Abbiamo lanciato recentemente uno studio sulla crescita del BYOD, su come i dipendenti stiano modificando il proprio comportamento relativamente all’uso dei dispositivi mobili personali sul posto di lavoro e su quale impatto questo fenomeno abbia sulle aziende.
Perché il dibattito fra la tecnologia consumer e professionale sta coinvolgendo così tanto i dipartimenti IT?
Credo che abbiamo raggiunto un vicolo cieco su come l’IT gestisce i propri asset. Negli ultimi 20 anni abbiamo messo a punto un sistema di gestione degli asset IT che era basato sul concetto di prevedibilità. Negli anni ‘90 c’era una grande complessità da gestire e i dipartimenti IT cercavano disperatamente di offrire ciò che era stato promesso all’inizio: automazione e standardizzazione dei processi di business. Man mano le aziende hanno ampliato le infrastrutture e sviluppato i processi di gestione per supportare i PC e le applicazioni, ma il punto critico era sapere esattamente quale asset il dipendente avesse nelle proprie mani o sulla propria scrivania.
Ora, la tendenza a gestire ciò che si conosce unita a un ridotto ritorno proveniente dal rinnovare gli asset esistenti ha creato delle barriere al cambiamento di tecnologia e una mancanza di incentivi a investire in novità oltre una soglia minima.
Allo stesso tempo, assistiamo alla crescita di tecnologie consumer che sono “sufficientemente adatte” per la maggior parte delle attività che svolgiamo al lavoro. Fondamentalmente, l’IT consumer ha offerto una vetrina dove gli utenti possono accedere a nuove funzionalità più velocemente e dove il tasso di cambiamento della tecnologia è accelerato negli ultimi 6, 7 anni. Nelle aziende si ha spesso la sensazione che l’innovazione della tecnologia si sia arenata e la mobility sta evidenziando questo fenomeno ancora di più, con il risultato di portare sul posto di lavoro la tecnologia di cui disponiamo nella nostra vita privata.
La tecnologia consumer ha sorpassato quella aziendale?
E’ una domanda difficile a cui rispondere e non penso lo si possa fare guardando solamente ai dispositivi di cui dispongono i dipendenti oggi.
Prendendo in esame solo i sistemi IT di un’azienda in termini di dispositivi, i CIO perdono l’opportunità di stimare, rivalutare e investire in modo migliore. Generalmente i CIO non investono in nuovi PC per migliorare la produttività dei dipendenti, ma perché devono farlo. E’ qui che si ha un ridotto ritorno: perché continuare a investire in asset che non offrono nessun beneficio aggiuntivo in termini di business e di produttività?
Adesso abbiamo raggiunto il punto in cui la tecnologia consumer è abbastanza avanzata per competere con quella business. Inoltre, i volumi nel mercato consumer sono aumentati sensibilmente e le economie di scala possono rendere questa tecnologia una migliore scelta di business. Questo non significa che la tecnologia consumer abbia superato quella enterprise, solo che ha oltrepassato la soglia dell’ “abbastanza buono”.
Qual è il principale vincolo per i dipartimenti IT risultato dalla crescita di tecnologia consumer nell’ambiente di lavoro?
In Europa viviamo uno scenario contrastante di austerità e crescita. Molte organizzazioni IT spendono il 60-80% del proprio budget in operations, non facendo cose nuove con la tecnologia, ma facendo funzionare quella esistente. Chiaramente, molta di quella spesa è un obiettivo primario dell’austerità. Questo significa che non ci sono i budget o i processi per gestire tutta la tecnologia nuova. Questo è un problema, perché molta della crescita di produttività nelle nostre economie negli ultimi 50 anni è stata guidata e permessa dalla tecnologia.
Quindi c’è una dicotomia per l’IT: pressione sui budget, la convinzione che l’IT esistente sia buona abbastanza e il naturale istinto a resistere al cambiamento contro la richiesta crescente di cambiamento per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie.
Come i dipartimenti IT cercano di indirizzare questa dicotomia?
Questa dicotomia viene gestita fino a un certo punto: la ricerca sui ribelli della mobility ha mostrato che le aziende più lungimiranti stanno cercando di capire come inserirsi nell’innovazione dei propri dipendenti e trarre vantaggio dall’utilizzo dei dispositivi mobili: stanno sfruttando come test la tecnologia dei dipendenti per capire le nuove capacità, senza doverla pagare.
Ma il problema principale è la percezione che la tecnologia sia un costo, non un centro di innovazione. Il potersi avvantaggiare del desiderio dei dipendenti di usare la nuova tecnologia sarà il modo per cambiare questa percezione.
Alberto Bullani VMware