L’Università di Trento ha scelto VMware per razionalizzare e consolidare la propria infrastruttura server, desktop e storage, salvaguardando gli investimenti effettuati e mantenendo un buon livello di erogazione dei servizi verso studenti e dipendenti.
L’Ateneo, che vanta oltre 16.000 studenti più 600 tra docenti, ricercatori e personale tecnico e amministrativo, in anni recenti ha creato un unico datacenter centralizzato per superare la frammentazione esistente tra i diversi dipartimenti.
Questa centralizzazione organizzativa ha comportato la razionalizzazione delle infrastrutture IT, con un’azione di consolidamento e di virtualizzazione dei server e il deployment di oltre 500 macchine virtuali su un’infrastruttura composta da tre cluster VMware per un totale di diciassette nodi fisici.
Il passo successivo è stato la virtualizzazione nelle aule didattiche. Un progetto che si è svolto nel 2013 con il supporto di Kiratech ha visto l’erogazione del desktop degli utenti per agevolare le attività di aggiornamento e gestione delle postazioni di lavoro nelle aule.
La gestione dei desktop nelle aule didattiche introduce la necessità di costruire un’infrastruttura di storage dedicata per i dati e le applicazioni da erogare alle postazioni d’aula. Michele Bortolotti è responsabile dell’Ufficio gestione sistemi presso l’Università di Trento. Conosce l’Università dal 2000, quando è entrato per gestire il progetto di introduzione di SAP nel sistema informativo dell’ateneo. “Abbiamo implementato le postazioni d’aula con VMware Horizon View nel 2014 e cercavano una soluzione di storage per sostituire la SAN tradizionale allora in produzione. Abbiamo analizzato differenti soluzioni quali flash array storage e un’infrastruttura hyper-convergente. Dopo un progetto pilota abbiamo scelto VMware Virtual SAN per le sue prestazioni, il basso costo di gestione, l’integrazione con Hypervisor e la scalabilità per supportare una crescita graduale”.
In particolare i tecnici dell’Università e i consulenti di Kiratech avevano sperimentato alcune problematiche di I/O che si sono poi risolte con l’adozione della soluzione VMware Virtual SAN per le aule virtualizzate. “VMware Virtual SAN si è imposta anche per il rapporto qualità/prezzo rispetto ad analoghe soluzioni di tipo hardware, in quanto ci permetteva di crescere progressivamente con un investimento iniziale relativamente basso per circa 160 postazioni iniziali, mentre una configurazione basata su una SAN hardware avrebbe richiesto l’installazione di almento 1000 postazioni di lavoro per essere concorrenziale rispetto alla soluzione virtualizzata”.
Dopo la virtualizzazione delle aule didattiche il progetto interessa il personale amministrativo, per un totale di circa 500 postazioni, erogate da cinque host fisici. Il progetto si completa nei primi mesi del 2016, con cinque server di produzione per le aule didattiche e le postazioni amministrative. Seguirà la migrazioni di alcune postazioni VMware View alla tecnologia VMware Horizon su Virtual SAN.
I benefici della soluzione di virtualizzazione vanno considerati anzitutto in termini di razionalizzazione dell’infrastruttura e quindi dei suoi costi di gestione, soprattutto per quanto riguarda la virtualizzazione dei server. L’intervento sui desktop ha determinato benefici importanti per il personale It, che può governare le aule didattiche in maniera notevolmente più automatizzata che in precedenza, considerando i necessari cambi di configurazione a seconda del tipo di corso erogato. Se si considera l’infrastruttura di storage, invece, la soluzione di virtualizzazione si è rivelata alternativa alla scelta hardware per la scalabilità e la gradualità dell’investimento, pur mantenendo prestazioni all’altezza dei requisiti.
“Senza le soluzioni VMware di virtualizzazione di server, desktop e storage che abbiamo adottato, non avremmo potuto implementare un’infrastruttura come quella che gestiamo oggi”, commenta Bortolotti. Riduzione dei costi di gestione rispetto a soluzioni tradizionali, quindi, per un’infrastruttura che viene gestita da due persone, che hanno avuto modo di acquisire le necessarie competenze nel corso dei diversi progetti in autonomia, in modalità “training on the job”.