Negli anni precedenti la pandemia, era consuetudine che in ogni conferenza dedicata alla tecnologia per le aziende, riecheggiasse la parola d’ordine “agilità“. Era necessario essere agili perché il “mondo sta cambiando“. Un’altra frase preferita recitava “il cambiamento è l’unica costante“, una buona citazione del filosofo greco Eraclito, anche se poi costantemente abusata nei secoli successivi. Oggi, però, chi lodava l’adattabilità e l’agilità ha dimostrato di aver ragione, o, forse, più ragione. Certamente ha senso essere in grado di cambiare e adattarsi rapidamente perché viviamo in un’epoca in cui le cose sono ancora meno prevedibili del solito. Una pandemia, un conflitto geopolitico, le guerre commerciali, il caos legato alle supply chain, il cambiamento climatico e i piani su come affrontare la sostenibilità e il futuro del pianeta continuano a sconvolgere lo status quo. Ci troviamo perciò a navigare in acque piuttosto torbide.
Personalmente preferisco utilizzare il termine “flessibilità”, che ha un significato molto simile ad “agilità” ma è un po’ meno pretenzioso, e sono convinto che mantenere la massima flessibilità in quattro aree specifiche sarà il modo migliore per le aziende di sopravvivere e crescere.
Piani flessibili per le licenze
Al di là di qualche eccezione, risulta chiaro che il modello subscription per le licenze si sia affermato come la modalità preferita per il software aziendale. In passato, si acquistavano soluzioni software spesso sovradimensionate pagandole anticipatamente e si proseguiva con un fee di manutenzione annuale. Questa situazione poco flessibile portava scarso valore all’acquirente, nessuna correlazione tra l’uso e il prezzo pagato e un effettivo “lock-in”, una dipendenza che rendeva difficile cambiare il fornitore esistente. Ma con il modello subscription, si paga in base al consumo e senza alcuna penale per il sottoutilizzo o il sovrautilizzo. Ciò offre un valore dimostrabile per il CFO, ma anche la sicurezza di poter testare idee e progetti con un rischio minimo grazie alla possibilità di poterli dismettere rapidamente.
Un’infrastruttura cloud flessibile
Oggi è necessario allineare le operazioni IT con l’attuale ambiente in costante cambiamento e l’ampia diffusione del lavoro ibrido. Già in crescita prima della pandemia, abbiamo visto una chiara accelerazione nell’uso di applicazioni di cloud pubblico e privato. Questo in parte perché supportano il telelavoro, la collaborazione, la VDI e l’assistenza da remoto in modo intrinseco e indipendente dai dispositivi. Inoltre, il cloud solitamente adotta un modello subscription, i cui vantaggi abbiamo già discusso. Verosimilmente l’adozione di un approccio di cloud ibrido sarà una soluzione ottimale, in grado di soddisfare qualsiasi aspetto flessibile del futuro del lavoro a breve e medio termine. Le soluzioni cloud sono veloci da impostare, facili da internazionalizzare e scalare, e possono anche essere dismesse facilmente. Questo è l’esempio perfetto di un’architettura IT flessibile che soddisfa le necessità di un’azienda.
Una forza lavoro flessibile
Probabilmente molte, se non la maggior parte, delle imprese che operano nella Knowledge Economy persisteranno con un approccio al lavoro ibrido anche quando usciremo dalla pandemia. Tuttavia, è difficile fare previsioni. In alcune aziende, il personale sta rientrando in ufficio solo per alcuni giorni della settimana, ma non riusciamo a prevedere quali modelli di lavoro flessibile emergeranno. Questa situazione presenta delle sfide, ma anche delle opportunità, perché abbiamo la possibilità di creare un nuovo mondo del lavoro, in cui le persone possono lavorare da luoghi in cui si sentono a loro agio, motivate ed equilibrate. Inoltre, è necessario trovare nuovi modi per stimolare la collaborazione: ciò comporterà un cambiamento di mentalità e comportamenti, la progettazione di nuovi spazi di lavoro e di nuovi sistemi di gestione della conoscenza e di lavoro in team. Se avremo successo, potremo tutti provare un nuovo senso di libertà, lontano dai sistemi basati sul presenzialismo e su impegnativi spostamenti casa-ufficio quotidiani che improvvisamente sembrano obsoleti e inutili.
Una leadership flessibile
I leader aziendali devono stimolare il cambiamento flessibile e infondere la cultura desiderata, ma oggi questo è in qualche modo più difficile che mai. I CEO non possono pensare di indicare un’unica visione che possa andare bene per gli anni a venire, ma devono condividere un senso di adattamento al cambiamento. Non è un messaggio facile da promuovere, ma è essenziale che i dipendenti sappiano che il cambiamento flessibile sarà una costante per qualche tempo a venire. Per esempio, i commercianti non sanno se lo shopping su strada tornerà ad essere preponderante così come non c’è certezza dei desiderata della clientela in ambito hospitality. È necessario ascoltare e cogliere i segni di come sono cambiati i comportamenti umani a seguito della pandemia. I leader avranno bisogno di pianificare, naturalmente, ma dovranno anche accettare la necessità di dover correggere la rotta su base regolare. In qualche modo, consapevolmente o meno, dimostreranno “antifragilità”.
Come ha scritto Nassim Nicholas Taleb nel suo libro Antifragile, prosperare nel disordine: “Alcune cose traggono vantaggio dagli shock; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, alla casualità, al disordine e ai fattori di stress e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. L’antifragilità va oltre la resilienza o la robustezza. Il resiliente resiste agli shock e rimane lo stesso; l’antifragile migliora“.
E così tutti guardiamo al futuro, sicuri soltanto del fatto che, come ha scritto il matematico John Allen Paulos, “l’incertezza è l’unica certezza che esiste“. Questo è vero oggi come lo era ai tempi di Eraclito. Ma se siamo sufficientemente flessibili, supereremo anche questa situazione.