Dal punto di vista tecnologico gli ultimi due anni hanno portato ad una fortissima spinta alla digitalizzazione ma come sappiamo la tecnologia da sola non è abbastanza: servono le persone. Persone che devono essere adeguatamente preparate e skillate per muoversi all’interno di aziende digitali che sappiano stare sempre con un piede nel futuro. Il tema della formazione oggi è quindi uno dei temi centrali e se parliamo di formazione non si può prescindere dal parlare di Università, centri nevralgici dove procede la ricerca e dove insieme si coltivano i talenti che saranno poi chiamati a guidare le aziende e che pertanto sono alla base della nostra economia, rappresentando una delle più importanti chiavi di volta per la ripresa dell’Italia, ora resa ancora più difficile dal periodo incerto che stiamo attraversando.
Questi temi sono stati al centro di un evento digitale organizzato da Oracle in collaborazione con l’Università degli Studi di Salerno dal titolo “L’accelerazione delle Università italiane, chiave di volta per la ripresa del Paese”, dove accanto a Giovanni Ravasio, Vice President e Country Leader Applications di Oracle, moderati dal giornalista di Repubblica Andrea Frollà, ha preso la parola per fare gli onori di casa Vincenzo Loia, Magnifico Rettore dell’Università di Salerno, accompagnato dal Prof. Alfredo De Santis, Delegato di Ateneo per l’Ict, e insieme al Prof. Paolo Atzeni, prorettore alla Didattica dell’Università Roma Tre, collegato da remoto.
Università: la sfida organizzativa
Il capitale più importante per il futuro del Paese sono senza dubbio i giovani: talenti di oggi e domani che con le loro competenze ed energie possono fare la differenza nell’affrontare il rilancio e sostenere l’innovazione, in particolare in ambito digitale.
Le Università hanno un ruolo fondamentale perché sono chiamate a forgiare i talenti con sempre maggiore flessibilità, efficienza, attrattività, integrazione con il mondo dell’impresa e con le altre istituzioni. Alla sfida didattica si affianca una altrettanto importante sfida organizzativa, che trova nelle piattaforme tecnologiche leva di successo.
“Quelli che stiamo attraversando sono anni intensi e sfidanti anche dal punto di vista della tecnologia – esordisce Loia -. Come Università di Salerno abbiamo passato gli ultimi due anni a trasformarci per inventare soluzioni che potessero rispondere agli eventi imprecisi e incerti che stavamo e stiamo affrontando in maniera rapida e puntuale. In meno di due settimane, durante il primo lockdown del 2020, abbiamo portato gli 800 corsi previsti per quel semestre online, arrivando ad erogare online durante tutto l’anno accademico 1.200 corsi. Il tutto guidati dalla consapevolezza che non dovevamo vivere solo di emergenza. La nostra sfida, infatti, è stata quella di identificare un percorso che ci consentisse di consolidare la nostra piattaforma tecnologica per rispondere all’emergenza ma anche per andare avanti e progredire al di fuori del contesto di emergenza. Quindi è stato necessario per noi adottare nel corso del tempo una piattaforma complessa che è andata ad abilitare processi sempre più complessi. Come Università non potevamo trascurare l’aspetto gestionale, che è quello più nascosto ma che è quello che poi permette che tutto funzioni regolarmente e che gli studenti continuino a studiare e i ricercatori a fare ricerca, con gli effetti che questo ha sul sistema Paese”.
La tecnologia protagonista
Oracle, come cloud company che investe sull’innovazione in cloud con lo sviluppo di applicazioni in cloud native è stata scelta dall’Università di Salerno (tra le altre citiamo anche l’Università di Harward, Stanford e Oxford) per pianificare e sostenere la sua strategia con l’obiettivo di mettere in piedi un apparato tecnologico che processo per processo vada ad innovare tenendo sempre presente non solo la situazione contingente ma anche la strategia futura. Spiega Ravasio: “Oracle mette a disposizione degli Atenei la sua tecnologia cloud in modalità flessibile e soprattutto in maniera tale da dare una visione prospettica perché la strategia va calata sulla singola realtà del singolo Ateneo, soprattutto per quanto riguarda la parte gestionale, che spesso rimane nascosta dietro le quinte”.
Il tema è assolutamente strategico perché è fondamentale per un Ateneo avere a disposizione un tool che abiliti la parte di gestione dell’Ateneo stesso in maniera flessibile, agile e prospettica, tenendo presenti anche quali saranno le svolte e i processi futuri, soprattutto ora che è il momento di cogliere appieno le opportunità offerte dai fondi del PNRR, che vanno messe a frutto e vanno indirizzate per offrire a personale e studenti tante nuove possibilità. Perno su cui ruota tutto, sottolinea Ravasio: il dato, che deve essere messo al centro di un processo di gestione flessibile e innovativo abilitando un’innovazione legata a qualsiasi tipo di evoluzione verso l’esterno. E questo parte da un’automatizzazione dei tool di amministrazione, che possono davvero fare la differenza anche nell’attrarre talenti. AI e cloud giocano un ruolo fondamentale da questo punto di vista e secondo Ravasio la centralità del dato deve guidare le strategie degli Atenei, che dovrebbero prendere spunto da come il dato viene utilizzato in ambito marketing.
Università di Salerno: attenta alla tecnologia
L’Università di Salerno è sempre stata molto attiva su questo fronte, come dimostra l’introduzione nel 2001 del processo di digitalizzazione del protocollo informatico, nel 2014 della possibilità di verbalizzare elettronicamente gli esami e le tesi di laurea, fino ad arrivare oggi all’impiego della tecnologia di back-end per supportare ad esempio l’internazionalizzazione degli studenti esteri che vogliono partecipare ai corsi di laurea dell’Ateneo salernitano. “Alte tematiche su cui ci siamo concentrati sono ad esempio quella della gestione dei parcheggi o della gestione dell’accesso all’Università” spiega il prof. De Santis “con un focus sulla realizzazion di un sistema che agisca proattivamente per prevedere e reagire di fronte a nuove esigenze che possono insorgere con il passare del tempo”.
“Una parte del cammino è stato percorso – conclude Azteni – ma molto lavoro è ancora da fare perché l’Università, come tutte le realtà complesse, presenta tanti aspetti che si prestano ad essere migliorati e semplificati, a partire da tutte le attività burocratiche, che se venissero man mano automatizzate permetterebbero non solo un risparmio ma soprattutto sgraverebbero il personale dalle attività ripetitive liberando un maggior tempo da investire nelle attività a valore aggiunto, che si traducono in valore anche per gli studenti”.