Nel mondo delle vendite e del marketing si sente sempre più spesso parlare di big data: attraverso questo termine si vuole indicare quella massa di dati raccolti a fini commerciali che, a causa delle smisurate dimensioni, può essere utilizzata esclusivamente attraverso strumenti analitici di tipo non convenzionale. Una delle caratteristiche dei big data è la loro composizione, che prevede l’integrazione dei database classici con informazioni estrapolate dalla rete: immagini, e-mail, social network e informazioni dei GPS permettono profilazioni più dettagliate, con l’obiettivo di trovare i potenziali clienti più adatti per il proprio business. Ce ne parla Alessandro di Instilla.
Stando alla definizione resa dall’analista Doug Laney, in tutti i big data sono presenti tre V: volume, velocità, varietà.
1) Il volume dei big data è l’elemento da cui deriva il nome stesso: il volume è ciò che distingue i big data dai dati tradizionali. Questo volume di informazioni, un tempo impensabile per le imprese che si avvalevano di semplici database, impone l’utilizzo di sistemi di archiviazione cloud.
2) La seconda V è la velocità, intesa come capacità di estrapolare un dato facendo ricerche in tempo reale. Un normale database di vecchia concezione conteneva dati registrati ed aggiornati alla data stessa in cui un dato veniva inserito o aggiornato. Con i big data le informazioni si aggiornano quasi in tempo reale, e dunque il risultato di un’indagine sarà sempre più aggiornato rispetto ai metodi tradizionali.
3) La terza V è la varietà, cioè la possibilità di ricevere informazioni appartenenti ad ambiti diversi, il che rappresenta un indiscutibile vantaggio ma comporta anche il problema di riuscire a gestire dati diversi tra loro in un’unica raccolta.
Va da sè che la raccolta di big data sia vista con molto interesse da aziende o venditori che si rivolgono direttamente ai loro clienti, oltre che da tutte quelle agenzie specializzate nel marketing o nelle attività di promozione commerciale. La possibilità che si sta mostrando, per chi utilizzerà big data, è selezionare con cura il target da raggiungere con campagne promozionali o con attività di marketing mirato.
Ad esempio, con l’utilizzo dei big data si può circoscrivere la platea di potenziali clienti utilizzando le informazioni estrapolate da un GPS (chi frequenta l’area di quel centro commerciale?) oppure in base agli interessi che vengono manifestati su un social network (a chi piace un determinato genere musicale?): insomma, chiunque voglia avvalersi di un marketing mirato oggi può avere gli strumenti per non sprecare tempo inutile dietro a campagne generaliste.
La grande innovazione introdotta con la raccolta di big data sta conducendo il settore delle vendite verso prospettive del tutto nuove: in primo luogo si andrà verso una sempre crescente personalizzazione della vendita, per cui anche le grandi aziende saranno in grado di elaborare proposte commerciali specifiche per ogni singolo cliente, basate sui suoi gusti personali.
In secondo luogo sarà sempre più facile analizzare il mercato di riferimento e capire in quale direzione si stanno muovendo i clienti: tutto ciò significa che le imprese che sapranno gestire ed elaborare i big data, potranno leggere in tempo reale i gusti dei propri clienti, evitando di investire su prodotti che abbiano una commercializzazione in fase discendente. Questo fatto farà sì che a dettare il mercato non siano più soltanto i grandi gruppi commerciali: una piccola o media impresa che sappia leggere i big data potrà senza dubbio risultare più competitiva di una grande impresa che ancora si limiti ai tradizionali strumenti di marketing.
Detto ciò, appare chiaro che chiunque intenderà avvalersi dei big data dovrà necessariamente investire in capacità informatiche attraverso strumenti di ricerca e personale specializzato, al fine di monitorare gli interessi dei propri lead ed investire le proprie risorse verso un target meglio definito.