Quella che stiamo vivendo è l’era dell’Intelligenza Artificiale. Dopo un periodo iniziale caratterizzato da paura e scetticismo, spesso instillato nelle nostre menti da storie fantascientifiche, l’AI è entrata prepotentemente nelle nostre vite, modificando il nostro modo di agire e, soprattutto, di lavorare.
I vantaggi che derivano dall’uso dell’Intelligenza Artificiale, in molti contesti e settori, è innegabile: dall’automazione di processi pericolosi in ambito industriale, al rilevamento delle minacce informatiche nel settore della cybersecurity, fino al miglioramento del customer service e alla personalizzazione della customer experience nel retail.
Però, come ogni tecnologica rivoluzionaria, anche l’Intelligenza Artificiale deve essere usata con criterio e attenzione, in quanto potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio per la sicurezza aziendale. Per questo esistono delle normative che ne regolarizzano l’uso, la più recente è l’AI Act, un documento che introduce nell’Unione Europea la prima regolamentazione uniforme sulle tecnologie legate all’intelligenza artificiale.
L’AI Act adotta un approccio simile al GDPR nel determinare l’ambito di applicazione. Infatti, non si estende solo ai fornitori di sistemi di Intelligenza Artificiale che operano all’interno dell’UE, ma anche a quelli al di fuori dell’Unione stessa, se i risultati delle elaborazioni dei loro sistemi sono utilizzati nell’UE. Inoltre, il regolamento si applica a chiunque sia coinvolto nell’uso di sistemi di Intelligenza Artificiale.
In questo articolo scopriamo quali sono i rischi legati all’uso improprio e non regolamentato dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle aziende e cosa possono fare i datori di lavoro per proteggersi da tali rischi.
Rischi legati all’Intelligenza Artificiale: la minaccia dilagante della Shadow AI
Uno dei fenomeni più diffusi nelle aziende oggi è la Shadow AI, ovvero l’utilizzo di servizi e applicazioni di Intelligenza Artificiale da parte dei dipendenti, senza l’autorizzazione dei datori di lavoro.
Questo fenomeno sta crescendo insieme all’utilizzo da parte dei lavoratori di applicazioni di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT. I dipendenti, spesso, utilizzano queste piattaforme per le loro attività quotidiane, ma l’azienda non ha sempre una piena consapevolezza dell’utilizzo o, magari, non ha definito dei rigidi protocolli di sicurezza.
Secondo uno studio di Palo Alto Networks, circa il 57% dei dipendenti utilizza applicazioni di AI generativa su base settimanale, mettendo in crisi i team di cybersecurity delle aziende, che si ritrovano costretti a rivedere strategie e controlli. Secondo gli esperti di cybersecurity, l’espansione dell’Intelligenza Artificiale è molto più rapida rispetto a quella di tecnologie precedenti, come gli smartphone o il web, e, di conseguenza, aumenta il rischio di utilizzi non regolamentati.
Ma quali sono i rischi legati alla Shadow AI? Teresa Potenza, giornalista ed esperta di Intelligenza Artificiale che fa parte del JournalismAI, ne individua 4:
- Sicurezza dei dati. Uno dei rischi maggiori di un uso incontrollato dell’Intelligenza Artificiale sul posto di lavoro è senza dubbio la sicurezza dei dati. Utilizzare modelli creati ad hoc e magari anche efficienti, ma che non aderiscono agli standard di sicurezza aziendali, può portare a un uso superficiale ed esporre così informazioni sensibili a cyber attacchi. Per dati si intendono non solo quelli legati all’azienda, ma anche a quelli dei clienti. E questo porta inevitabilmente a gravi ripercussioni finanziarie e di immagine.
- Rischi legali. La conformità alle normative sulla privacy e sulla protezione dei dati, primo fra tutti il GDPR in Europa, è un altro punto da tenere bene a mente quando si parla di shadow AI. Quando si agisce in modo superficiale e senza supervisione, in contesti aziendali, è facile trascurare requisiti legali complessi ed esporre l’impresa (e se stessi) a cause legali – oltre che a danni di immagine. E questo porta a sua volta a cause finanziarie e alla perdita di fiducia sia di clienti che di partner commerciali. La shadow AI in ufficio va affrontata con consapevolezza ma anche flessibilità.
- Incoerenza dei dati. Qui entriamo in un argomento a cui spesso non si pensa quando si agisce da soli, cioè senza coordinarsi con altri dipartimenti aziendali: la frammentazione e l’incoerenza dei dati all’interno della società stessa. E questo può portare a decisioni basate su dati incompleti o inaccurati. Ma c’è di più. La diffusione della shadow AI può, a lungo termine, erodere la cultura aziendale e minare la fiducia e la collaborazione tra colleghe e colleghi. Anzi, se si porta lo sguardo ancora più in là, potrebbe insinuarsi la mentalità del “possiamo fare tutto ciò che vogliamo” perché la governance non fa sentire la sua presenza.
- Etica e trasparenza. E infine, l’etica. La questione dei bias dell’Intelligenza Artificiale generativa è cruciale e, senza supervisione, c’è il rischio che si impieghino algoritmi che diffondono discriminazioni e pregiudizi. L’etica deve ormai costituire la base di qualsiasi uso dell’Intelligenza Artificiale generativa, personale e professionale.
Formazione come arma di difesa
Quello che viene da chiedersi dunque è: come fare a difendersi da tali rischi e prevenire che fenomeni come la Shadow AI dilaghino in azienda? La soluzione è una: la formazione dei dipendenti.
Le aziende possono investire in programmi di formazione che promuovano un ambiente lavorativo in cui la tecnologia venga utilizzata in modo etico, sicuro e conforme alle normative come l’AI Act. Come anticipato all’inizio di questo articolo, l’Intelligenza Artificiale è una tecnologia vantaggiosa che, se usata con criterio, porta grandi benefici alle aziende. Dare ai propri dipendenti un vademecum su come utilizzare l’Intelligenza Artificiale, organizzare dei workshop o dei corsi di formazione, istituire dei protocolli di sicurezza, revisione e approvazione, può essere utile per proteggere lavoratori e azienda dai rischi sopra citati.