Quando si parla di intelligenza aziendale, IDC ha le idee chiare. Più un’impresa è intelligente, più ha la possibilità di prendere decisioni migliori: a livello strategico, tattico e operativo. Decisioni migliori portano ovviamente a risultati migliori in minor tempo, riducendo sprechi di denaro, di risorse e malumori di clienti e fornitori.
Ma cosa significa, per un’azienda, essere intelligente?
IDC definisce “intelligenza aziendale” la capacità di un’organizzazione di sintetizzare le informazioni di cui ha bisogno per apprendere, applicando la conoscenza risultante su larga scala.
Nel dettaglio:
- La capacità di sintetizzare le informazioni è il processo di conversione dei dati in informazioni e poi in conoscenza.
- La capacità di apprendere si riferisce alla consapevolezza e alla comprensione delle relazioni tra le varie informazioni e conoscenze precedentemente sviluppate, nonché la loro applicazione a un particolare problema.
- L’applicazione della conoscenza su larga scala è il supporto decisionale a tutti i livelli aziendali, dai dirigenti ai lavoratori, fino alle macchine attraverso strumenti di automazione.
Per essere veramente intelligenti, le imprese devono sfruttare gli investimenti in tecnologia e concentrarsi sulle proprie risorse. Le imprese vincenti su questo fronte sono quelle in grado di apprendere continuamente e di adattarsi a questo apprendimento più velocemente dei concorrenti.
Gli ultimi studi condotti da IDC su migliaia di organizzazioni in tutto il mondo hanno evidenziato proprio questo. Dal 70% dei CEO nel 2020 si è passati all’83% del 2021 che esprime la necessità che le proprie organizzazioni siano maggiormente guidate dai dati. L’87% dei CXO in generale afferma che far diventare la propria un’impresa intelligente è oggi la loro priorità principale.
Secondo IDC, è molto importante per le aziende investire non solo nello sviluppo delle proprie capacità nei tre fronti sopra citati (capacità di sintesi, capacità di apprendimento e fornitura di conoscenza su larga scala). Data warehouse in cloud, reti di conoscenza e piattaforme di intelligenza artificiale sono per esempio alcune delle tecnologie che creano le fondamenta dell’intelligenza aziendale. Ma sarebbe appunto un errore fermarsi qui. Le imprese devono anche sviluppare una cultura aziendale centrata sull’utilizzo dei dati, sulla collaborazione con i dati e sull’innovazione con i dati, rendendo questa cultura una componente della propria identità.
Intelligenza aziendale: perché una cultura aziendale dei dati è così importante?
IDC prevede che la spesa per servizi e soluzioni di analisi e gestione dei dati continuerà a crescere con un tasso a due cifre. Se gli investimenti aumentano con questo ritmo, perché allora soltanto il 29% delle organizzazioni intervistate da IDC afferma di essere “molto preparata” ad affrontare le sfide sul fronte dei dati nel prossimo futuro? Perché gli ostacoli a livello culturale, e non tecnologico, rappresentano il maggior freno alle iniziative aziendali sui dati per il 90% delle imprese.
Entro il 2024, IDC prevede che le aziende che non saranno in grado di controllare la crescita dei dati, la capacità di analisi e il proliferare di silos decisionali sperimenteranno un raddoppio della povertà d’attenzione con l’incapacità di separare i segnali dal rumore, ovvero di apprendere e trasformare la conoscenza in un vantaggio competitivo.
Il 26 ottobre, in diretta streaming, si terrà l’edizione 2021 dell’IDC Future of Intelligence Digital Forum. Con la partecipazione di analisti IDC, esperti del settore, leader di aziende italiane e ospiti che porteranno la loro esperienza, l’evento costituirà l’occasione per i CIO, i CDO e i decisori di business per disegnare un’efficace strategia di sviluppo nella Data Economy.