Il 31 marzo il World Backup Day festeggia 20 anni e mai come oggi diventa fondamentale per utenti e aziende proteggere la risorsa più preziosa, i dati. Vincenzo Costantino, Senior Director Sales Engineering Central Shared Services EMEA di Commvault, analizza il cambiamento avvenuto in questi decenni, dalla SAN al modello cloud.
Venti anni fa quasi tutte le aziende erano focalizzate su due tematiche principali: l’adozione di una Storage Area Network e la realizzazione di soluzioni di Disaster Recovery. Il backup in quel periodo veniva effettuato quasi esclusivamente su delle librerie a nastro e il massimo della tecnologia era avere i silos: sistemi che permettevano di avere moltissimi nastri in linea a disposizione di bracci robotici che li smistavano in modo abbastanza veloce. In alcuni casi veniva utilizzato il cosiddetto vaulting per poter avere un ulteriore livello di sicurezza: i dati venivano scritti su nastri che poi venivano trasportati in un caveau esterno all’azienda.
In questi anni si è assistito prima alla forte introduzione di tecnologie di tipo snapshot che hanno permesso di effettuare immagini istantanee della propria base dati che veniva poi copiata su altri sistemi, e in seguito all’introduzione massiva di sistemi disco come repository per i dati di backup. I vantaggi sono numerosi e sono legati alla maggiore retention del dato, alla velocità di accesso allo stesso e infine alla possibilità di creare numerose copie dello stesso dato in automatico. Si è passati da backup effettuati per lo più sulla rete SAN a backup effettuarti sulla rete LAN che nel frattempo è diventata sempre più veloce. Negli ultimi anni si è assistito a una massiccia adozione del cloud, prima come semplice repository dei dati di backup, poi come infrastruttura da proteggere. Da un punto di vista di processi abbiamo osservato un consolidamento sempre maggiore verso una unica soluzione di backup per tutti i dati aziendali di tutti gli applicativi e integrata con le diverse soluzioni di cloud e SaaS.
Se agli inizi degli anni 2000 il backup era visto come sistema poco innovativo e con scarso valore aggiunto, negli ultimi anni questa tecnologia ha assunto, agli occhi di molti, importanza decisamente maggiore, poiché si tratta dell’unica vera soluzione per proteggere il più importante asset di qualunque azienda: i dati.
In 20 anni siamo passati dallo scrivere i dati su un nastro a soluzioni dotate di Intelligenza Artificiale in grado di capire in modo automatico quali dati proteggere, quando e dove memorizzarli e per quanto tempo. Inoltre, la possibilità di indicizzare i dati di backup fornisce un aiuto importantissimo sia al business nel quotidiano, sia per agevolare eventuali ricerche di informazioni legate ad azioni legali o di conformità a regole di compliance come il GDPR. Un caso specifico è il diritto all’oblio di dipendenti e utenti.
Da un punto di vista di organizzazione dei processi aziendali del dipartimento di protezione dei dati si è passati da una gestione centralizzata, per lo più assegnata a pochissime persone che si occupavano di proteggere i dati aziendali ed eventualmente da interpellare per ogni singolo restore di un documento, a un sistema distribuito e di tipo self-service in cui le macchine virtuali vengono immediatamente protette in modo automatico on premise o nel cloud, fino a demandare al singolo utente il ripristino dei propri dati con interfacce grafiche intuitive che, adottando tutte le misure di sicurezza del caso, permettono di rispristinare interi ambienti in modo automatico e self-service. Quindi di fatto ormai una soluzione di backup evoluto, anche se installata on premise, offre servizi agli utenti come se fosse una soluzione in SaaS.