È bene ricordare che le soluzioni di storage non sono tutte uguali. Esistono, infatti, storage enterprise di fascia alta, di fascia media e entry-level. Sono, inoltre, disponibili storage a blocchi, file, oggetti e per il cloud ibrido. Ognuna di queste soluzioni si comporta e funziona in modo differente in merito a disponibilità, sicurezza informatica, integrazione, prestazioni e connettività con altri software, ovvero i software di infrastruttura che includono VMware, container, ServiceNow, software AIOps e una varietà di software applicativi aziendali, come Oracle e SAP.
Lo storage rappresenta uno strumento indispensabile per le aziende, ecco perché è importantissimo disporre della soluzione più adatta alle proprie esigenze. Riuscire a determinarlo dipende principalmente dalla natura del “lavoro” che si deve svolgere: potrebbe trattarsi, infatti, di applicazioni, database di fascia alta o altre tipologie di workload, oppure di ricerca genetica, streaming di media professionali, vendita al dettaglio o servizi finanziari. Le possibilità sono praticamente infinite.
Benché, quindi, tutti questi casi d’uso e carichi di lavoro richiedano soluzioni di storage, i requisiti necessari in termini di funzionalità, capacità, resilienza informatica e prestazioni sono ovviamente differenti a seconda delle diverse applicazioni. Nel mondo dei dati, lo storage necessario per l’assistenza sanitaria è diverso dallo strumento adatto ad un’azienda manifatturiera o un istituto finanziario. Sia che si vogliano vendere sia che si vogliano acquistare soluzioni di storage, è fondamentale far corrispondere le proprie esigenze con i requisiti dei prodotti disponibili.
Per selezionare lo strumento più adatto alle proprie esigenze, è utile seguire un criterio ben preciso: quello che segue Infinidat viene chiamato internamente quadro decisionale CDG per l’acquisto di storage. Se si desidera, infatti, aggiornare, espandere, consolidare o modernizzare la propria infrastruttura di storage enterprise si deve partire dal CDG.
Il criterio CDG si struttura su 3 punti fondamentali che aiutano a identificare lo strumento di storage più adatto al lavoro da svolgere:
- Concentrarsi sul problema, sfida o questione da risolvere
- Delineare le caratteristiche che servono per risolverlo
- Guidare l’allineamento sulla base delle leading practice
Infinidat e i suoi partner di canale forniscono approfondimenti sulle pratiche principali che aiutano ad individuare lo strumento ottimale per la propria azienda al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. Inoltre, Infinidat è in grado di aiutare le aziende a definire i problemi reali e ad abbinare le giuste capacità, per un allineamento preciso. Si tratta di un framework ripetibile, semplice, memorabile e che può essere applicato a qualsiasi ambito, dallo storage primario a quello secondario, dalla protezione dai ransomware alla business continuity/Disaster recovery e molto altro ancora.
Ecco, nello specifico, alcuni scenari dove l’abbinamento tra soluzione e tipologia di lavoro è indispensabile.
Scenario n. 1:
Il CEO e il CDA sono preoccupati per la possibilità di attacchi ransomware e hanno incaricato i responsabili IT di adottare una strategia di sicurezza informatica completa. Il perimetro, la rete e il livello applicativo sono protetti, ma dai report degli analisti e dai dati raccolti sembra non essere sufficiente. Che cosa fare allora per assicurarsi di avere lo strumento giusto per proteggere l’azienda da un attacco informatico che potrebbe costare caro?
- C. _ Il problema è che l’infrastruttura di storage legacy è vulnerabile agli attacchi informatici.
- D. _ La caratteristica che risolverebbe il problema è la Cyber storage resilience (lo strumento).
- G. _ La pratica principale è incorporare la resilienza del cyber storage nella strategia di sicurezza informatica aziendale. Inoltre, sarebbe ideale aumentare la resilienza informatica sfruttando lo spazio di archiviazione per poter così bloccare eventuali minacce ransomware o, se attaccati, recuperare una copia dei dati “sicura” per non intaccare la continuità operativa.
In questo modo il problema di sicurezza è stato “analizzato” tramite il criterio CDG. Una volta individuato il piano d’azione, è chiaro che per colmare la lacuna nell’implementazione della sicurezza informatica è necessario aggiungere la resilienza informatica all’ambiente di storage enterprise attraverso strumenti mirati, come ad esempio InfiniSafe®.
Scenario n. 2:
L’infrastruttura di storage è troppo complessa ed è necessario gestire troppi array diversi. Questo implica anche tanti interventi manuali e le spese operative sono in continuo aumento, in un momento storico durante il quale l’attenzione del CIO e dei dirigenti IT è concentrata sulla riduzione dei costi. Cosa fare, quindi, per assicurarsi lo strumento giusto per ridurre la complessità?
- C. _ Il problema è che l’infrastruttura di storage legacy è complessa.
- D. _ Ciò che risolverebbe il problema è il consolidamento dello storage e l’automazione autonoma (gli strumenti).
- G. _ La pratica principale è il consolidamento di più array di storage possibili in uno o due array su scala petabyte, ad esempio passando da 20 a 2 array. In questo caso, quindi, è necessaria l’introduzione non solo dell’automazione, ma dell’automazione autonoma all’interno dell’infrastruttura dati aziendale.
Una volta analizzato il problema tramite il criterio CDG, è chiaro che è necessario scegliere una soluzione di storage enterprise adatta al consolidamento dello storage e che includa l’automazione autonoma.
Scenario n. 3:
I costi per lo storage enterprise sono troppo elevati e l’azienda ha acquistato molti array nel corso degli anni. È necessario ridurre i costi, comprese le spese generali. Cosa fare per assicurarsi di ottenere risparmi sui costi dello storage?
- C. _ Il problema è il costo troppo elevato dell’infrastruttura di storage legacy.
- D. _ La caratteristica che risolverebbe il problema è un modello di consumo flessibile (lo strumento).
- G. _ La pratica principale è consolidare più array in un unico array (o in pochi array) per ridurre i costi di gestione e passare a un modello di consumo flessibile simile al cloud per lo storage on-premise. Infine, è necessario automatizzare lo storage consolidato per contenere i costi.
In questo caso dopo l’analisi CDG si intuisce che il primo passo è il consolidamento dello storage. Segue l’implementazione dello storage con un modello di consumo flessibile, che si tratti di OpEx o di un mix di CapEx e OpEx o di Storage-as-a-Service (STaaS) completo.
In conclusione, quando le aziende si trovano di fronte a una problematica legata allo spazio di archiviazione dovrebbero sempre analizzarlo tramite CDG. Questo criterio, infatti, è semplice ed efficace, ma soprattutto è orientato alla soluzione dei problemi e all’azione. Infinidat e i propri partner di canale, alcuni dei migliori system integratori del settore, sono pronti a supportare le aziende per aiutarle a implementare la soluzione di storage enterprise più adatta a seconda delle esigenze.
A cura di Eric Herzog, CMO di Infinidat