Da sempre l’obiettivo di ServiceNow è quello di andare ad ottimizzare i flussi di lavoro per andare ad efficientare i processi, creando un beneficio per l’azienda, i dipendenti e contemporaneamente anche per i clienti. Ma se fino a qualche anno fa ServiceNow era identificata solo con l’IT Service Management ora l’azienda ha virato verso un nuovo modello di business che fa capo a una piattaforma unificata che integra i vari workflow.
Una strategia che sembra avere dato ragione a ServiceNow, che registra un tasso di rinnovo nelle subscriptions alla sua Now Platform che si aggirano intorno al 98% con una crescita di fatturato registrata anno su anno pari circa al 33% a livello worldwide, con l’Italia che segue questi numeri.
“Il contributo che ServiceNow dà con la sua Now Platform è quello di avere costruito motori e meccanismi atti a digitalizzare i flussi di lavoro. Abbiamo costruito questa piattaforma e sopra di essa abbiamo poi costruito delle sorta di app costituite da famiglie di flusso di lavoro dedicate a varie tematiche, come ad esempio la tematica HR o la tematica legata al customer service” esordisce Mauro Solimene, da poco alla guida dell’area Mediterranean di ServiceNow dopo la sua esperienza di tre anni come VP Solution Sales dell’area EMEA.
La Now Platform per un’esperienza unica e integrata
Uno dei punti di forza della Now Platform, quello che essenzialmente la distingue dai competitors, d’altronde è proprio quello di non proporre dei workflow singoli, ma una piattaforma unica che dà il vantaggio di formulare una strategia più organica di trasformazione digitale potendo connettere i diversi ambiti in maniera nativa.
“Non c’è più bisogno – spiega Solimene – di creare un’integrazione ad esempio tra l’ambito digital workflow legati all’HR con l’ambito dei digital workflow legati all’It perché sono già nativamente integrati. Quello che si deve fare è semplicemente espandere il proprio interesse verso altri ambiti”.
Mentre quindi i competitors hanno costruito sistemi singoli per ogni problematica, con tutti i problemi legati all’integrazione di questi sistemi, ServiceNow propone una piattaforma unica e completa, integrata, completamente in cloud, che dota l’azienda di tutti gli strumenti necessari per affrontare le nuove sfide della trasformazione digitale dando un unico motore che può espandersi man mano che crescono le esigenze e che su cui si possono appoggiare i workflow di Service Now, ma anche di parti esterne (si è parlato della possibile integrazione futura con Oracle e con SAP).
La nuova release New York
La nuova release della Now Platform, che si chiama New York, come la città più dinamica d’America e che puoi trovare illustrata in un precedente articolo, introduce due grandi novità: Now Mobile e Mobile Onboarding, che abilitano esperienze intuitive rimuovendo le frizioni nelle attività lavorative quotidiane.
Tra le altre novità delle nuova release l’automatizzazione delle operazioni di chiusura finanziaria e il rilascio della suite DevOps, per dare ai CIO uno strumento moderno e innovativo per governare la trasformazione digitale.
Si tratta di una suite semplice e immediata, va ricordato, dove anche i meno tecnici possono intervenire sull’automatizzazione dei processi.
Come cambia il ruolo dei CIO: tutto spiegato in una survey
Parlando di CIO, invece, si capisce come piattaforme come la Now Platform di ServiceNow rappresentino strumenti ideali nelle loro mani.
I CIO infatti stanno profondamente cambiando pelle, diventando sempre più dei veri e propri partner del business.
“I CIO oggi – spiega Solimene – siedono nel board aziendale e considerano le altre figure, come quella del capo delle risorse umane, del finance o della sicurezza dei peer. Il CIO partecipa attivamente alla definizione e al perseguimento delle strategie dell’azienda portando la sua cultura, che è quella tecnologia applicata alla trasformazione digitale”
Come emerge da una nuova survey realizzata da ServiceNow su 516 CIO in 11 Paesi (compresa l’Italia) e 24 industry, dal titolo “The CIO Inflection Point” il CIO di successo si riconosce proprio e in primo luogo come un business man che vanta competenze tecnologiche mentre solo fino a qualche anno fa il CIO era solo un tecnologo con qualche competenza di business.
“Il CIO – puntualizza Solimene – ha oggi l’importante compito di portare la sintonia tra gli altri attori che siedono nel CDA e di far comprendere ai suoi colleghi cosa è possibile con l’uso della tecnologia e dove si può arrivare lanciando processi di trasformazione basati sulla tecnologia”.
I dati
La ricerca mostra come, oggi, il 63% dei CIO ritiene che le competenze di business e leadership siano più importanti che quelle tecnologiche e i CIO di maggior successo sembrano essere proprio quelli che si posizionano come visionari del business.
Ci sono tre punti che dividono i CIO che si considerano più efficaci rispetto agli altri:
- Maggiore digitalizzazione dei workflow
- Sviluppo e cura di rapporti con i C-suite
- Focus esterno sui clienti
Il CIO che ha successo si focalizza sulla strategia piuttosto che sull’operatività e allinea gli obiettivi dell’IT a quelli del business. Questi CIO riportano livelli più alti di produttività e soddisfazione dei clienti, oltre ad avere rapporti più stretti con altri business leader, specialmente con il CEO e il responsabile delle Risorse Umane (CHRO).
La maggior parte dei CIO è concorde inoltre nell’affermare che creare partnership e progetti cross-team a livello manageriale è un fattore cruciale:
- Il 64% dei CIO afferma che il proprio ruolo è formare altri C-suite sulla tecnologia
- Il 69% dei CIO è consapevole che stabilire una roadmap insieme al CEO è fondamentale
- Il 77% dei CIO dichiara che una responsabilità chiave è collaborare con il CHRO a riguardo di una strategia per i talenti
Da una prospettiva tecnologica, i CIO che hanno maggiore successo costruiscono il consenso attraverso l’automazione e l’integrazione dei processi di lavoro, introducendo digital workflow per indirizzare gli utili. Questi CIO ricononoscono l’importanza dei flussi di lavoro digitali per incrementare l’efficienza (80%), le performance finanziarie (78%), la produttività (78%), le prestazioni dei dipendenti (76%) e l’innovazione (75%).