Le operazioni di M&A (Merger & Acquisition) sono in forte aumento. Stando ai dati di Refinitiv, il valore di fusioni e acquisizioni è salito a 5,9 trilioni di dollari nel 2021, con un aumento del 64% rispetto al 2020. Occorre notare, tuttavia, che questo genere di attività ha subìto un duro colpo nel 2020, a causa della pandemia, ed è più che lecito pensare che l’anno record 2021 sia stato in qualche modo condizionato da una precedente frenata della domanda. Secondo PwC, tuttavia, anche nel 2022 il ritmo continuerà a essere sostenuto, probabilmente senza raggiungere però alcun record.
McKinsey & Company ha spiegato come l’impennata registrata sia dovuta al fatto che le aziende ricorrano a operazioni di fusioni e acquisizioni “per gestire gli effetti economici ancora imprevedibili della pandemia COVID-19 e per trovare il loro assetto strategico. Attraverso le operazioni di M&A, desiderano razionalizzare le loro attività, stabilire o estendere le proprie capacità digitali, acquisire i migliori talenti e la loro posizione competitiva“. A ben vedere, siamo di fronte agli obiettivi che le operazioni di fusione e acquisizione hanno da sempre perseguito.
M&A “through-cycle” e M&A “Big Bang”
Quando si cerca di comprendere le strategie di fusione e acquisizione di maggior successo è facile addentrarsi in svariate teorie. Tuttavia, i due approcci più diffusi sono quelli definiti a “ciclo continuo” (“through-cycle”) e “Big Bang”. L’M&A through-cycle è costituito da una serie di acquisizioni che ruotano attorno a un unico obiettivo o tema di business. Il Big Bang è – lo descrive la parola stessa – grande ed esplosivo: il valore di mercato della società acquisita è superiore o uguale al 30% del valore di mercato dell’acquirente.
È anche possibile combinare entrambi gli approcci, e molte aziende lo fanno. In questo caso, l’acquisizione Big Bang diventa il “fulcro” attorno al quale le acquisizioni più piccole formano un sottoinsieme di supporto.
Perché tante fusioni e acquisizioni falliscono?
Per quanto appetibili siano i vantaggi derivanti da questo tipo di operazioni, molte volte il fallimento è dietro l’angolo. Si parla del 70-90% del totale delle operazioni, e sui motivi del fallimento si sviluppano – anche in questo caso – diverse teorie: problemi di persone, di tecnologia, di tecnologia che causano problemi alle persone, culture incompatibili. Come ha recentemente affermato un blogger di Forbes, “la maggior parte delle fusioni fallisce perché le persone non sono semplicemente delle scatole”.
Ed è qui che entra in gioco la tecnologia: senza dubbio l’integrazione dei sistemi informatici gioca un ruolo fondamentale per il successo dell’M&A. Quando due aziende si uniscono, o una ne acquisisce un’altra, la nuova entità che ne risulta spesso si ritrova a gestire ogni funzione in maniera doppia: CRM, ERP, applicazioni finanziarie e contabili, piattaforme di gestione della supply chain e del capitale umano. Le modalità con cui le aziende si muovono in questo ambiente inizialmente caotico sono quindi fondamentali.
Rimanere impantanati in un caos di sistemi duplicati azzera qualsiasi slancio iniziale. L’entusiasmo originato dalla stipula dell’accordo, basato sulla promessa di maggiori opportunità, può svanire rapidamente. L’ideale sarebbe quindi che la nuova azienda partisse già dal primo giorno attrezzata e pronta per il nuovo scenario, eppure è più frequente che si trovi ad affrontare incertezze e ostacoli
Dall’entusiasmo per le fusioni e acquisizioni allo slancio continuo
Quando si trovano di fronte a un ecosistema tecnologico complesso, risultato della fusione, molte organizzazioni decidono di “razionalizzare”. Il che significa passare, ad esempio, da due sistemi CRM a uno solo. Una soluzione che a prima vista sembrerebbe una buona idea, eppure, a livello pratico, questo comporta un lavoro di mesi. Nel frattempo, i dipendenti che usano abitualmente l’uno o l’altro sistema si troveranno di certo disorientati, non potendo svolgere il loro lavoro senza dover ricorrere a una serie di soluzioni che richiedono tempo e annientano l’entusiasmo iniziale.
Gli esperti M&A di Boomi suggeriscono invece un altro approccio: utilizzare un iPaaS (integration Platform as a Service) per consentire lo scambio e la visualizzazione dei dati vitali di entrambe le aziende attraverso un unico pannello di controllo. La razionalizzazione delle applicazioni e le economie di scala che derivano dalle operazioni di fusione e acquisizione sono fondamentali, ma non dobbiamo dimenticare che i clienti devono sempre essere l’obiettivo principale, e in uno scenario di M&A i primi clienti sono proprio i dipendenti.
È fondamentale porre le basi per il successo di una nuova entità coesa fornendo un’esperienza di onboarding semplificata. Con un iPaaS, è possibile connettere applicazioni e processi (di qualsiasi tipo: dalle buste paga, ai benefit e l’email, per esempio) per aiutare i nuovi dipendenti a essere produttivi fin dal primo giorno.
Solo attraverso una gestione dell’integrazione dei sistemi IT e dei dati abilitata da un iPaaS è possibile sostenere lo slancio dell’M&A a breve termine e di massimizzarne il valore a lungo termine.