Quello che emerge dall’ultima ricerca pubblicata da NordVPN, è impressionante: sul dark web ci sono più di 54 miliardi di cookie rubati e poi trapelati. Se i cookie sono noti principalmente come strumento essenziale per navigare online, molti utenti non sanno che sono anche uno dei punti di accesso più usati dagli hacker per rubare dati e mettere le loro mani sui sistemi sensibili.
“Grazie alle finestre pop-up che chiedono agli utenti di autorizzare i cookie, vediamo questo strumento come necessario, pur essendo uno degli elementi più fastidiosi della navigazione online. Molti, però, non sanno che se un hacker prende possesso dei tuoi cookie attivi, potrebbe non avere bisogno di conoscere nomi utenti, password o sistemi di autenticazione a più fattori per prendere il controllo dei tuoi account”, avverte Adrianus Warmenhoven, consulente di cybersecurity di NordVPN.
Come funzionano i cookie e quali rischi si corrono in caso di furto?
Per spiegare i rischi derivati da cookie rubati, un esperto di NordVPN ci spiega come funzionano i cookie.
“Per prima cosa, è importante capire che i cookie sono fondamentali. Rappresentano infatti l’unico strumento disponibile per far “comprendere” quale utente stia adoperando un certo dispositivo. Senza cookie, il server non può verificare l’identità dell’utente. Messa in parole semplici, quando l’utente accede con password e sistema di autenticazione a più fattori (MFA), il server assegna un cookie all’utente. La volta successiva che lo stesso utente ritorna con questo cookie, il server lo riconosce e sa che l’utente ha già effettuato l’accesso. In questo modo, non sarà necessario chiedere nuovamente le stesse informazioni”, ha precisato Adrianus Warmenhoven.
Detto questo, se i cookie vengono rubati mentre sono ancora attivi, un aggressore digitale potrebbe accedere all’account cui sono collegati questi cookie, senza password o MFA.
Oltre ai già citati dati sulla sessione, i cookie possono anche contenere informazioni sensibili come nomi, posizione, orientamento, taglia, ecc.
Quali tipologie di cookie rubati sono state rilevate?
Dei 54 miliardi di cookie rubati analizzati, il 17% era attivo.
“Anche se potrebbe sembrare un numero piccolo, è importante capire che si tratta di una quantità gigantesca di dati personali, per un totale di quasi 10 miliardi di cookie. E, anche se i cookie attivi presentano un rischio maggiore, quelli inattivi non sono del tutto innocui, dato che possono intaccare la privacy degli utenti, oltre a essere potenzialmente usati dagli hacker per conservare informazioni da utilizzare in modo illecito o manipolare in seguito”, ha continuato Adrianus Warmenhoven, consulente per la cybersecurity di NordVPN.
Più di 2,5 miliardi di cookie del dataset provenivano da Google, e altri 692 milioni da Youtube. Sono più di mezzo miliardo di cookie rubati invece sono di Microsoft e Bing.
Adrianus Warmenhoven ha anche sottolineato che: “I cookie rubati provenienti da account così importanti sono ancora più pericolosi perché potrebbero essere usati per sottrarre altre credenziali di login attraverso, ad esempio, sistemi di recupero della password, sistemi aziendali o SSO (Single Sign On)”.
Per quanto riguarda la suddivisione geografica dei dati, la maggior parte dei cookie rubati proveniva da Brasile, India, Indonesia, Stati Uniti e Vietnam. Il Paese più colpito in Europa risulta essere la Spagna, con 554 milioni di cookie in totale. E, se il Regno Unito è sembrato apparentemente meno coinvolto, posizionandosi al 21° posto per numero complessivo di cookie, oltre la metà di questi erano attivi. In totale, erano rappresentati 244 Paesi e territori nel dataset di cookie, mostrando quanto fosse ampia la portata di questi malware.
La categoria principale (10,5 miliardi) è “assigned ID” (cookie di identificazione generale), seguito da “session ID” ovvero identificatore di sessione (739 milioni): questi cookie vengono assegnati o connessi a utenti specifici per mantenere le loro sessioni attive o identificarli sul sito al fine di fornire servizi. Subito dopo, cookie di autenticazione (154 milioni) e di login (37 milioni).
Nome, e-mail, città, password e indirizzo sono stati i cookie rubati più comuni nella categoria delle informazioni personali.
“Se si uniscono tutti questi dettagli con età, taglia, genere od orientamento, si può tracciare un’immagine molto intima dell’utente, perfetta per lanciare offensive o truffe ben strutturate”, ha sottolineato Adrianus Warmenhoven.
Sono state utilizzate fino a 12 tipologie di malware per rubare questi cookie. Quasi il 57% è stato sottratto da Redline, uno degli infostealer e keylogger più noti.
Come proteggersi
Dicendo da subito che non ci sono bacchette magiche in grado di tenere al sicuro sempre e comunque questi “biscottini” preziosi, si possono seguire dei consigli utili per l’igiene digitale, suggeriti da Adrianus Warmenhoven.
Per prima cosa, vale la pena ribadire l’importanza della consapevolezza e dei comportamenti online.
“Una buona idea è eliminare regolarmente i cookie per ridurre al minimo i dati che potrebbero essere rubati. Bisogna anche essere al corrente dei file che si scaricano e dei siti visitati: la giusta dose di vigilanza può ridurre i rischi”, le prime raccomandazioni dell’esperto.
Usare strumenti come Threat Protection di NordVPN può aiutare a bloccare siti pericolosi, scansionare i file in download alla ricerca di malware e bloccare i tracker, programmi in grado di monitorare i comportamenti degli utenti, proteggendosi dalla raccolta illecita e dal furto di dati. Sistemi di monitoraggio come Dark Web Monitoring possono avvertire gli utenti nel caso in cui i dati vengano rubati, così da poter mettere in campo le giuste contromisure e ridurre possibili danni.