di Simone Bonannini, AD di Interoute Italia
La cultura imperante del “tutto e subito” implica che ci si aspetti sempre che tutte le proprie esigenze vengano soddisfatte immediatamente, anche in azienda. Come può l’IT rispondere a tali esigenze e quali tecnologie possono essere utilizzate a tal fine?
Il punto da affrontare è come trovare il giusto equilibrio. Ovvero, se da un lato gli utenti sono abituati ad un approccio “on-demand” e generalmente non si preoccupano dei potenziali problemi di sicurezza legati all’integrazione back-end, dall’altro, il reparto IT è arrivato ad un punto in cui non può più ignorare il problema sicurezza.
Grazie alla diffusione del cloud computing i responsabili IT possono strutturare piattaforme e applicazioni nella modalità che i loro utenti desiderano, e l’evoluzione delle piattaforme Infrastructure-as-a-service (IaaS) di seconda generazione garantisce loro il giusto livello di sicurezza per l’utilizzo e la migrazione dei sistemi aziendali senza ricodifica. Un’architettura service-oriented diviene quindi molto più semplice da implementare se l’infrastruttura è programmata per far fronte in modo semplice e veloce alle esigenze di mobilità, migrazione e scalabilità.
Già oggi, circa il 50% dei professionisti lavorano da remoto (che include ovviamente il tempo degli spostamenti) per quasi la metà del loro tempo, una modalità che richiede tecnologie adeguate e soprattutto adatte alle aziende. Al momento abbiamo a disposizione una vasta scelta di tecnologie che consentono una migliore collaborazione e una condivisione delle informazioni semplice e veloce. Tecnologie video, voce e di messaggistica, per esempio Microsoft Lync, che vengono generalmente acquistate come servizio perché più flessibili e adattabili.
Con l’obiettivo di cogliere tutti i vantaggi della collaboration, sottolinea Bonannini, occorre andare oltre i modelli IT tradizionali di edifici ‘locked-down’ che utilizzano un’infrastruttura chiusa e adottare un approccio che trasformi realmente il reparto IT delle aziende in un service provider (ad esempio, invece di utilizzare data centre fisici, si potrebbe conservare e trasportare i dati virtualmente, usando un’infrastruttura cloud).
In un ambiente dove il reparto IT è assimilabile ad un service provider, la rete assumerà un ruolo sempre più strategico per assicurare un supporto continuo per ciascun dipendente e per ogni applicativo all’interno dell’azienda.
Anche in questo caso si tratta di trovare il giusto equilibrio tra l’importanza di acquisire familiarità con le tecnologie di rete come l’MPLS (Multiprotocol Label Switching), che offre la flessibilità di Internet, e i livelli di sicurezza tipici dei servizi Ethernet tradizionali. Questo consentirebbe alle aziende di esternalizzare l’hosting delle applicazioni di base come Microsoft Lync and Exchange in un’unica piattaforma, e quindi di facilitare un rapido sviluppo delle applicazioni senza le costrizioni di un’architettura tradizionale.
Finora Interoute ha investito molto nei propri 13 Virtual Data Centres (VDC), considerando anche l’aggiunta, quest’anno, di nuovi nodi negli USA, Asia e UK. Tra i principali fattori che hanno guidato questa espansione, vi è sicuramente la domanda dei consumatori. Le aziende richiedono bassa latenza, una piattaforma compliant, per quel che riguarda la sovranità dei dati, che sia resiliente e fornisca opzioni di backup e di disaster recovery completamente automatizzate. Ma l’espansione è stata guidata anche dalla strategia prioritaria di Interoute di costruire una piattaforma di cloud computing sicura, a bassa latenza e ad alta capacità di esecuzione.
Per quanto riguarda il mercato europeo, il secondo mercato più esteso per i servizi cloud, Gartner ha previsto che l’Europa Occidentale rappresenterà il 24% della spesa tra il 2013 e il 2016. Per poter sfruttare questa opportunità, i provider devono capire che l’Europa non è un mercato che può essere servito da una o due sedi, magari dove si affollanno tutti i fornitori di servizi. Il controllo dei dati e la sede in cui gli stessi dati risiedono, sono fondamentali per molte aziende, per questo serviva un cloud europeo per le imprese europee, con il livello di copertura locale richiesto per affrontare i vincoli relativi alla sovranità dei dati, alla latenza e concentrazione del mercato.
Un esempio di come possano essere sfruttate le potenzialità del Virtual Data Center Interoute ci viene offerto dall’ Agenzia Spaziale Europea (ESA), che utilizza l’infrastruttura del VDC per consentire alla comunità scientifica di analizzare e valutare ampi volumi di dati satellitari. Ciò significa che si possono comprendere meglio i processi che causano rischi geologici come terremoti o attività vulcaniche. L’applicazione ESA, che elabora i dati tratti dall’osservazione della terra, utilizza sia il Virtual Data Center, sia il network MPLS di Interoute per la raccolta e l’elaborazione di un’enorme quantità di dati.
La combinazione di network, potenza di calcolo e storage, crea un’infrastruttura flessibile e scalabile per l’hosting delle applicazioni e per le esigenze IT interne. In parole semplici, l’ESA applica alla lettera la filosofia di Interoute “From the ground to the cloud” utilizzando il cloud, la potenza di calcolo e il network della piattaforma per tracciare e monitorare il nostro pianeta.