L’automazione di rete può lasciare sopraffatti poiché pone molti interrogativi: dal “cosa” automatizzare al “come” farlo partendo da “dove”. Automatizzare le attività in ambito networking è da sempre una questione di semplificazione: quando si automatizzano alcune procedure manuali si risparmia una notevole quantità di tempo e di risorse che si può destinare ad altre operazioni a maggior valore aggiunto. Tuttavia, l’automazione riguarda anche aspetti quali ripetibilità, scalabilità e continuità. A questo scopo, in passato si scrivevano, ad esempio, file batch per garantire che ogni singolo server fosse impostato nello stesso modo, per scongiurare ogni più piccolo rischio di errori o refusi.
Gli obiettivi dell’automazione di rete sono semplici, ma nella pratica l’automazione dei flussi di dati complessi può essere tutt’altro che intuitiva. Una rete non è solo una rete, bensì un insieme di reti diverse unite per produrre un certo risultato di business. Di fronte alla complessità del processo di automazione delle operazioni, ecco alcuni preziosi consigli per capire come muoversi al meglio elaborati da Simon Bell, technology consultant, alliances di Paessler, azienda specializzata nel monitoraggio di rete, e Daren Fulwell, chief evangelist di IP Fabric, azienda specializzata in network assurance.
Focalizzarsi sulla soluzione, non sulla tecnologia
Oggi esistono molti strumenti e alternative per il raggiungimento di un obiettivo e questa ampia possibilità di scelta può rendere molto difficile orientarsi su un’opzione e implementarla. Spesso i team si ritrovano bloccati perché indecisi tra i framework e gli strumenti di automazione da usare.
Anzichè partire dalla tecnologia, è consigliabile prima di tutto definire il problema da risolvere e il risultato che si desidera ottenere. Ciò permette di avere una visione più chiara delle soluzioni necessarie da adottare per soddisfare al meglio le proprie esigenze.
Comprendere a fondo i data flow da automatizzare
Un flusso di dati è composto da diversi task che si combinano tra loro per fornire un servizio o una funzionalità. L’obiettivo non è quindi la semplice automatizzazione di un workflow, ma il raggiungimento di un risultato a 360 gradi. Affinchè ciò sia possibile, è indispensabile comprendere il flusso di lavoro che si vuole sostituire. Ed è qui che l’automazione si fa interessante.
A questo punto non si tratta più semplicemente di automatizzare un task. Con i dati provenienti dal task e dalla stessa infrastruttura di rete, vengono alimentate altre piattaforme e altri strumenti. Ad esempio, le API e tool simili vengono usati per agganciare tra di loro diversi sistemi e fornire connettività non solo agli utenti che si collegano a una rete, ma ai dati stessi per completare il processo. Per semplificare l’automazione esistono, effettivamente, piattaforme low-code e strumenti di automazione, ma sarà sempre necessario comprendere fino in fondo il flusso di dati, in modo da poter attivare le API e le risposte dei sistemi corrette.
Cominciare dal singolo task
Il segreto sta nel cominciare con piccoli passi. L’ideale è partire da una piccola cosa dopo aver definito chiaramente i requisiti, avviare il lavoro e poi costruire la strumentazione man mano che il processo evolve. Un altro suggerimento è partire dal livello del singolo task per poi realizzare quel task automatizzato all’interno di un processo già esistente. In questo modo è possibile sostituire gradualmente tutte le componenti fino ad automatizzare l’intero processo.
Il principale vantaggio in questo caso è dato dalla possibilità di ottimizzare il processo trovando nuovi modi per usare i dati e migliorare, di conseguenza, il flusso. Un altro vantaggio di questo approccio sta nella possibilità di utilizzare i singoli task nuovamente in diversi flussi di lavoro: una volta superato lo scoglio del setup iniziale, si possono semplicemente “riciclare” e modificare con il minimo sforzo a seconda delle specifiche esigenze.
Pensare al monitoraggio come parte integrante della catena di automazione
L’automazione è guidata dai dati, necessari per comprendere i processi correnti e identificare elementi che scatenano determinati eventi, oltre che per implementare procedure di automazione. In ambiente industriale, i dati che consentono l’automazione dei processi sono forniti principalmente dai sensori IIoT che devono essere costantemente monitorati affinché ne sia garantito il corretto funzionamento insieme alla raccolta e trasmissione dei dati come previsto. Un software di monitoraggio come PRTG di Paessler mette a disposizione proprio quegli strumenti necessari per monitorare, tra gli altri, anche i dispositivi IIoT che rendono possibile l’automazione dei processi. Ovviamente il quadro generale è ciò che più conta e affidarsi a tecnologie che assicurano un monitoraggio olistico che comprenda IT, OT e IIoT non è solo utile, ma indispensabile.