Di fronte a milioni di dispositivi connessi già compromessi per essere usati come parte della botnet Mirai e alla mancanza di consapevolezza da parte dei consumatori dei rischi causati da regolamenti inadeguati sulla sicurezza e sulla privacy, l’IoT non può che apparire come una minaccia.
Molti utenti non sono, infatti, consapevoli dei rischi collegati ai loro dispositivi connessi e i produttori spesso immettono prodotti velocemente sul mercato senza prendere in considerazione i requisiti e le impostazioni minime di sicurezza.
Da qui la constatazione di come – oggi – le leggi della domanda e dell’offerta non hanno ancora prodotto un IoT costruito per il futuro.
A farla sono gli esperti intervistati dal Cyber Security Research Institute per il nuovo report “Internet of Things: Pinning down the IoT” sponsorizzato da F-Secure, secondo cui occorre agire rapidamente per evitare scenari futuri inquietanti.
Come si evince dalla conclusioni del report stesso, infatti, se gli utenti non inizieranno a chiedere che questi dispositivi siano anche sicuri, i produttori non considereranno mai la sicurezza come una priorità.
Oltre a informare gli utenti sui rischi che gli attuali dispositivi IoT portano con sé, i governi devono anche preoccuparsi della qualità della tecnologia che viene messa nelle mani e nelle case degli utenti.
Urgono dunque regolamenti che assicurino che i prodotti che arrivano sul mercato non siano carenti dal punto di vista delle misure di sicurezza e di privacy.