Secondo una nuova ricerca realizzata da Kaspersky Lab, la condivisione dei dati online per ottenere vantaggi a breve termine sta lasciando i consumatori sempre più esposti ai rischi.
Nonostante l’indignazione e la preoccupazione scatenati da alcuni scandali di grande rilevanza legati alla condivisione dei dati (incluso il caso di Facebook, che ha concesso a Netflix e Spotify la possibilità di cancellare i messaggi privati degli utenti), più della metà degli utenti che utilizza Internet (56% a livello globale, 63,5% in Italia) ritiene che avere una privacy totale nel mondo digitale attuale sia impossibile. Invece di difendere l’integrità dei propri dati e della propria immagine online, molti scelgono di “svenderli”, ma con costi e conseguenze che possono essere potenzialmente rilevanti.
Privacy a rischio: 1 su 5 è disposto a cedere i dati
Nonostante le conseguenze concrete associate all’uso improprio o alla caduta in mani sbagliate dei dati personali, una persona su cinque tra quelle coinvolte nel nuovo studio di Kaspersky Lab a livello globale (18%) ha affermato di essere disposto a sacrificare volentieri la propria privacy e a condividere i propri dati per poter ottenere qualcosa a titolo gratuito in cambio. La percentuale per l’Italia sale al 29%. Più di un terzo delle persone (il 39%, sia a livello globale che a livello italiano) sarebbe disposto a dare ad uno sconosciuto l’accesso totale ai propri dati privati in cambio di denaro. Gli utenti condividono sempre più facilmente i propri dati personali se possono ottenere qualcosa in cambio: l’adozione di questo approccio a breve termine potrebbe, però, portare a danni sul lungo termine.
Casi recenti, come quelli legati ai tweet postati da James Gunn o Kevin Hart, mostrano che i dati condivisi volontariamente online potrebbero creare problemi inimmaginabili in un secondo momento, arrivando a danneggiare anche la reputazione o la carriera. In sostanza, sta diventando sempre più comune per i datori di lavoro (attuali o potenziali) esplorare canali social come LinkedIn, Instagram o Facebook per verificare la rispettabilità del proprio staff o dei possibili candidati e per accertarsi che i lavoratori non screditino in alcun modo l’azienda. Gli stessi dipendenti devono anche prestare molta attenzione a non rivelare troppe informazioni del loro lavoro o di loro stessi sui social media. I dati di Career Builder suggeriscono, infatti, che il 57% dei datori di lavoro ha trovato contenuti sui social media che l’hanno portato a non assumere un potenziale candidato; un terzo di loro (34%) avrebbe rimproverato o addirittura licenziato un dipendente a causa dei contenuti condivisi online.
Al di là della tendenza o meno ad una condivisione online aperta, la caduta delle nostre informazioni in mani sbagliate potrebbe avere un enorme impatto anche nella realtà.
I pericoli
Oltre un quarto (26%) delle persone coinvolte dalla ricerca di Kaspersky Lab, a livello globale, ha dichiarato di aver notato un accesso ai propri dati personali da parte di sconosciuti senza aver dato alcun consenso, raggiungendo quasi un terzo (31%) per quanto riguarda la fascia di età 16-24 anni. Le conseguenze sono state ampie e di vario genere: più di un terzo (36%) hanno dichiarato di essersi sentiti stressati. La percentuale sale al 42% tra i 16-24 anni; uno su cinque (21%) ha subito perdite economiche, mentre un quarto (25%) è stato disturbato da spam e pubblicità.
Queste conseguenze si verificano nonostante molte persone prendano provvedimenti per proteggere le proprie informazioni o per impedire ad altri di accedere a dati personali e confidenziali. A livello globale dalla ricerca emerge che, quando si tratta di avere accesso ai dati personali, i cybercriminali sono le persone più temute, seguiti da entità come Internet o i governi. Per il campione italiano, la terza posizione dei “più temibili” in merito all’accesso ai dati personali è occupata dai social media in generale e non dai governi.
Il 62% delle persone, comunque, protegge i propri device tramite password per garantire la privacy delle proprie informazioni (il 64% in Italia). Un terzo degli intervistati (35%, dato che vale anche per gli italiani) controlla e cambia regolarmente le impostazioni della privacy sui propri device, ma anche rispetto ai servizi e alle app che utilizza (un dato che arriva al 42% per quanto riguarda la fascia 16-24 anni e che riguarda poco più di un quarto, il 28%, degli intervistati over 55), mentre un quarto (25%) sceglie di coprire la propria webcam per proteggere la propria privacy. In Italia questa sembra essere un’abitudine meno diffusa, che riguarda solo il 17% degli intervistati. Un uomo su cinque (21%), infine, sceglie di crittografare i propri dati, mentre solo una donna su dieci (11%) fa altrettanto.
I provvedimenti
Per garantire la privacy del proprio mondo digitale ed evitare di diventare vittime di un utilizzo improprio dei dati, Kaspersky Lab consiglia di:
• Riflettere sempre prima di postare delle informazioni o dei contenuti sui social media. Basterebbe pensare ogni volta a delle semplici domande: se si pubblicano online opinioni o informazioni, potrebbero esserci delle conseguenze? Il contenuto potrebbe essere utilizzato contro la persona o arrecarle un danno, ora o in futuro?
• Non condividere le password dei propri account online, neanche con familiari o amici. La condivisione degli account con i propri cari potrebbe sembrare una buona idea o qualcosa di utile all’inizio, ma non fa che aumentare le probabilità che quelle stesse password vengano scoperte dai criminali digitali. È importante tenersi ben strette le proprie password e tutelare tutte le informazioni private, anche nel caso in cui le relazioni con le persone, prima fidate, dovessero cambiare.
• La privacy online è una questione molto seria: non si dovrebbe condividere o permettere l’accesso ad informazioni private a terze parti (a meno che non sia assolutamente necessario): in questo modo l’esposizione dei dati e la possibilità che cadano in mani sbagliate è ridotta al minimo.
• Scaricare solo applicazioni legittime per archiviare e proteggere i propri dati sensibili, come, ad esempio, Kaspersky Password Manager, in modo da mantenere le informazioni al sicuro da possibili cyberminacce.
• Utilizzare soluzioni di sicurezza affidabili per la protezione completa da una vasta gamma di minacce informatiche che possono avere come obiettivo la compromissione dei dati personali, come Kaspersky Security Cloud o Kaspersky Internet Security.