Il 2022 ha segnato un cambio di passo per Netalia, il Public Cloud Service Provider italiano e indipendente: l’azienda registra infatti un fatturato in crescita del 66% sull’anno precedente e prevede un tasso di incremento ancora più ambizioso per il 2023, non a caso l’anno simbolo della “grande migrazione” al Cloud della Pubblica Amministrazione italiana.
Sono due i pilastri su cui poggia un’idea di business nata nel lontano 2010 – per i parametri del settore – e oggi diventata un’impresa nazionale di riferimento per il proprio segmento: il primo riguarda il modello di erogazione del servizio, ovvero il Public Cloud; il secondo riguarda il perimetro di azione, che corrisponde geograficamente e per diritto a quello nazionale.
“Il Public Cloud è il modello più adatto per accompagnare un percorso di sviluppo micro e macro economico: è flessibile e scalabile virtualmente senza limiti, minimizza i rischi di lock-in e annulla quelli di obsolescenza tecnologica, è facilmente integrabile in soluzioni ibride e multi-cloud, le più diffuse e ricercate”, afferma Michele Zunino, Fondatore e Amministratore Delegato di Netalia.
È poi fondamentale che tutta la filiera dell’infrastruttura risieda in Italia. Da sempre, prendere buone decisioni dipende sostanzialmente da due fattori: la quantità e la qualità delle informazioni che si hanno a disposizione e la capacità di elaborarle bene e velocemente. “Nel terzo millennio, ampiezza d’archivio e potenza di calcolo sono indissolubilmente legate alla tecnologia: chi la presidia, ha vinto la gara della competitività e dell’innovazione”, prosegue Zunino. “Per questo, la sovranità nazionale non è protezionismo formale: è difesa di un intero sistema produttivo, contro qualunque evenienza. Una necessità che i delicatissimi equilibri geopolitici di oggi dimostrano ogni giorno”.
Ragionare in ottica di sistema è un altro tratto distintivo di Netalia: se nessun uomo è un’isola, ancor meno lo sono un’azienda o un’istituzione, specie in un’epoca always-on e iperconnessa. Operare in ambito di reti e infrastrutture digitali significa assumersi una responsabilità sociale, economica, politica nel senso più ampio del termine. “I nostri policy maker, anche a livello europeo, sembrano avere finalmente compreso l’importanza strategica di un’infrastruttura di Cloud Computing. In Italia, ne è un esempio la nascita del Polo Strategico Nazionale, nell’alveo delle tante importanti missioni del PNRR. Netalia è a disposizione dell’esecutivo come interlocutore e aggregatore di esigenze e soluzioni, in una visione collettiva e attenta alle istanze di tutto l’ecosistema”, conclude Zunino.
Le istanze del mercato sono sottoposte alla legge del cambiamento costante, tipica di un mondo VUCA. In questo contesto, Netalia non si pone come l’ennesimo operatore tecnologico, perché non è più la tecnologia a fare la differenza in termini di produttività. Sono le logiche e i processi di business, modificandosi, a determinare la direzione. Applicato al Cloud, questo si traduce in uno spostamento di focus lungo la catena del valore che Netalia ha intercettato in anticipo e sta restituendo a un mercato ancora parzialmente inconsapevole dei propri bisogni. Il nucleo più sostanziale della gestione delle informazioni si sta infatti spostando dalle infrastrutture fisiche e virtuali (IaaS) alle architetture che compongono le piattaforme (PaaS), fino ai servizi virtualizzati (SaaS), ed è a quei livelli superiori che convergono e si elaborano le nuove funzioni e i nuovi processi che permettono alle organizzazioni di crescere e migliorare.
“Anche nel Cloud, le competenze mangiano la tecnologia a colazione: se l’IT – Data Center compresi – è sempre più una commodity, la capacità di interpretare bisogni specifici e di accompagnare il cambiamento passo passo e in modo personalizzato è il vero fattore di successo. Per i nostri clienti e per Netalia stessa, che cresce sempre più convintamente attraverso un Public Cloud nazionale certificato, sicuro e altamente disponibile”.