Secondo le più recenti indiscrezioni dietro gli attacchi subiti lo scorso 25 maggio dal sito web dello Statistical Centre of Iran ci sarebbe lo zampino di un gruppo di pirati informatici supportati dal governo dell’Arabia Saudita.
Il capo della polizia informatica iraniana, Kamal Hadianfar, avrebbe dichiarato sui media che i suoi collaboratori sono riusciti a rintracciare gli indirizzi IP e l’esatta posizione degli hacker col sostegno dell’Interpol.
Nonostante la gravità degli attacchi il capo della Civil Defence Organization iraniana, il brigadiere generale Gholam Reza Jalali, ha affermato che non sono state sottratte informazioni sensibili, ma l’ondata della guerra informatica in Medio Oriente non sembra essersi ancora esaurita. Il giorno successiva all’attacco infatti una nuova ondata offensiva è stata portata avanti nei confronti di siti web di agenzie di statistica saudite, una circostanza che in molti hanno letto come un atto di rappresaglia da parte di Teheran.
D’altronde i conflitti cibernetici tra le due potenze in lotta per la supremazia del mondo arabo non sono una novità: un’intensa attività informatica nella regione si registra già dal 2012, quando è stato rilevato un attacco sferrato dall’Iran contro la compagnia petrolifera saudita Aramco. I vari attacchi rilevati potrebbero fare parte di una vera e propria campagna di cyber spionaggio, denominata OilRig avente come obiettivo istituzioni finanziarie, compagnie tecnologiche e infrastrutture della difesa saudite. L’escalation negli attacchi registrati nell’ultimo periodo dimostrano un inasprimento nei rapporti tra Arabia Saudita e Iran.