La minaccia cibernetica acquista terreno: non solo sul campo, dove è diventato uno strumento sempre più utilizzato all’interno delle azioni di tutti i giorni, ma anche nella politica dello Stato Italiano, che in uno scenario socio-economico e politico in forte trasformazione non trascura i rischi, tali da generare gravi conseguenze se inopportunamente sottovalutati, che arrivano dalla rete. Minacce che forse oggi non si esprimono ancora nella loro più piena potenzialità, ma che se trascurate potrebbero avere un impatto devastante.
Tutto ciò emerge dal Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa relativo al periodo 2016 – 2018, presentato al Parlamento dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti.
“La minaccia cibernetica si presenta come pervasiva, sofisticata, eseguibile con strumenti di facile accesso ed uso, rapida nelle evoluzioni e dotata di elevata capacità di rimodulazione rispetto agli strumenti posti di volta in volta a difesa di reti e sistemi – recita il documento -. Nei prossimi anni è verosimile un incremento di tale minaccia sia per la progressiva sofisticazione delle tecniche di attacco e di penetrazione informatica, sia per la facilità dello sfruttamento di un ancora inadeguato livello di sicurezza tecnico-organizzativa e di percezione del rischio. La pervasività dello spazio cibernetico, la difficoltà di alzare barriere al suo interno e la possibilità di operare in modo anonimo hanno continuato a connotare questo nuovo dominio quale strumento ideale per lo svolgimento di attività con finalità di terrorismo”.
Quello che è chiaro, quindi, è che la completa interconnessione del globo rende ormai imprescindibile l’efficacia e l’efficienza del sistema di reti informatiche: ciascuna nazione necessita quindi di avere una Difesa in grado di operare a protezione del dominio cibernetico.
“La Difesa – prosegue il documento – è impegnata su un duplice fronte, in quanto da un lato garantisce il proprio contributo alla sicurezza nazionale, inserendosi nell’organizzazione che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ma soprattutto, dall’altro lato, ha la specifica esigenza di sviluppare la capacità di pianificare e condurre Computer Network Operations (CNO) sia in Patria che a supporto delle operazioni al di fuori dei confini nazionali, in ragione della capacità di conseguire obiettivi strategico-militari e del carattere generalmente “non cinetico” delle attività connesse.
Infine, condizione irrinunciabile affinché l’insieme di tali forze e capacità siano impiegabili in un contesto multinazionale è che le stesse siano:
– integrate nel complesso delle forze NATO, per respingere eventuali aggressioni militari che si dovessero manifestare contro l’Italia, i suoi interessi vitali e i suoi alleati, operando nelle tre dimensioni fisiche, in quella dei fattori umani e in quella cibernetica.
– interoperabili con quelle degli alleati, per condurre operazioni militari volte a difendere il sistema di alleanze nel quale l’Italia è inserita nonché salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale”.
Come agire quindi? Andando innanzitutto a potenziare le capacità attualmente a disposizione per la difesa da attacchi e la condotta di “computer network operations” attraverso la costituzione di un Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche (CIOC) e di elementi di organizzazione specializzati in tale settore.
“Essi opereranno sempre in stretto coordinamento con le autorità nazionali competenti e le organizzazioni internazionali per sviluppare iniziative/procedure idonee alla gestione di crisi nel dominio cibernetico e la protezione delle strutture critiche”.