È tutto pronto per l’applicazione operativa del Regolamento UE n.910/2014, meglio conosciuto come Regolamento eIDAS – Electronic Identification and Signature.
eIDAS è attivo da due anni come Regolamento EU e il primo luglio rappresenta l’entrata in vigore operativa ed estende il regime transfrontaliero previsto per merci e persone che ai documenti, attraverso procedure comuni di scambio e validazione elettronica.
eIDAS, infatti, stabilisce le condizioni per il riconoscimento reciproco tra gli Stati Membri in ambito di identificazione elettronica e Servizi Fiduciari (traduzione di Trust Service), regole comuni che garantiscono la piena interoperabilità a livello comunitario non solo della firma elettronica, ma anche dell’identificazione web dei cittadini (in Italia SPID) e dei servizi di terza parte (firme elettroniche, sigilli elettronici, validazione temporale, servizio elettronico di recapito e autenticazione dei siti web).
“Il 2016 è un anno decisivo per la formazione di un mercato unico digitale Europeo – spiega Gianni Sandrucci, CEO di itAgile -. La digitalizzazione a marchio UE, che in Italia sarà recepita nel CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale – ci abilita a vantaggi competitivi per le imprese e benefici per i cittadini: eProcurement, eInvoicing, tasse online, eHealth e molto altro. Con il Regolamento eiDAS le regole sono comuni a tutti i 28 Stati membri e non più «verticali» per ogni singolo Paese. Un soggetto qualificato in Italia è, quindi, qualificato anche nei restanti 27 Paesi”.
Il Regolamento abroga direttamente la direttiva 1999/93/CE e per la sua specifica natura giuridica di rango superiore alla normativa primaria e secondaria nazionale, risulta immediatamente applicabile nell’ordinamento interno. Le regole europee non modificano l’intero scenario, ma molte di queste possono considerarsi un’evoluzione delle precedenti, come ad esempio i formati di firma elettronica avanzata (CAdES, PaDES e XAdES). Altri aspetti, invece, sono ancora in fase di regolamentazione, come ad esempio le risorse finanziarie adeguate; l’assicurazione per la gestione della responsabilità civile per danni da parte del prestatore di servizi fiduciari; gli standard per i servizi di recapito certificato (simili alla PEC) e per la conservazione di firme, sigilli e certificati digitali; lo standard per la qualifica del servizio fiduciario di creazione, verifica e convalida di firme elettroniche e molto altro.
Conclude Sandrucci: “L’uniformità della normativa crea un mercato unico sempre più competitivo. Il mercato italiano dei servizi fiduciari è il più importante tra i 28 Stati membri (compresa la PEC e la conservazione digitale) e pur moltiplicandosi la concorrenza, il know how nazionale ha un vantaggio competitivo che può essere speso adeguatamente all’estero”.