SAS ha coinvolto 100 aziende europee in una ricerca per sondare i casi concreti di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.
Secondo quanto contenuto in The Enterprise AI Promise, la reazione da parte delle aziende è “timida”: i casi, infatti, risultano essere pochi e per lo più embrionali.
La conoscenza del fenomeno, infatti, è ancora piuttosto limitata. Basti pensare che la maggior parte dei dirigenti intervistati cita come esempi naturali di applicazione dell’AI le self-driving car e le connected car (26%), o gli assistenti vocali (24%).
Al momento, in pochi vedono l’AI applicata a contesti più ampi come il decision making automatizzato (16%), la personalizzazione dei servizi di customer care (12%), il supporto di ambiti come quello della Supply Chain (6%) o della Sanità (15%).
Cosa manca per far decollare l’adozione delle AI in azienda
Ma non è tanto una mancanza di tecnologia a rallentare l’adozione dell’Intelligenza Artificiale quanto una carenza di competenze per massimizzare il valore della tecnologia stessa e una serie di ostacoli sia di natura organizzativa che sociale.
Dato per assodato che quella indagata è oggi uno dei principali trend mondiali, dall’indagine SAS si evince che più di due terzi delle aziende si aspettano che l’Intelligenza Artificiale impatterà la vita di tutti noi nei prossimi 5–10 anni. Ma solo il 20% ritiene le proprie persone pronte ad affrontare la sfida.
Dietro l’attesa e l’entusiasmo non mancano i timori legati all’impatto che queste tecnologie avranno sulla vita privata e lavorativa delle persone.
Al contrario, le organizzazioni (ancora poche) che hanno abbracciato con coraggio l’AI rendendola fondamentale all’interno della propria strategia, sono stati spinti (nel 18% dei casi) dalla potenziale crescita del business intravista, mentre un altro 16% fa riferimento alla necessità di rimanere competitivi, e un ulteriore 15% punta a raggiungere elevati livelli di efficienza che, per l’11% del campione interpellato si traduce nel migliorare il customer journey e la customer experience.
In attesa di best practice da seguire
La mancanza di casi d’uso diffusi, di benchmark e best practice spesso intimidiscono le aziende, che preferiscono attendere e vedere come si sono mosse altre realtà e con quali risultati.
Per il 49% dei dirigenti intervistati, la fiducia è una delle principali sfide da affrontare: adottare gli advanced analytics non solo significa fidarsi degli strumenti, ovvero fidarsi degli output dei sistemi “black box”, senza conoscere le procedure seguite per arrivare all’output, ma anche cambiare il modo di lavorare (in un’ottica di team allargati e multidisciplinari), con un approccio organizzativo “a network” che implica un cambiamento culturale importante.
Un altro freno è rappresentato dalle competenze, il 20% ritiene, infatti, che le proprie persone siano pronte ad affrontare la sfida dell’AI, mentre il 19% non dispone in azienda di un team di Data Scientist, con evidenti ripercussioni sulla progettualità e sulla velocità di adozione delle nuove tecnologie.
Non a caso, assumere figure di questo tipo per portare nuove competenze all’interno dell’azienda rientra nei piani del 28% degli intervistati, mentre il 32% afferma di voler sviluppare competenze AI nell’ambito dei team esistenti.
L’uomo scomparirà?
Quando si parla di Intelligenza Artificiale è inevitabile affrontare il tema dell’impatto sulla società e le relative questioni etiche. Il 50% degli intervistati ritiene, infatti, che la più grande sfida legata all’AI riguardi il cambiamento del lavoro svolto dall’uomo. Questo potenziale effetto include la perdita di posti di lavoro, ma anche lo sviluppo di nuove professionalità, che richiedono nuove competenze specifiche legate all’Intelligenza Artificiale.
E nonostante circa l’11% dei dirigenti intervistati affermi che sia ancora troppo difficile stimare un lasso di tempo entro il quale poter vedere effetti concreti e diretti sulle nostre vite personali, ben il 39% dei dirigenti aziendali intervistati stima un’adozione molto rapida ed esponenziale dell’Intelligenza Artificiale con impatti diretti sulle persone già nei prossimi cinque anni.