Nella nuova economia digitale l’ultimo trend è quello degli investimenti in soldi virtuali, conseguente alla diffusione delle criptovalute. Secondo le stime di settore più del 10% cento della popolazione mondiale detiene moneta crypto come il Bitcoin, mentre l’8% degli italiani ha acquistato almeno una volta una qualsiasi forma di criptovaluta. Secondo Consob, inoltre, il 3 per cento degli italiani, rispetto al campione considerato, ha utilizzato i propri risparmi per investire in Bitcoin.
Il fenomeno, in espansione, mette in primo piano il concetto di “soldi virtuali” e le modalità in cui si attuano questo genere di investimenti, che peraltro spaziano tra i settori più svariati. Innanzi tutto, va chiarito cosa si intende per “soldi virtuali”, e in cosa consiste la differenza sostanziale tra il denaro vero e le criptovalute.
Il sistema crypto rappresenta l’evoluzione più alta finora sperimentata circa la dematerializzazione della moneta. Non si tratta però di una semplice questione di supporto fisico: anche le transazioni monetarie che si effettuano attraverso le carte digitali o gli e-wallet, infatti, non prevedono monete o banconote, con la differenza che l’emissione e i rapporti di debito-credito sono supportati e regolati dalle banche centrali. Ecco, dunque, ciò che caratterizza nello specifico i soldi virtuali – e dunque, anche le criptovalute: oltre a non possedere una entità di tipo fisico, che sia il metallo o la cellulosa, questi si fondano su una modalità digitalizzata di scambio di tipo peer-to-peer, ovvero da dispositivo a dispositivo, senza intermediazione alcuna. Si possono così acquistare beni e servizi come avviene con la normale moneta legale, ma con la differenza che non c’è alcun tipo di regolazione da parte degli enti centrali governativi, ma soltanto uno scambio fondato sul consenso dei partecipanti, sostenuto dal meccanismo di protezione della crittografia. Il nodo centrale, visto che il fenomeno è sì in espansione, ma non ancora del tutto chiaro alla maggior parte degli utenti, sta nel fatto che, sebbene svincolato dai sistemi bancari tradizionali, lo scambio in criptovalute ha comunque delle ripercussioni sull’economia reale, e dunque produce effetti tangibili.
Per questo motivo si è assistito a un ritorno del fenomeno del paper trading, o “trading di carta”, che nella new economy digitale prende il nome di “Trading online in modalità demo”. In poche parole, si tratta di una sorta di simulazione dell’attività di investimento che non prevede l’utilizzo di soldi veri, ma si fonda su un conteggio informatico stimato dei possibili esiti dell’investimento, utile a testare in anticipo il funzionamento dei software e delle piattaforme di trading che si vogliono utilizzare. Il concetto di fondo è lo stesso che caratterizza le attività demo nel settore dell’intrattenimento, dalle versioni in prova dei videogiochi da testare fino alle demo version dei giochi a distanza proposti da alcuni concessionari legali a distanza, ad esempio quando distinguono le slot online con soldi veri da quelle che invece non prevedono depositi e prelievi. La finalità delle demo version, che si tratti di investimenti finanziari in attività di trading oppure di semplici forme di intrattenimento online, è comunque quella di evitare il rischio di spendere denaro reale senza conoscere bene il software utilizzato e i meccanismi che stanno alla base delle transazioni.
La familiarizzazione con i concetti della nuova economia digitale è dunque fondamentale, proprio perché l’interesse degli utenti verso gli investimenti in cryptomonete è sempre più radicato. Recente è, a questo proposito, l’apertura del circuito Mastercard al supporto di trading in criptovalute, tenendo conto del fatto che il 60 per cento degli utenti si sentirebbe più sicuro e tutelato proprio appoggiandosi all’intermediazione di una banca. Sapersi muovere con sicurezza e destrezza nel nuovo sistema non è dunque proprio un gioco da ragazzi, anche se, per mantenere la metafora ludica, gli investimenti in criptovalute hanno cominciato a dilagare nei più svariati settori, grazie soprattutto alla rivoluzione più estrema della dematerializzazione dell’economia: il Metaverso. Tanto per fare un esempio, è significativa, a questo proposito, l’esperienza di Decentraland, una piattaforma 3D della nuova realtà virtuale in cui gli utenti possono acquistare, tramite i loro avatar, appezzamenti di terreno in MANA, la moneta che utilizza la blockchain di Ethereum.
Ebbene, proprio a Decentraland si può investire anche nel gioco, con la nuova realtà di Ice Poker, un casinò del Metaverso che nei soli primi tre mesi di attività ha registrato una spesa di 7,5 miliardi di dollari… veri.