Negli ultimi anni, le aziende di servizi finanziari hanno dovuto affrontare decisioni strategiche importanti al fine di mantenere competitività sul mercato. Alla base, la scelta è tra impegnarsi a sviluppare prodotti finanziari, limitarsi alla loro distribuzione, o addirittura fare entrambe le cose. Si tratta di approcci sostanzialmente diversi, destinati a guidare la visione tecnologica e il modello operativo di cui un’azienda ha bisogno per avere successo. Ma cosa ha a che fare la strategia aziendale con il cloud? Oggi, le due cose sono intrinsecamente legate. Le aziende devono assicurarsi di disporre di basi tecnologiche scalabili e flessibili per sostenere sia la crescita sia gli obiettivi di produzione o distribuzione, giungendo di fronte a un nuovo crocevia: optare per il cloud pubblico, quello privato, più cloud pubblici o un’infrastruttura cloud ibrida che integri tutti i precedenti.
Dimensionare il cloud pubblico
Ci sono diverse ragioni per cui le aziende scelgono un’infrastruttura basata sul cloud pubblico, ma uno dei fattori principali è la necessità di risorse ad-hoc o di calcolo on-demand. Il cloud pubblico infatti permette un’espansione quasi istantanea, limitata solo dal costo dell’ambiente, per far fronte a picchi e cali di domanda, sia previsti, come nel caso del Natale o dei saldi, sia inaspettati.
Il cloud pubblico, inoltre, può supportare una crescita controllata e sistematica dell’infrastruttura on-premise, fornendo un’espansione temporanea intanto che il processo di approvvigionamento evolve al fine di raggiungere la domanda.
Altri vantaggi del cloud pubblico includono la capacità di separare le aree di interesse e di ridurre alcuni aspetti del rischio operativo, oltre a limitare i costi attraverso modelli pay-as-you-use, consentendo ai CFO di modificare le loro allocazioni da capex a opex e distribuire i costi su progetti e servizi per un calcolo diretto del ritorno sull’investimento (ROI).
Ciononostante, le aziende dovrebbero anche essere consapevoli dei potenziali svantaggi legati alla nuvola pubblica. In primo luogo, il suo utilizzo può richiedere la riscrittura delle applicazioni; in alcuni casi i fornitori richiedono l’adozione di nuovi servizi proprietari che possono avere un effetto lock-in; in alcuni scenari, come gli ambienti di sviluppo per i proof of concept, infine, può essere difficile stimare quante risorse del cloud saranno necessarie e per quanto tempo, rendendo complessa la pianificazione e la gestione dei costi.
Il cloud ibrido in azione
Molte aziende vogliono utilizzare sia il cloud pubblico che quello privato. Nel nostro 2021 Global Customer Tech Outlook, quando ai decisori IT è stato chiesto di descrivere la loro cloud strategy, il 27% ha affermato di adottare un approccio di cloud ibrido, mentre l’11% ha scelto la strada multicloud. Eppure, una buona parte – il 18% – sta ancora formulando le proprie strategie cloud, un dato che ha senso in quanto l’infrastruttura IT non solo gioca un ruolo critico nel decidere la prossima fase di evoluzione del business, ma detiene anche un impatto su chi si unirà all’azienda in futuro tra tecnologi ed esperti finanziari di nuova generazione. Non a caso, in un’altra ricerca, Red Hat 2021 State of Enterprise Open Source Report, il 69% dei leader IT ha dichiarato che preferirebbe utilizzare più fornitori per le proprie esigenze di infrastruttura cloud.
(Fonte: 2021 Global Customer Tech Outlook)
Gli operatori del settore dei servizi finanziari sono ben consapevoli che il desiderio di flessibilità e agilità devono essere bilanciati con l’esigenza di controllo, supervisione e responsabilità di calcolo e dati, ed è proprio qui che entra in gioco il cloud ibrido. Più che avere semplicemente accesso a i cloud pubblici e privati, il cloud ibrido si riferisce all’integrazione e all’orchestrazione tra qualsiasi implementazione cloud, compresi molteplici cloud pubblici. Una piattaforma di cloud ibrido basata su tecnologia container fornisce una base comune a tutta l’organizzazione, interoperabile con diversi hardware e software grazie all’uso di API aperte, open source e collaborazione dell’ecosistema. Le aziende, di conseguenza, ottengono una maggiore libertà di scegliere quando e dove eseguire i carichi di lavoro, e possono gestire e scalare applicazioni e servizi in modo coerente, indipendentemente dall’ambiente sottostante.
Fonte: Red Hat 2021 State of Enterprise Open Source Report)
Il passaggio alla ‘nuvola’ è un viaggio
Se la transizione al cloud sembra un processo lungo, è perché lo è. Qualsiasi progetto di trasformazione ha bisogno di tempo, e sviluppare una strategia cloud comporta molto più che una semplice scelta tra l’usare un hyperscaler o i propri data center. Si tratta di un viaggio verso l’efficienza, l’agilità e la velocità di innovazione, la competitività; significa soppesare i diversi approcci nel contesto del business; implica ‘’ottimizzazione dell’IT esistente, l’integrazione di app, dati e sistemi, l’aggiunta e la gestione di un’infrastruttura cloud ibrida e la capacità di sviluppare applicazioni cloud-native, oltre ad automatizzare e gestire l’intero ambiente IT.
Per i responsabili aziendali, il cloud implica preparare l’impresa a un cambiamento costante e iterativo, dove far evolvere la cultura e il modo in cui le persone collaborano risulta spesso la parte più difficile del viaggio.
È necessario rompere i silos per stimolare il cambiamento e i team devono abbracciare pratiche agili come il lavoro iterativo e DevOps. Ed è la leadership a doversi evolvere e portare l’intera organizzazione a comprendere e sostenere i cambiamenti di business necessari a sfruttare appieno gli investimenti tecnologici e migliorare la propria velocità sul mercato.
Ma c’è una buona notizia: nessuna organizzazione dovrà fare tutto da sola. Il sostegno verrà dalla costruzione di un ecosistema di partner fidati, così come dall’esplorazione delle competenze dei dipendenti e dall’appoggio delle comunità open source – dove persone di tutto il mondo contribuiscono a un obiettivo condiviso, favorendo l’innovazione.
Se si sbaglia tuttavia, non bisogna preoccuparsi, perché la maggior parte delle transizioni tecnologiche di successo si verificano proprio quando un’organizzazione sa rialzarsi, imparando in modo costruttivo dal fallimento e prendendosi il tempo per celebrare i successi con i propri team, non importa quanto piccoli.