Ivan Stanzial (in foto), Managing Director di Archiva Group, spiega la sua opinione su come affrontare la Trasformazione Digitale.
Buona lettura.
Oggi si sente sempre più spesso parlare di Trasformazione Digitale o Digital Transformation. Occorre però fare una puntualizzazione: un conto è parlare di Transizione Digitale, nel senso del ricorso sempre più frequente alle tecnologie digitali, diverso è parlare di Trasformazione Digitale che significa cambiare il proprio modello di business grazie alle possibilità e capacità proprie delle tecnologie digitali in un processo potenzialmente infinito di miglioramento continuo. È questa sua potenziale “infinità” che scoraggia chi è abituato a vedere un progetto come qualcosa di “fisico”, come la costruzione di un capannone o l’acquisto di un macchinario, e, certamente, un progetto di trasformazione digitale non può essere affrontato con lo stesso mindset. Non si può aspettare la fine di qualcosa che di per sé è infinito, dobbiamo necessariamente imporci delle tappe brevi dove cogliere il valore per poi ripartire con maggior slancio, sino al rifornimento successivo.
Per approcciare al meglio il cambiamento è fondamentale partire da una visione d’insieme, olistica se vogliamo. L’approccio consulenziale, che di norma è votato a lavorare nel domani, piuttosto che nell’oggi è preferibile rispetto a un atteggiamento tecnologico che parte in quarta sul versante dell’implementazione tecnologica. Il valore spesso risiede nei processi: capire quali attività sono radicate nell’azienda e oggi risultano superflue, serve per mettere a fuoco tutte le aree coinvolte nel processo della generazione dei documenti e a capire come puntare a processi eccellenti. La parte consulenziale è fondamentale perché tocca un aspetto cruciale che spesso viene trascurato: il change management. Ovvero portare gli operativi di un’azienda a capire il perché è necessario un cambiamento e a vederlo in un’ottica di positività. Spesso lo strumento tecnologico inserito in azienda spaventa, è abbastanza naturale che le persone “non si vogliano togliere il lavoro”. Ma l’obiettivo è efficientare, non licenziare, è quindi necessario tagliare delle attività per sostituirle con qualcosa di più produttivo, votato al valore come tutto ciò che ad esempio attiene all’esperienza del cliente con la nostra organizzazione.
Il grosso problema nei progetti di Trasformazione Digitale è proprio la resistenza che tutti i progetti di cambiamento, anche quelli della vita privata, portano inevitabilmente con sé. Se i nostri collaboratori non avranno chiaro l’obiettivo che si vuole raggiungere con la trasformazione e quale sia la motivazione alle spalle del cambiamento, potenzialmente il nostro progetto è destinato al fallimento.
Tagliare attività che non hanno alcun valore crea non solo efficienza, ma anche e soprattutto collaboratori più contenti e appagati, che in un momento di carenza di risorse umane non è un beneficio da sottovalutare. Automatizzare significa quindi proteggere i collaboratori dai rischi dell’alienazione dovuta ad attività che loro stessi capiscono non essere a valore. Il processo porta di conseguenza anche a rivedere il modello di business e a fare in modo che i dipendenti siano sempre di più il cuore dell’azienda. Si deve fare in modo che portino produttività e non siano più dei semplici esecutori di attività. La trasformazione digitale, quindi, ha solo in parte a che vedere con la tecnologia che deve abilitare il cambiamento. Attiene in maggior modo a porsi una semplice domanda: cosa NON deve assolutamente cambiare nella mia organizzazione? Ecco, tutto il resto, per definizione può essere migliorato.