Compuware presenta uno studio condotto su 468 CIO da Research In Action a livello mondiale e in Italia per analizzare i costi associati al cloud computing.
La ricerca evidenzia che la maggior parte dei CIO (79 %) è preoccupata dai costi nascosti associati al cloud computing.
In particolare, dal punto di vista del management, tre sono le principali preoccupazioni: una end user experience scarsa dovuta a colli di bottiglia nelle prestazioni, l’impatto di prestazioni scadenti sulla percezione del brand e sulla fedeltà del clienti e la perdita di fatturato a causa di scarse disponibilità, performance e risoluzione dei problemi dei servizi cloud.
I CIO hanno dichiarato che il cloud computing è la loro priorità in termini di investimento sia nel breve che nel lungo periodo, indicando l’integrazione fra pubblico, ibrido e privato come principale trend nell’ambito del cloud per i prossimi 5 anni.
“Il cloud computing è in cima alla lista delle priorità dei CIO, poiché le aziende si stanno rendendo conto dei benefici in termini di agilità, flessibilità e time-to-value che i servizi cloud possono offrire – ha dichiarato Emanuele Cagnola, APM Sales Director di Compuware Italia – Ma i CIO fanno bene a considerare attentamente l’impatto che il cloud e i servizi di terze parti hanno sulla end-user experience. Le caratteristiche dinamiche e di gestione remota delle applicazioni cloud-based richiedono un approccio nuovo, rapido e automatico per un monitoraggio completo e proattivo che non solo identifichi i problemi legati alla end user experience, ma fornisca anche diagnostiche dettagliate per la risoluzione dei problemi”.
Lo studio rivela, inoltre, che le aziende stanno facendo sempre più leva sul cloud per offrire applicazioni business critical come l’e-commerce, che è il servizio cloud più utilizzato; l’81% dei CIO sta usando già piattaforme e-commerce cloud-based o sta pianificando di farlo nei prossimi 12 mesi. Purtroppo, nonostante la natura business critical di queste applicazioni, il 73% delle aziende sta usando ancora metodi datati per tracciare e gestire le prestazioni delle applicazioni. Infatti, la metrica più comune usata per tracciare le performance nel cloud è la semplice disponibilità o uptime, piuttosto che metriche più dettagliate come il response time, il page rendering time e lo user interactivity time.
“Il cloud è utilizzato sempre più per le applicazioni business-critical, motivo per cui è sconcertante che molte aziende aspettino che i problemi si presentino per risolverli – ha dichiarato Thomas Mendel, Managing Director di Research In Action – Il fatto è che la maggior parte dei sistemi di monitoraggio tradizionali semplicemente non funziona nel cloud. Monitorare efficacemente e gestire le applicazioni e i servizi cloud-based richiede un nuovo approccio che funzioni nei moderni ambienti complessi, ibridi e dinamici. Fallire in questo può avere un impatto estremamente dannoso sulla reputazione, sulla fedeltà del cliente e sul fatturato”.
Il report della ricerca è disponibile qui.
La ricerca realizzata da Research in Action svela che il 79 % dei CIO è preoccupato dai costi nascosti della nuvola