La Digital Transformation è l’applicazione diffusa delle tecnologie digitali a tutti gli aspetti della società umana. Essa determina profondi cambiamenti tecnologici, organizzativi, culturali, sociali e di business che stanno trasformando il nostro modo di interagire, lavorare, giocare e, più in generale, di vivere. Naturalmente, ciò offre grandi opportunità ma anche alcuni rischi che vanno valutati e gestiti.
Il 2019 sarà un altro anno di trasformazione digitale. Un numero sempre più grande di aziende affronteranno il cambiamento tecnologico necessario e useranno tecnologie innovative a supporto del loro business. Secondo le ultime previsioni formulate da IDC, la spesa mondiale in tecnologie per la trasformazione digitale arriverà a sfiorare i 1.700 miliardi nel 2019.
A oggi, nel nostro Paese, la diffusione della digital transformation non è del tutto omogenea: siamo notoriamente grandi consumatori di telefonia mobile ma, allo stesso tempo, in alcune regioni italiane si rilevano frequenti problemi di connettività. Le città offrono ancora pochi servizi rispetto a quanti la tecnologia potrebbe metterne a disposizione e l’industria, dal canto suo, solo ora sta cominciando a comprendere l’impatto che un player digitale potrebbe avere.
Per abilitare la trasformazione digitale l’approccio e le competenze risultano fondamentali. Un approccio e un contesto che incoraggi i tentativi senza demonizzare gli errori, infatti, può accelerare la trasformazione. Competenze di sviluppo software ma anche contaminazione fra discipline cosiddette STEM e umanistiche generano e incentivano l’innovazione. Rimanendo sul piano tecnologico, comunque, in base alle ultime ricerche di VEM sistemi i trend interessanti sono davvero molteplici: i nuovi protocolli di comunicazione che facilitano la raccolta dati, il numero elevatissimo e diffuso di sensori, i servizi offerti, il cloud pubblico, la computer vision e l’intelligenza artificiale sono tutti trend tecnologici che influenzano la trasformazione digitale.
La diffusione della digital transformation subisce tuttavia rallentamenti dovuti ad alcuni freni. Due elementi in particolare ne ostacolano il pieno sviluppo.
Il primo freno è legato alle competenze necessarie a scaricare a terra il potenziale di trasformazione indotto dalle nuove tecnologie. I sistemi di generazione delle competenze che servono ad affrontare la trasformazione digitale, come scuole e università, oggi non soddisfano completamente le richieste del mercato e questo frena il processo di innovazione tecnologica dei sistemi produttivi. C’è poi anche un importante tema di riconversione delle competenze interne all’azienda che intraprende un percorso di trasformazione, per evitare di avere lavoratori esclusi ed isolati dal cambiamento.
Il secondo è legato a un sistema paese che troppo spesso tende a sottovalutare la relazione diretta fra investimenti in ricerca (anche di base) e PIL o crescita.
Un aspetto invece che spinge le aziende a intraprendere un percorso di trasformazione digitale è la competitività. Quando le aziende comprendono che un investimento in tecnologia digitale può renderle più efficienti e può distinguerle rispetto alla concorrenza o permette loro di avviare nuovi canali di business, allora decidono di intraprendere un processo di trasformazione. Tutto l’impianto di incentivazione a corredo messo a disposizione dallo Stato rappresenta senza alcun dubbio un forte acceleratore.
Tuttavia un progetto di digital transformation risulta vincente solo se i cambiamenti coinvolgono l’azienda intera sia in termini di adozione di nuove tecnologie sia in termini di cambiamenti culturali a livello manageriale e imprenditoriale e il processo non deve riguardare soltanto un singolo dipartimento o reparto. Potranno esserci delle resistenze al cambiamento, ma l’adozione di tecnologie digitali è l’unica opzione per restare competitivi e migliorare i processi di business. Chi non affronta oggi un percorso di trasformazione digitale rischia di rimanere escluso dal mercato nei prossimi anni.