[section_title title=Digital Training Transformation – Parte 1]
Oggi, più che mai, la competitività delle aziende si basa sulla capacità di sviluppare internamente nuove competenze e professionalità che siano in grado di cogliere le nuove opportunità e affrontare le sfide generate dalla rivoluzione digitale. In questo contesto, i progetti di formazione ricoprono sempre più un ruolo strategico di allineamento con gli obiettivi aziendali e di supporto alle Line of Business, e il cambiamento impone alle Direzioni HR di accelerare i processi di ripensamento dei modelli di formazione per sviluppare iniziative sempre più coinvolgenti sfruttando nuovi trend digitali come il Social, Mobile, Cloud e Big Data.
Il contesto della formazione in Italia nell’epoca della rivoluzione digitale è stato oggetto di analisi di un recente studio commissionato da Cornerstone OnDemand, specialista nelle soluzioni di talent management in ambiente cloud, e realizzato dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano.
Guardando all’Italia, emerge che se solitamente la formazione è stata gestita con metodologie tradizionali quali l’aula, sempre di più esistono fattori che richiedono di affrontare il processo con logiche completamente diverse in risposta a esigenze di riduzione dei costi e di maggiore coinvolgimento delle persone.
La forza lavoro attuale richiede che approcci innovativi siano affiancati a quelli tradizionali per rispondere in maniera puntuale alle esigenze dei dipendenti. Da questo punto di vista, il contesto italiano mostra come vi sia ancora scarsa attenzione nella formazione aziendale: solo il 51% delle aziende con oltre 1000 dipendenti ha erogato nel 2015 un ciclo di formazione rivolto al personale, un dato che scende al 15% nel caso di aziende con un numero di dipendenti inferiore alle 300 unità.
Per quanto riguarda le metodologie utilizzate, l’aula è ancora quella maggiormente diffusa con il 58% delle aziende che la prediligono. Segue il training on the job (18%), inteso come esperienza di apprendimento sul campo; il coaching, utilizzato dal 9% delle aziende, e l’e-learning, modalità adottata solo dal 7%.
Nel contesto attuale, mutano anche le esigenze delle persone: popolazioni aziendali che cambiano, giovani che hanno richieste e ambizioni diverse rispetto ai colleghi predecessori. Nella scelta del lavoro, ad esempio, i giovani non sono esclusivamente attratti dall’elemento economico, ma chiedono alle organizzazioni la possibilità di una crescita professionale e l’acquisizione di conoscenze tecniche e capacità soft che consentano loro di colmare i gap.
Altro tema importante è legato all’employee engagement: motivazione e soddisfazione dei dipendenti sono elementi fondamentali. In questo panorama, la formazione continua a rappresentare un importante elemento di motivazione e soddisfazione per i dipendenti. Il 96% dei lavoratori italiani crede nella formazione permanente, indipendentemente dall’età, e il 91% sostiene la necessità di aggiornare capacità e competenze ogni cinque anni per migliorare l’occupabilità, molto più della media globale, pari all’82% (fonte: indagine Randstad Workmonitor, 2015).
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