La passione per il gaming in tutto il mondo non accenna a fermarsi: dopo un 2020 da record, giocoforza l’essere chiusi in casa a causa della pandemia di coronavirus, anche il 2021 ha confermato un trend positivo, che ha fatto registrare un’ulteriore crescita del giro d’affari, capace di superare i 2,2 miliardi di euro (Fonte IIDEA, marzo 2022). Tra i maggiori fruitori dei videogiochi, a sorpresa, i trentenni di oggi, forse più appassionati di questo filone rispetto alla Gen Z, per la quale comunque la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, soprattutto se usata a fini di intrattenimento.
Come riportato dalle infografiche di ExpressVPN sul gaming infatti, i Millennial (persone che hanno tra i 20 e i 40 anni) sono più dediti ai videogiochi rispetto alla generazione Z (adolescenti e ventenni) e sono più propensi ad utilizzare i videogiochi con regolarità e per periodi di tempo più lunghi, avendo anche un legame emotivo più forte con questa forma di divertimento, che molti citano come un modo per trovare sollievo dallo stress e per conoscere persone.
Dal Game Boy ai cloud services
D’altronde il videogioco ha iniziato a diventare mainstream intorno agli anni ’80 con l’arrivo dei sistemi portatili come il Game Boy, mentre prima per giocare era necessario recarsi nelle sale di videogiochi o acquistare una delle console casalinghe di gioco che si collegavano tramite cavi alle nostre vecchie tv a tubo catodico. Con la diffusione a macchia d’olio della Playstation e l’arrivo di internet la lingua dei videogiochi diventa trasversale a mondi e generazioni. Impossibile non provare un po’ di nostalgia ma la tecnologia applicata al mondo dei videogiochi ne ha fatta di strada da allora e anche per il futuro sono in serbo tante novità.
I videogiochi moderni si allontanano sempre di più dall’uso di tastiere, joystick e joypad per diventare coinvolgenti da tutti i punti di vista: sono diventati oggi d’uso comune i dispositivi indossabili permettendo ai giocatori di utilizzare direttamente il proprio corpo per dirigere l’azione durante il gioco.
Se inoltre una volta era obbligatorio per due o più videogamers trovarsi nello stesso luogo per iniziare un match ora basta collegarsi via web con chi possiede lo stesso gioco o addirittura, grazie al cloud gaming, si possono sfruttare i servizi cloud per poter accedere a titoli che non si possiedono o che potrebbero non essere supportati sul proprio dispositivo: una sorta di videogioco on-demand (come accade per Netflix e le altre piattaforme) che consente di non dover scaricare il gioco e poterlo giocare anche da chi non possiede strumenti all’avanguardia.
L’avvento della realtà virtuale e della realtà aumentata
In forte ascesa è oggi l’applicazione del concetto di realtà virtuale (VR) al mondo del gaming: in pratica, grazie alla tecnologia il giocatore può essere calato in un’ambientazione ricostruita in 3D per vivere l’esperienza di gioco come se si trovasse davvero in quell’ambiente e in quello scenario.
Tra le applicazioni più comuni della VR ai videogiochi troviamo il mondo degli eSports o delle sale casinò virtuali, dove è possibile essere calati nella realtà virtuale insieme a tanti altri videogiocatori per sfidarsi fino all’ultimo colpo. Per i giocatori che desiderano giocare nei casinò che non dispongono di una licenza AAMS, visitare https://www.stranieri.com/.
Un’ulteriore evoluzione si ha con l’arrivo anche nel mondo dei videogame delle tecnologie di riconoscimento vocale e facciale: i device riconoscono i volti e li ricostruiscono in versione digitale (come accade per la creazione di avatar) mentre la voce consente di azionare i comandi della console e gestire il gameplay con ancora una maggiore comodità, aprendo la possibilità di giocare anche a chi non può utilizzare le braccia e abbattendo quindi le barriere e i limiti fisici.
Diversa dalla VR è, infine, la realtà aumentata o AR, grazie alla quale diventa possibile ottenere informazioni aggiuntive oltre a quelle percepibili attraverso i nostri cinque sensi (il caso più noto è quello di Pokemon Go).