[section_title title=Sicurezza: vulnerabilità applicative, patching e monetizzazione del malware i principali rischi – Parte 1]
Imparare dal passato, comprendere e monitorare i rischi, integrare la sicurezza nel tessuto organizzativo per meglio mitigare le minacce, note e meno note, permettendo alle aziende di innovarsi senza timori e accelerare la crescita del business. Sono queste le conclusioni che porta a trarre l’edizione 2016 dell’HPE Cyber Risk Report, lo studio promosso da Hewlett Packard Enterprise (HPE) in ambito sicurezza, che quest’anno ha messo in evidenza come gli attacchi diventino sempre più sofisticati mentre le aziende faticano a tenere il passo con la dissoluzione dei parametri di rete e la diversificazione delle piattaforme.
Le applicazioni rappresentano il nuovo campo di battaglia
Se le applicazioni Web sono una fonte di rischio significativa per le organizzazioni, quelle mobili presentano rischi maggiori e più specifici.
• Il frequente utilizzo di informazioni personali da parte delle applicazioni mobili genera vulnerabilità nella conservazione e trasmissione di informazioni riservate e sensibili.
• Circa il 75% delle applicazioni mobili analizzate presenta almeno una vulnerabilità critica o ad alto rischio rispetto al 35% delle applicazioni non mobili.
• Le vulnerabilità provocate dall’abuso di API sono assai più comuni nelle applicazioni mobili che non nelle applicazioni Web, mentre la gestione degli errori – previsione, rilevamento e risoluzione degli stessi – è più frequente nelle applicazioni Web.
Eliminare il bug o restare vulnerabili
Lo sfruttamento delle vulnerabilità software continua a essere un vettore di attacco primario, soprattutto in presenza di vulnerabilità mobili.
• Come nel 2014, le prime dieci vulnerabilità sfruttate nel 2015 erano note da oltre un anno; il 68% di esse da tre anni o più.
• Microsoft Windows è stata la piattaforma software più colpita nel 2015: il 42% delle prime 20 vulnerabilità scoperte è stato indirizzato a piattaforme e applicazioni Microsoft.
• Il 29% di tutti gli attacchi condotti con successo nel 2015 ha utilizzato quale vettore di infezione Stuxnet, un codice del 2010 già sottoposto a due patch.
Il malware si è progressivamente evoluto fino a diventare una fonte di guadagno per gli hacker. Per quanto complessivamente il numero dei nuovi malware scoperti sia diminuito del 3,6% da un anno all’altro, i bersagli sono cambiati notevolmente in funzione dell’evoluzione dei trend, e di una sempre maggiore focalizzazione sull’opportunità di trarre guadagno.
• Con l’aumentare dei dispositivi mobili connessi, il malware si diversifica per colpire le piattaforme mobili più diffuse. Il numero di minacce, malware e applicazioni potenzialmente indesiderate per Android è cresciuto del 153% da un anno all’altro: ogni giorno vengono scoperte oltre 10.000 nuove minacce. Apple iOS ha registrato le percentuali di crescita maggiori, con un incremento delle tipologie di malware di oltre il 230%.
• Gli attacchi malware diretti contro gli sportelli bancomat sottraggono informazioni sulle carte di credito sfruttando l’hardware o il software del terminale dello sportello oppure entrambi. In alcuni casi gli attacchi a livello software bypassano l’autenticazione delle carte per erogare direttamente denaro contante.
• I Trojan bancari, come le varianti del Trojan Zbot, continuano a creare problemi nonostante le misure di protezione adottate. Nel 2015 sono stati rilevati più di 100.000 varianti di questo malware.
• Il ransomware è un modello di attacco di crescente successo: diverse famiglie di ransomware hanno causato danni nel 2015 criptando i file di consumatori e utenti aziendali senza distinzione. Alcuni esempi: Cryptolocker, Cryptowall, CoinVault, BitCryptor, TorrentLocker, TeslaCrypt e altri ancora.
Per scoprire come affrontare la situazione e leggere i consigli di HPE prosegui la lettura alla pagina seguente