Accelerazione digitale, lavoro distribuito e maggiore focus sulla cybersicurezza: sono questi i tre principali trend che secondo VMware caratterizzeranno il nuovo anno. Siamo infatti tutti consapevoli che i processi di digitalizzazione ormai permeano il nostro mondo e che la nuova tecnologia è qui per restare. “Non si torna indietro” hanno più volte ribadito gli ospiti di VMware nel corso di un recente appuntamento virtuale con la stampa, cui hanno partecipato anche Eleonora Faina, Direttore Generale di Anitec-Assinform e Gianluca Tiberi, co-founder di UBT, una startup marchigiana attiva in ambito Healthcare che ha portato la sua testimonianza su quanto oggi tecnologie all’avanguardia come intelligenza artificiale e cloud computing siano irrinunciabili.
Ma partiamo dall’inizio, dai dati e dalle previsioni di Anitec-Assinform, l’Associazione di Confindustria che racchiude le aziende operanti in ambito Ict: Elena Faina ha spiegato come negli ultimi anni il mercato digitale abbia registrato una continua crescita toccando nel primo trimestre del 2021 un +5,7%. Il merito, certo, è in parte della pandemia che ha spinto le aziende a digitalizzarsi per supportare le nuove dinamiche lavorative, ma si tratta di una tendenza già in atto a partire dal 2018.
A spingere e sostenere questa crescita sono state le tecnologie che fanno leva sull’AI (intelligenza artificiale) e sulla blockchain. Guardando al mercato la maggiore crescita si registra invece in ambito cloud e IoT. Interessante notare anche come siano andati crescendo in maniera esponenziale anche gli investimenti in cybersecurity. I settori che hanno registrato una maggiore crescita sono invece la PA (centrale, locale e sanità), che finalmente sembra avere capito l’importanza di una svolta verso il digiale, cui si affiancano le aziende operanti nel banking e nel finance, i media, le TLC e le industrie manifatturiere principalmente.
Un aiuto concreto arriva dal PNRR
Il mercato del digitale dovrebbe poi andare incontro ad un ulteriore sviluppo da qui al 2024 grazie al piano nazionale di resistenza e resilienza (PNRR) che ha stanziato circa 50 miliardi da destinare a digitalizzazione e innovazione. La sfida, a questo punto, sta nel trasformare i progetti in azioni concrete per scaricare a terra il potenziale di questi investimenti. Anitec-Assinform ha lavorato alla presentazione dei possibili scenari, dal più ottimistico che entro il 2024 vede l’intero effettivo investimento dei fondi erogati ad uno intermedio, dove solo il 70% dei fondi è stato effettivamente messo sul piano della trasformazione.
Sempre più cybersecurity
E’ chiaro però che se il digitale è destinato a permeare ogni aspetto della società si aprono parallelamente nuove problematiche relative alla cybersicurezza. Già ora abbiamo potuto assistere ad un considerevole incremento degli attacchi cibernetici dovuti all’affermarsi del lavoro da remoto ma l’escalation del cybercrime non è destinata a fermarsi. E il rischio concreto non è più solo quello di mettere a repentaglio i servizi alle persone, nel caso della PA, ma l’intera sicurezza del Paese (si pensi alla possibilità di attacchi in ambiti strategici come la sanità, la difesa o l’approvvigionamento delle acque). Nel 2020 gli attacchi sono aumentati del 12% e nel 2021 il tasso di crescita è aumentato ulteriormente. La buona notizia è che finalmente le imprese e la PA cominciano a investire in cybersecurity come testimonia il fatto che il mercato della sicurezza è passato da valere 1.238 milioni di euro nel 2020 a 1.392 milioni nel 2021. Un percorso ancora lungo che però lascia presumere, secondo le stime dell’Associazione, di arrivare a toccare quota 2 miliardi nel 2024. Un processo però che necessita di un salto di mentalità ulteriore perché al momento solo il 48% delle aziende vanta la presenza di un CISO e il 30 % di un CSO tra i dirigenti. In generale oggi le figure specializzate in cybersecurity faticano ancora a trovare spazio, forse anche per una mancanza di personale specializzato. Un dato incoraggiante è invece che le aziende hanno finalmente iniziato a percepire la necessità di un approccio più strutturato alla cybersecurity, che preveda attività di formazione ma soprattutto di prevenzione, detection e remediation.
Una nuova mentalità
La necessità di sfruttare al meglio i fondi garantiti dal PNRR è ribadita anche da Raffaele Gigantino, Country Manager per l’Italia di VMware, che ha sottolineato come gli investimenti in digitale sono molto importanti anche se raffrontati con le previsioni di crescita del PIL. VMware ha poi lasciato la parola a Claudia Angelelli, Senior Manager SE per l’area SEMEA, che ha sottolineato come oggi una delle tendenze più forti è quella del lavoro distribuito, cresciuto da un tasso di adozione del 18% pre-pandemia all’attuale 35%. Una tendenza molto apprezzata dai dipendenti e che senza dubbio si manterrà con l’affermarsi di forme di lavoro ibrido, anche perché oggi la possibilità di lavorare da remoto è uno dei requisiti più richiesti dai lavoratori, che sono anche disponibili a lasciare il posto di lavoro se questo requisito non è soddisfatto.
Un tema molto delicato, a proposito di smart working, è quello della sorveglianza dei lavoratori: oggi, secondo VMware, il 36% delle aziende italiane ha già adottato sistemi per sorvegliare i dipendenti che lavorano da casa e il 45% ha intenzione di adottarli a breve. Un meccanismo però che rischia di portare alla fuga dei talenti, che potrebbero sentirsi oppressi da simili modalità portandoli alla sfiducia, a una diminuzione della produttività e infine all’abbandono. L’approccio vincente oggi si esplica solo con un cambio di mentalità che non quantifica più la produttività in termini di ore di lavoro ma di obiettivi e risultati raggiunti, lasciando ai dipendenti la flessibilità di gestirsi in autonomia aumentandone l’engagement e il coinvolgimento, a tutto vantaggio anche dell’azienda.
L’innovazione sposa la concretezza: il caso di UBT
In chiusura dell’incontro la parola è passata a Gianluigi Tiberi, co-founder di UBT, startup umbra fondata nel 2015 specializzata nella realizzazione di dispositivi medicali innovativi per la diagnostica e l’imaging che si basano sull’intelligenza artificiale e che sfruttano il cloud computing. Suo prodotto di punta, su cui UBT sta ancora lavorando, è MammoWave, un dispositivo destinato a rivoluzionare il mondo dell’imaging diagnostico relativo al tumore al seno perché grazie all’impiego di microonde, radiazioni a bassissima potenza, che si sostituiscono ai dannosi raggi X, permette l’esecuzione di screening non invasivi, non dolorosi, completamente innocui e quindi effettuabili da donne anche in fascia giovanile. I dati vengono poi depositati sul cloud per essere elaborati da sofisticati algoritmi di intelligenza artificiale per la diagnosi.
Tiberi ha parlato anche del futuro dell’healthcare sottolineando il ruolo chiave che avranno proprio AI e cloud, accanto allo sviluppo di una medicina preventiva, personalizzata e di precisione.
Un ultimo focus è stato riservato ai temi ESG, quindi agli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di inclusione: un’area dove VMware è impegnata da vari anni, tanto da guadagnarsi il 44° posto nella classifica Carbon Clean 200. Un impegno che la società porta avanti anche in Italia. VMware ha recentemente pubblicato il rapporto ESG (Environmental, Social and Governance) 2021, che evidenzia la performance in ambito ESG dell’azienda nell’anno fiscale 2021 e la sua Agenda 2030, un impegno decennale per promuovere un mondo più sostenibile, equo e sicuro.