DNV GL – Business Assurance con l’istituto di ricerca GFK Eurisko, hanno condotto una ricerca sull’adozione dei big data. Dallo studio è emerso che il 76% delle aziende sta pensando di aumentare o di mantener stabili, nei prossimi due o tre anni, i propri investimenti in big data. La ricerca ha analizzato le risposte di un campione di 1.189 aziende, intervistate in Europa, Americhe e Asia e appartenenti a diversi settori.
Quali sono gli obiettivi che si prefiggono le aziende? Innanzitutto migliorare i flussi informativi (27,6%), integrare nuove tecnologie e metodi (24,8%), contribuire a far evolvere la cultura aziendale (16%) e creare nuovi modelli di business e strategie di mercato (15,4%). Aumento dell’efficienza (22,6%), miglioramento di processi decisionali (16,3%) e offerta al cliente di esperienza (15,6%) sono invece i vantaggi che sono stati segnalati dalle aziende che già oggi adottano dei sistemi di big data.
Secondo Luca Rodolfi, responsabile della divisione di business intelligence di SB Italia, le PMI italiane che saranno in grado di gestire in modo intelligente e analitico il proprio patrimonio informativo si riveleranno quelle con il più grande potenziale di crescita. Come afferma anche la ricerca di Microsoft-Ipsos Mori 2016 «PMI e nuove tecnologie: il valore dei dati», le PMI che dispongono di strumenti di big data analytics sono due volte più positive circa il possibile miglioramento della propria situazione finanziaria nei prossimi 12 mesi. Dichiara Rodolfi: “le grandi imprese avranno certamente un ruolo prioritario nell’adozione di strumenti di business analysis e muoveranno quasi tutto il mercato mondiale, che IDC stima pari a 140 miliardi di dollari. Non è da sottovalutare però il contributo delle aziende più piccole: quelle che saranno in grado di gestire il proprio patrimonio informativo avranno sicuramente maggiore potenziale di crescita”.