Barack Obama ha incontrato sei dirigenti delle maggiori società informatiche nel quadro delle crescenti preoccupazioni del settore per le ricadute economiche dello scandalo Nsa: secondo alcune stime, il timore di molti utenti che le società americane siano più vulnerabili allo spionaggio della National Security Agency ha provocato miliardi di dollari di perdite per compagnie come Google, Microsoft e Facebook.
All’incontro hanno partecipato Mark Zuckerberg di Facebook, Eric Schmidt di Google, Reed Hastings di Netflix, Drew Houston di Dropbox, Alexander Karp di Palantir e Aaron Levie di Box.
Presenti anche diversi consiglieri del presidente Usa, fra cui John Podesta, ex capo staff di Bill Clinton e oggi consulente di Barack Obama e responsabile del gruppo di lavoro su big data e privacy della Casa Bianca. A lui è stata affidata un’ampia inchiesta sul rapporto fra tecnologia e privacy, “Big Data e privacy: cosa significano per te”. Sul sito della Casa Bianca sarà quindi possibile partecipare a una sorta di consultazione di massa, in cui raccontare online, in modo anonimo, la propria idea di tecnologia, come ha cambiato la nostra vita e come dovrebbe tutelare sicurezza ma anche difendere la vita privata.
“Il 17 gennaio scorso – ha spiegato Podesta – il presidente Obama ha parlato al Dipartimento di Giustizia in merito alla riforma dell’uso della tecnologia e della rete nel settore della sicurezza nazionale, e come queste tecnologie possono tutelare la privacy di tutti. Per questo è stato deciso di dare vita a una inchiesta lunga 90 giorni circa le nostre politiche in merito al rapporto tra i big data e la privacy, per capire meglio come la raccolta di informazioni influenza il nostro modo di vivere, e il nostro modo di lavorare, e come questi dati sono stati utilizzati dalle università, dal settore privato e dal governo. Si tratta – ha concluso Podesta – di una questione complessa che colpisce ogni americano. Per questo vogliamo sentire i vostri commenti e condividere le vostre opinioni”.
Ma la strategia americana non ha convinto appieno Zuckerberg: “Malgrado il governo abbia intrapreso passi significativi per riformare le sue pratiche di sorveglianza, queste non sono assolutamente sufficienti”.