La tecnologia ha fatto enormi passi avanti nel corso degli ultimi cinque anni e oggi abbiamo a che fare con innovazioni come le case smart, il cloud, l’intelligenza artificiale e il metaverso. Innovazioni che, fino a poco tempo fa, sembravano troppo anche per i film di fantascienza. Invece il futuro sembra già arrivato e come sempre è il mondo dell’intrattenimento a fare da “palestra” per la sperimentazione e per capire i prossimi trend di sviluppo. Nelle prossime righe scopriremo proprio le tecnologie più promettenti che potrebbero cambiare di nuovo le carte in tavola già a partire dai prossimi mesi.
Una delle più interessanti novità a livello concettuale sarà quella dell’abbattimento delle frontiere tra mondo virtuale e mondo “fisico”. È con questa filosofia che un operatore importante come PokerStars ha lanciato il percorso Power Path, una strada che parte dai tornei di poker online e mette in palio ticket per la partecipazione agli eventi live più prestigiosi. Due le tecnologie che potrebbero accelerare questo processo: la realtà virtuale e il metaverso.
La realtà virtuale non è una novità assoluta ma dopo qualche anno di stallo sembra davvero arrivato il momento dei mondi “nuovi” a portata di visore. I device VR sono sempre più efficienti (ed economici), le infrastrutture di rete stanno migliorando, consentendo il passaggio di incredibili moli di dati, e le aziende sono al lavoro per migliorare gli ambienti virtuali. Una situazione che lascia ben sperare chi sogna di esplorare mondi nuovi seduto comodamente sul proprio divano.
Il metaverso, invece, potrebbe diventare non soltanto un nuovo mondo completamente nuovo ma anche il terreno in cui il Play-to-Earn (P2E) mostrerà le sue potenzialità. Per chi non lo sapesse i modelli Play-to-Earn sono quelli che consentono ai giocatori di guadagnare in base alle loro attività nel gioco. Guadagni che i player possono utilizzare per acquistare oggetti nelle varie piattaforme e universi virtuali.
Un’altra tecnologia che sta trovando terreno fertile nel gaming è l’intelligenza artificiale (AI), ormai diventata imprescindibile per creare avventure, personaggi e ambienti che reagiscono in modo dinamico alle mosse di chi prende in mano i joypad. Giochi come “The Last of US” ne sono un esempio lampante per le ambientazioni mentre gli sviluppatori stanno facendo enormi passi avanti nel rendere sempre più credibili (e imprevedibili) gli NPC, ovvero i personaggi non giocanti.
Molta attenzione, anche a livello monetario, è focalizzata sulla tecnologia Web3, basata su blockchain e protocolli decentralizzati. Stiamo parlando di un ambiente di gioco in cui i giocatori possono commercializzare i propri guadagni digitali attraverso varie piattaforme e che sta creando un importante mercato virtuale. Basata proprio sulla de-centralizzazione, questa tecnologia favorisce transazioni sicure e senza intermediari ed è sempre più apprezzata sia dagli sviluppatori che dai giocatori. Un’evoluzione che rende questi ultimi parte sempre più attiva nell’evoluzione dei giochi.
Nell’introduzione abbiamo parlato del cloud come una delle innovazioni tecnologiche più emblematiche della nostra epoca. Su questa visione concorda Jack Buser, il responsabile del settore giochi di Google Cloud. Nonostante il servizio Stadia non abbia raccolto quanto ci si aspettava, Buser ha recentemente sottolineato come la commistione tra cloud e intelligenza artificiale sia la base per definire l’esperienza videoludica dei prossimi anni.
Stiamo parlando di una nuova era per il gaming in cui saranno la personalizzazione dell’esperienza di gioco a farla da padrone e in cui ogni singolo titolo si adatterà alle esigenze e preferenze del giocatore. Una visione futuristica in cui gli scenari e le interazioni di gioco si evolvono dinamicamente in base a quello che decide di fare o non fare chi gioca.
Un esempio? Se il giocatore desidera un oggetto o ne ha bisogno potrebbe semplicemente “scriverne” o definirne le caratteristiche e il sistema lo creerebbe in automatico, anche se le specifiche non fossero già presenti nella banca dati. Non sappiamo ancora se questo sia effettivamente realizzabile ma si va verso una personalizzazione estrema del gameplaying che appena cinque anni fa sarebbe stata impossibile soltanto da immaginare.