Nelle moderne organizzazioni, l’innovazione avviene solitamente ai margini. Per migliorare l’esperienza dei clienti offrendo applicazioni all’avanguardia, è essenziale disporre di un’infrastruttura cost-effective, a bassa latenza e alte prestazioni. Inoltre, ci sono requisiti di privacy e sovranità dei dati da soddisfare. Per raggiungere questi obiettivi, le capacità di elaborazione dei dati devono essere più vicine all’applicazione stessa. L’edge computing promette molto in questo senso. Ma storicamente, la sua adozione è stata frenata dalla necessità di connettersi di nuovo a un server cloud centrale, dagli investimenti richiesti in risorse e competenze, e da una mancanza di consapevolezza tra i decisori IT sui benefici reali dei casi d’uso edge.
Ora, le cose stanno cambiando. Con l’inizio di questo nuovo anno, c’è la speranza che le funzionalità tecnologiche si stiano finalmente allineando alle aspirazioni di chi da tempo promuove l’edge computing. Ci stiamo avvicinando a una nuova era di processi decisionali realmente decentralizzati, che migliorerà la produttività e l’efficienza dei costi, e rivelerà una serie di nuovi casi d’uso.
Una promessa semplice
L’edge computing nasce da un’idea semplice: le funzionalità di calcolo e di archiviazione vengono spostate verso la periferia della rete, in modo che i dati siano più vicini ai dispositivi, alle applicazioni e agli utenti che li generano e consumano. In questo senso, va in parallelo con l’evoluzione del 5G, che accelererà la domanda di queste funzionalità, portatrici di una nuova generazione di applicazioni a bassa latenza e ad alta intensità di banda, tra cui Augmented Reality (AR) e Realtà Virtuale (VR) in tutti i settori possibili: gaming, retail, guida autonoma e città, fabbriche e ospedali intelligenti. Con le organizzazioni che accelerano i loro sforzi per creare esperienze innovative e coinvolgenti per i clienti, l’edge computing potrebbe in pochi anni diventare quasi onnipresente.
Eppure, per quanto il concetto di fondo sia semplice, la realtà è un po’ più complessa. Infatti, l’edge computing sta emergendo in molte forme diverse. IDC ne descrive tre: hub edge “regionali e metropolitani” distribuiti presso i siti dei fornitori di cloud; multi-access edge compute (MEC), in realtà una piattaforma cloud incorporata nelle stazioni base di telefonia mobile; e soluzioni on-premise/colocation. Insieme, stanno contribuendo all’evoluzione di un mercato che si prevede crescerà ad un CAGR del 27% nei prossimi cinque anni per raggiungere 18 miliardi di dollari entro il 2026.
I problemi, la soluzione
Il problema dell’edge computing di “prima generazione” è che, nonostante la promessa di un modello più decentralizzato, in realtà la maggior parte dei task devono essere eseguiti da un server cloud centralizzato. Ciò significa che il vero edge può estendersi solo fino a un certo punto. Fortunatamente, questo sta cambiando.
Grazie agli enormi progressi nell’infrastruttura cloud distribuita compiuti dai fornitori di cloud hyperscaler come AWS (con AWS Outposts, Wavelength e Local Zones), Google (con Google Distributed Cloud) e Azure (con Azure Edge Zones e Private MEC), l’erogazione di un’infrastruttura gestita dal cloud all’edge è ora una realtà. I dispositivi edge e le nuove funzionalità di database embedded sono potenti e permettono l’elaborazione e l’analisi dei dati a livello locale senza dover ricorrere a un server cloud centrale. Ciò significa che le organizzazioni possono utilizzare nuove distribuzioni edge business-critical che sono anche in grado di lavorare offline. Se un server è necessario, può essere situato molto più vicino a questi dispositivi, sul margine della rete. Quando la maggior parte dei calcoli viene effettuata all’edge, i dati possono essere modellati, filtrati e sincronizzati con i server centrali. Le organizzazioni possono quindi effettuare analisi a livello aggregato e conservare i dati che desiderano, pagando solo ciò di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno.
È proprio la promessa di queste capacità che può guidare la reale innovazione nell’edge computing, mostrando finalmente l’enorme potenziale della tecnologia.
Creare valore per tutti i settori
Perché tutto questo diventi realtà, le organizzazioni devono pianificare attentamente la loro strategia di edge computing. I dati sono fondamentali per costruire applicazioni convincenti, ed è quindi fondamentale garantire l’investimento nel giusto tipo di tecnologia data platform, che può essere distribuita nel cloud o nei data center edge, e infine sui dispositivi edge. Questi dispositivi periferici devono anche avere la capacità di elaborare localmente i dati e fornire approfondimenti in tempo reale offline, se necessario. Infine, i dati devono essere sincronizzati senza soluzione di continuità in modo sicuro e resiliente attraverso questi livelli, come la connettività permette.
Questo tipo di tecnologia sta già rivelando il suo valore in innumerevoli settori, dalla sanità al retail, dai viaggi all’hospitality, alle utility e molto altro.
Parlando di retail, PepsiCo è stata in grado di disegnare una soluzione compatibile con il 5G e disponibile offline per continuare ad abilitare i suoi commerciali sul territorio. Poiché molti di loro operano in ambienti in cui è difficile assicurare un’internet affidabile, era importante per l’azienda fornire una buona applicazione di vendita in prima linea che sincronizzasse automaticamente tutti i suoi dati su un database ogni qualvolta fosse disponibile una connessione internet più affidabile.
Questo è solo l’inizio. Secondo IDC, le reti edge rappresenteranno più del 60% di tutte le infrastrutture cloud distribuite entro il 2023. Decentrare l’elaborazione dei dati in questo modo significa maggiore affidabilità, costi inferiori e supporto per applicazioni ad alta larghezza di banda e bassa latenza che altrimenti non sarebbero possibili. L’impatto sulla produttività, l’innovazione e l’esperienza degli utenti sarà potenzialmente profondo. E sarà la tecnologia edge abbinata ai database mobili next-gen a renderlo possibile.
Di Fabio Gerosa, Sales Director Italy, Couchbase