunicazioni Unificate. Complessivamente, un responsabile IT su cinque in Italia (il 20%) ha dichiarato di essersi pentito di non avere investito abbastanza in trasformazione digitale durante i mesi dell’emergenza sanitaria. Una percentuale che diventa ancora più significativa in Spagna (31%). Per la maggior parte delle società la spesa per le UC continua a rimanere una priorità, visto il confermarsi di modalità di lavoro ibride.
I responsabili IT guardano con cauta fiducia al lavoro post-Covid
Il 99% dei responsabili IT in Italia ha fiducia nella propria capacità di supportare una forza lavoro ibrida, mentre l’86% dichiara che i tool collaborativi messi a disposizione hanno decisamente aiutato i dipendenti ad affrontare il passaggio allo smart working. Tuttavia le aziende riconoscono che sono ancora molti gli ostacoli da superare in ambito di comunicazione e integrazione nel mondo post-Covid.
Per adottare modalità di lavoro ibride efficaci, le aziende devono costruire un’infrastruttura UC flessibile in grado di coniugare il lavoro da remoto con l’attività in ufficio. Dal canto loro i responsabili IT devono saper calibrare la propria offerta di UC. Due intervistati europei su cinque (il 42%), per esempio, ritengono che i dipendenti della propria azienda preferirebbero tool di integrazione migliori oppure tool di comunicazione che funzionino facilmente su qualsiasi dispositivo, esigenza espressa anche dal 43% degli intervistati italiani.
Tuttavia gli effetti del modello ibrido vanno ben oltre gli aspetti tecnico-logistici, secondo la ricerca. Tra tutti coloro che hanno adottato modalità di lavoro ibride negli ultimi 18 mesi, ben il 62% dei responsabili IT italiani ritiene che si creerà un certo divario culturale tra i lavoratori in ufficio e i lavoratori da remoto, che potrà assumere piccole o grandi proporzioni. Un ulteriore 44% di intervistati italiani pensa anche che i dipendenti tenderanno a dividersi in gruppi, una percentuale tuttavia inferiore alla media europea, pari al 50%.
Se da un lato le aziende sono in grado di gestire queste barriere culturali, dall’altro c’è un forte consenso sul ruolo delle UC nel promuovere la moralità in azienda (intesa come applicazione dei principi morali nel contesto lavorativo) e la continuità operativa. Quasi la metà degli intervistati italiani (il 48%) è sicura che le UC moderne possano migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e personale dei dipendenti e un ulteriore 44% pensa che possano migliorare la continuità operativa, un dato superiore alla media europea (41%) che pone i responsabili IT italiani subito dietro i colleghi del Regno Unito che, con il 45%, risultano i più convinti di tale affermazione.
La mancanza di budget è l’ostacolo principale
La ricerca ha dimostrato che se da un lato i responsabili IT prevedono di continuare a spendere per le UC in azienda, dall’altro la crescente complessità di queste ultime rende necessario disporre di maggiori competenze tecniche. Ben il 62% si rivolge ai consulenti IT per richiedere supporto su come gestire le problematiche relative alle UC, un dato di gran lunga superiore alla media europea del 55%, mentre quasi un terzo dei responsabili IT italiani (il 29%) richiede consulenza tecnica ai rivenditori IT.
Questi risultati non sorprendono se si pensa che il 37% degli intervistati europei ha riscontrato una mancanza di competenze tecniche e informatiche nei propri team IT negli ultimi 18 mesi. Gli italiani, con il 29%, hanno avvertito meno questa lacuna, maggiormente constatata dai colleghi svedesi e spagnoli (42%). Tuttavia, la mancanza di un budget adeguato per affrontare questa problematica è stata citata come la principale frustrazione in Italia (36%), molto di più che nella maggior parte degli altri paesi, Francia esclusa (40%).
Il mondo post-Covid porrà i responsabili IT di fronte a molte sfide specifiche e il costante cambiamento delle esigenze e delle richieste tecnologiche da parte delle aziende è considerato come uno dei problemi principali (52%) che sia i team IT che i rivenditori IT dovranno affrontare in Italia nei prossimi 12 mesi.
Come sottolineato in una nota ufficiale da Jeremy Keefe, CEO di Nuvias UC: «Visto che per gli intervistati la complessità tecnica (38%) è una delle principali barriere per uno sviluppo efficace delle Unified Communications, è chiaro che i rivenditori IT hanno l’opportunità di ottimizzare la domanda post-pandemia fornendo maggiore consulenza e presentandosi in qualità di esperti tecnici in materia di UC. La capacità di costruire un rapporto diretto con questi esperti separerà le aziende leader dalle ritardatarie in materia di comunicazione continua e collaborazione nell’era post-covid».