Secondo Boomi, dopo un 2020 che ha messo in dubbio tutte le nostre certezze, i primi mesi del 2021 ci insegnano che ancora tutto è possibile e che il lavoro da remoto, il cambiamento nell’approccio agli investimenti e l’evoluzione delle relazioni tra risorse umane e IT tracceranno la strada verso un futuro ibrido, connesso e collaborativo.
Trasformazione è una parola molto usata, specialmente in ambito IT, e il 2020 è stato un anno in cui questa parola ha assunto un significato estremamente tangibile. Fabio Invernizzi, Sales director EMEA South di Boomi, si riferisce a una trasformazione non solo tecnologica e di business, ma soprattutto culturale. Un esempio su tutti è il cambiamento dell’ambiente e della modalità di lavoro, un aspetto che è destinato a ulteriori cambiamenti nel prossimo futuro. Per questo motivo il manager è convinto che valga la pena soffermarsi per evidenziare alcuni trend che, a parere di Boomi, si stanno delineando.
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Diffusione sempre più ampia del telelavoro e delle nuove modalità di connessione e condivisione
Non è una sorpresa che continuerà ad affermarsi e si diffonderà ulteriormente la pratica del lavoro da remoto, anche se con modalità diverse e non a tempo pieno per tutti. Le aziende si troveranno a dover ripensare profondamente il concetto di “luogo di lavoro”, di connettività e servizi, e anche le tempistiche nel corso della giornata, in uno scenario in cui la forza lavoro opera da luoghi e con orari diversi e sfrutta strumenti e applicazioni sempre più eterogeni per restare connessa e collaborativa. Secondo Boomi, emergeranno nuovi servizi proposti dai vendor e dai provider, e anche nuovi attori innovativi.
Sia che si tratti di accedere ai server e ai dati aziendali in maniera sicura, che di digitalizzare o automatizzare i processi, prepararsi ad affrontare cambiamenti rapidi rimanendo comunque operativi da remoto sarà un aspetto cruciale da considerare nel normale ciclo di vita dell’azienda.
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L’adozione sempre più diffusa dei modelli SaaS e multi-cloud e il ruolo dell’integrazione
Per Boomi è evidente che i settori e le aziende che avevano già realizzato la propria trasformazione digitale sono quelli che hanno resistito meglio agli effetti legati al COVID-19, anzi. È stata una lezione importante, e in un contesto di economia sempre più digitale e smart-working l’adozione del multi-cloud e delle applicazioni in modalità SaaS (Software-as-a-Service) accelereranno ancora. Diversi studi, tra cui quello condotto da Coleman Parkes nel 2020 sul dilemma dell’innovazione nell’ERP, prevedono, anche in Italia, la ridistribuzione dei budget IT a favore del trittico consolidamento-migrazione cloud e integrazione dei dati.
La complessità e l’espansione dei cloud, pubblici e privati, accanto alla persistenza di data center on-premise è un mix che oggi caratterizza la maggior parte delle infrastrutture IT aziendali. Disporre di diversi ambienti offre di certo molti vantaggi, perché le infrastrutture coinvolte possono adattarsi alle esigenze dell’azienda o a meccanismi diversi di distribuzione o alle applicazioni, sarà però sempre più necessario garantire la coerenza delle operazioni e la possibilità di interagire con tutti, all’interno e all’esterno dell’azienda, collegando applicazioni, dati, persone ed eliminando i silos.
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Grandi cambiamenti negli investimenti, l’innovazione al centro della ripresa economica
La presidente della Commissione Europea ha più volte definito quello che sta cominciando il “decennio digitale europeo”, ribadendo come una quota importante delle risorse europee andrà a finanziare proprio la trasformazione digitale degli Stati Membri (NextGeneration EU).
Per Boomi si tratta di un’occasione storica e senza precedenti anche per il nostro Paese, non solo per rilanciare l’economia e rimanere competitivi ma per effettuare un vero e proprio cambio di passo verso un profondo rinnovamento.
In questa trasformazione il ruolo della tecnologia sarà ancora più centrale, quale “abilitatore del business”, in grado di facilitare l’adozione di un’infrastruttura agile e flessibile e di far fronte alla necessità di profonda modernizzazione dei processi, e di conseguenza dell’intero ecosistema aziendale, anche grazie alla capacità di fare dialogare sistemi informativi spesso completamente eterogenei.
Parlando in termini di infrastruttura informatica, questa è anche l’occasione per accelerare la modernizzazione applicativa e del middleware per poter garantire l’agilità aziendale necessaria ad affrontare i sempre più mutevoli scenari di business. Le aziende si troveranno, quindi, davanti a scelte strategiche fondamentali per trasformare con successo le proprie organizzazioni dal punto di vista della tecnologia, delle persone e dei processi.
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Concentrarsi sul benessere mentale? Boomi avverte: sarà più importante di quanto crediamo!
Sempre per Boomi, è probabile che vedremo sempre più persone in età lavorativa lasciare i centri cittadini e la periferia delle grandi città scegliendo luoghi più lontani dall’ufficio ma più “piacevoli”, dove il costo degli immobili è più contenuto. Un trend molto diffuso nel mondo che però nel nostro Paese si scontra ancora con un digital divide pronunciato, con alcune aree della Penisola che soffrono ancora una mancanza totale di accesso o una fruizione appena parziale delle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche.
Anche in questo contesto, quindi, l’accelerazione verso la creazione di una infrastruttura digitale nazionale sarà fondamentale per far sì che il nostro Paese raggiunga l’obiettivo di una società digitale pienamente inclusiva. Interventi come il completamento del piano aree bianche per la banda ultra-larga, la creazione di un piano per le scuole, e la capacità di spingere verso il Fixed Wireless Access (FWA) saranno decisivi per colmare il digital divide e abilitare anche un nuovo modo di lavorare che possa essere più compatibile con i nuovi stile di vita.
Oltre ai benefici, il remote-working potrebbe però portare anche a una serie di rischi, specialmente dal punto di vista del diritto alla disconnessione, del numero di ore lavorate quotidianamente e della minore interazione sociale. Diversi studi stanno approfondendo l’impatto che questo nuova modalità di lavoro comporta sul benessere psicofisico del dipendente e, quando saranno disponibili, le aziende dovranno applicare nuovi protocolli (o anche anticiparli) e probabilmente introdurre nuove figure professionali per regolamentare questa situazione e pensare al benessere dei dipendenti, tornando forse a dare più senso a quell’“H” dell’acronimo “HR”. Concetto che dà spunto al paragrafo successivo.
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La collaborazione necessaria tra risorse umane e IT
Nei prossimi anni, anche i processi HR legati all’assunzione e all’on-boarding (e off-boarding), fino alla misurazione delle performance, saranno gestiti a distanza e rimodellati in base all’utilizzo e alle necessità di chi lavora da remoto. Tale scenario implica un lavoro impegnativo sui dati HR per permettere ai responsabili dell’azienda di bilanciare l’equilibrio tra gli interessi dei dipendenti e quelli del business.
Per Boomi, questo approccio renderà le Risorse Umane una funzione strategica per poter migliorare il processo decisionale dei vertici aziendali. Nel punto di intersezione tra workflow e dati si trovano in realtà sia i dipartimenti HR che IT, che dovranno essere in grado di affrontare insieme il cambiamento culturale e gli aspetti emotivi legati alla trasformazione in atto.
Per le risorse umane la collaborazione con il dipartimento IT diventerà essenziale per tracciare dapprima una mappa dell’itinerario di ritorno al lavoro e poi una seconda roadmap che aiuti a definire la sostenibilità dell’organizzazione del lavoro (tecnologie di rete sicure, piattaforme di collaborazione, device pronti all’uso), in linea con i bisogni dei dipendenti (coaching, supporto contro il senso di isolamento, consulenza finanziaria).
Per quanto riguarda la tecnologia, l’HR lavorerà in collaborazione con i team IT e di innovazione per garantire una connessione allo spazio di lavoro virtuale costante e affidabile, affrontando al contempo le questioni tecniche che riguardano la privacy, la sicurezza e il benessere generale dei dipendenti.
Ancora secondo Fabio Invernizzi, Sales director EMEA South di Boomi: «I cinque trend che abbiamo identificato confermano, sotto i vari aspetti, come in uno scenario globale sempre più complesso, dal punto di vista dell’IT serviranno strumenti agili e veloci, adattabili non solo ad ambienti cloud ma anche ibridi, per riuscire a gestire nei tempi e nei modi necessari il business».
«Vivremo sempre più in un ecosistema collegato, che rappresenta un viaggio digitale continuo nel quale la disponibilità dei dati, la connettività pervasiva e il coinvolgimento degli utenti rappresenteranno gli elementi cardine intorno ai quali ruota un’esperienza completa e integrata».
In questo contesto dotarsi di uno strumento come Boomi che permette di governare il dialogo di tutto l’ecosistema digitale aziendale, presente e futuro, di digitalizzare velocemente i processi grazie all’approccio low-code, di garantire la qualità e l’affidabilità dei dati e l’interscambio sicuro con terze parti, diventerà una scelta vincente e indispensabile.